TITOLO ORIGINALE: The Marvels
USCITA ITALIA: 8 novembre 2023
USCITA USA: 10 novembre 2023
REGIA: Nia DaCosta
SCENEGGIATURA: Nia DaCosta, Megan McDonnell, Elissa Karasik
CON: Brie Larson, Teyonah Parris, Iman Vellani, Zawe Ashton, Samuel L. Jackson, Park Seo-joon
GENERE: azione, avventura, fantastico, fantascienza
DURATA: 105 min
33° capitolo (il più corto) della lunga e sconfinata odissea del Marvel Cinematic Universe, The Marvels di Nia DaCosta è insieme seguito di quattro diversi prodotti - cinematografici e televisivi -, atto di fondazione(?) di un nuovo supergruppo, ed insospettabile punto di svolta per la macro-trama orizzontale del multiverso. Un prodotto che, vista la sua gestazione problematica, è quasi un miracolo esca in simili condizioni. Tutti gli occhi sono però su Iman Vellani, l'unica ormai a portare una nota di freschezza e di speranza, il giusto spirito in e per un contesto narrativo ultradecennale.
È uno, o forse sono due i motivi per cui The Marvels è il film più corto della lunga e sconfinata odissea del Marvel Cinematic Universe.
In primis, perché il cinecomics di Nia DaCosta (già regista dell’apprezzato sequel/reimmaginazione di Candyman) è fondamentalmente una corsa sfrenata ai quattro angoli della galassia marvelliana, un’avventura tanto strampalata e variopinta, quanto vivace, ritmata, scattante a spasso tra pianeti e situazioni improbabili, con tanto cuore, divertimento, un imprevisto senso di meraviglia, qualche idea promettente (che riassumeremo in gatti e musical Disney) ed abbastanza gioia e convinzione nel raccontare dei personaggi, dei caratteri e nel lasciare che essi possano irrompere in scena ed esserne assoluti padroni. Una storia che sembra fuoriuscire direttamente dalle tavole di un fumetto, che ha proprio il gusto, e anche pregi e difetti, di un issue supereroistico.
D'altra parte però questo 33° film targato Marvel Studios ha sì tanto cuore e senz’altro respiro per correre all’impazzata e trascinare gli spettatori più smaliziati con sé, ma è privo di corpo, di una struttura, di un peso specifico, di uno sviluppo capace di sintetizzare con senno e passione le molteplici mansioni narrative del progetto, che è, allo stesso tempo, seguito di quattro differenti prodotti, cinematografici e televisivi, creazione di un nuovo supergruppo, ed insospettabile punto di svolta per la macro-trama orizzontale del multiverso. Uno sviluppo, dunque, in grado di mirare a qualcosa di più di un continuo pretesto, di un raffazzonato contenitore (seppur molto buono nei momenti più action), di una giustificazione valida per quelle poche buone intuizioni di cui sopra.
Insomma, ha e aveva bisogno di una visione precipua, The Marvels. Una che esulasse e non ripiegasse semplicemente nelle due, immancabili e sempre attes(issim)e sequenze finali che, come già è successo, rischiano di rendere i 90, 95 minuti precedenti nientemeno che un ostacolo da superare, qualora non si preferisse cercare risposta direttamente online, e di obliare del tutto quello che di buono DaCosta & co. sono riusciti a realizzare, malgrado tutto.
Sia chiaro infatti che stiamo parlando del tentativo marvelliano dalla gestazione più difficile e problematica (aspettando l’incerto Blade con Mahershala Ali). Non si contano le ri- e sovra-scritture, i cambi repentini in corso d’opera, le scene rigirate da zero, per non parlare dei tagli al montaggio, degli effetti visivi non all’altezza e delle differenze di vedute tra regista e produzione. In tal senso, sarebbe poco corretto non riconoscere come e quanto gli strascichi di una lavorazione non certo serena si avvertano nella filigrana di un prodotto che è già un miracolo esca in simili condizioni. Queste cicatrici si palesano, nello specifico, in uno sviluppo non proprio fluido e convincente, in raccordi di segmento raffazzonati e disarmonici, nei troppi e confusi (tanto che gli stessi personaggi sembrano capirci poco) spiegoni che puntualmente vengono vomitati in faccia allo spettatore, a mo' di riepilogo (in)utile per i più distratti.
