TITOLO ORIGINALE: The Garfield Movie
USCITA ITALIA: 1° maggio 2024
USCITA USA: 24 maggio 2024
REGIA: Mark Dindal
SCENEGGIATURA: Paul A. Kaplan, Mark Torgove, David Reynolds
CON LE VOCI DI: Chris Pratt, Harvey Guillén, Samuel L. Jackson, Snoop Dogg, Hannah Waddingham, Nicholas Hoult, Ving Rhames
GENERE: animazione, commedia, fantastico
DURATA: 101 min
È proprio Una missione gustosa quella in cui si imbarca il simpatico gattone arancio in questa sua sesta incarnazione cinematografica, la quarta con sembianze cartoon. E non solo per come il team di animatori rappresenta tutte le fumanti pietanze che adocchia Garfield, ma anche e soprattutto per la gioia e la delizia con cui la produzione fa sua la lezione di intrattenimento agile e sincero di Illumination. Un coming-of-age da manuale, davvero per tutti, che testimonia la (squisita) crisi dell'animazione contemporanea.
Dice bene il sottotitolo italiano della nuova versione di Garfield, il gatto arancione più simpatico e famoso di tutti, protagonista delle strisce a fumetti anni ‘70 create da Jim Davis. È davvero Una missione gustosa quella che si inventa il pool di sceneggiatori formato da Paul A. Kaplan, Mark Torgove e David Reynolds, poi animata sotto la supervisione di Mark Dindal - sesta incarnazione cinematografica del personaggio, quarta dalle sembianze cartoon, con l'immancabile Chris Pratt che prende il posto di Bill Murray. E non solo per come il team tecnico e artistico rappresenta, alla maniera di Miyazaki, tutte le fumanti pietanze che il pigro felino osserva, sogna, brama e poi - puntualmente - sbrana, quanto soprattutto per la gioia e la delizia con cui la produzione intera assimila, fa suo il modello animato, la lezione di intrattenimento dell’avversaria Illumination, rendendola segno appropriato e indovinato per la natura del personaggio.
Raccontare, come nel caso della controparte cartacea, la schizofrenia e la vuota disperazione del mondo moderno sarebbe chiedere troppo per un prodotto sempre e comunque indirizzato ad una fascia di pubblico giovane, per non dire infantile. Ciò non significa però che Garfield - Una missione gustosa non conservi comunque uno spirito bizzarro, stravagante, addirittura folle e demenziale. Anzi, lo spunto narrativo altro non è che un pretesto bell’e buono per lanciare la pellicola sui binari dell’avventura più sciolta e spregiudicata, accumulare gag su gag, e, di conseguenza, giustificare una sfilza di sequenze coloratissime, dal tratto insieme essenziale e incontenibile, ipersaturo di elementi e dettagli, nel cui solo sfondo si consuma davvero l’eccentricità che da sempre campeggia nelle tavole del quattro zampe arancione e che gli stessi Dindal e Reynolds hanno già dimostrato ne I nuovi vestiti dell’imperatore. Immagini e sequenze, questi, che permettono al film di poter lavorare su un doppio livello e su un doppio registro, rivolgendosi tanto ai piccoli, quanto agli spettatori più cresciuti.
I primi possono infatti spassarsela con una trama da heist movie abbastanza formulaico, una di quelle che si scrivono da sole, con personaggi a metà tra i candidi e disneyani di Zootropolis, quelli più spigolosi del dreamworksiano Troppo cattivi e quelli gommosi della Aardman, e una spiccata componente slapstick, figlia ennesima se non proprio di Come