Ciò nondimeno, qualche piccolo raggio di luce e di speranza per il futuro dell’universo - che, come ripetuto più e più volte, dopo Avengers: Endgame ha fallito nel ritrovare l’equilibrio, il fascino che ne hanno contraddistinto l’ascesa, oltre che una visione compatta, una meta ben precisa verso cui lanciare la propria navicella - c’è in The Marvels, sa esercitare la propria presenza quando necessario, muoversi con agilità e freschezza in un contesto ormai ultradecennale, e soprattutto ammaliare chi guarda, ritrovando un’energia cara a questo mondo, ma (eccezion fatta per gli "alieni" Guardiani della Galassia) che era da tempo andata perduta.
Questa luce non è tanto quella emanata dell’originale e naturale protagonista del film, ossia Carol Danvers, quanto piuttosto quella solidificata dall’ultima arrivata, Kamala Khan, alias Ms. Marvel, che qui chiude il cerchio aperto nel suo esordio televisivo e diventa a pieno titolo uno dei personaggi di punta dei prossimi anni di storie (da grande schermo) della Casa delle Idee. Il merito, più che alla sceneggiatura scritta dalla stessa DaCosta, coadiuvata da Megan McDonnell (WandaVision) ed Elissa Karasik (Loki) o alla regia in sé e per sé, è da attribuire proprio alla sua interprete, la ventunenne Iman Vellani. Al di là di una passione spropositata e nerdy per il mondo in cui (un po’ come il suo personaggio) è capitata, ella dimostra di avere tutto ciò che serve; il giusto set espressivo, il giusto spirito per rispondere alle esigenze di quest’ultimo e di prodotti del genere, ed è qui impegnata in una sorta di versione fresca e potenziata dello Spider-Man di Tom Holland prima maniera. Insieme corpo comico, corpo action e anche corpo dalle possibilità grafiche e dal segno gustosamente fumettistico (e, a tal proposito, punto d’arrivo ideale del processo di recupero di un’estetica più vicina ai testi d’origine, evidente già in Thor: Love and Thunder o Ant-Man and the Wasp: Quantumania), è Vellani e, di riflesso, la sua adorabile famiglia a dominare e a lasciare un segno nello spettatore, una volta giunti ai titoli di coda di The Marvels.
Più e meglio di Brie Larson, impacciata in uno spazio narrativo che mischia con disinvoltura gravitas e farsa, dramma e commedia, a cui risponde in maniera forzosa, artefatta, dissonante. Senz’altro più di Teyonah Parris, la cui Monica Rambeau (ancora senza alias) sembra celare in profondità la scintilla per diventare un personaggio amato, senza però aver modo di farla emergere. A sorpresa, anche più di Samuel L. Jackson, che torna finalmente sul grande schermo (dopo l’innocua parentesi Secret Invasion) nei panni di un Nick Fury decisamente più divertito, eppure ridotto ormai a mero comic relief, abbastanza, se non del tutto irrilevante negli equilibri del grande universo di cui, in passato, è stato uno dei demiurghi.
Ed è proprio demiurgico il peccato originale di The Marvels. Quello che ne ha annientato l’ambizione, ne ha smorzato la carica propulsiva. Quello di chi non ha scorto la vera storia (di figlie di un’icona, di un’idea, o semplicemente di una seconda madre, e solo poi di amiche e partner) che si nascondeva in bella vista, e ha puntato invece su qualcosa di più banale, di complicato, più che di complesso. Di chi ciononostante ha fatto del film di Nia DaCosta l’importantissimo, ma disatteso tassello di un universo (nonché di un tuttora irripetuto fenomeno pop-culturale) che, in attesa di assistere al seguito delle promesse qui poste in essere, continua a brancolare nel buio, irrimediabilmente spinto verso lo spasmodico e logorante recupero della luce, della forza o, se preferite, del fattore X che lo ha già fatto volare (più) in alto, (più) lontano e (più) veloce.
Ti è piaciuta la nostra recensione? Se sì, lascia un like e condividi l’articolo con chi vuoi.
In più, per non perdere nessun’altra pubblicazione, assicurati di seguirci sulle nostre pagine social e di iscriverti alla nostra newsletter.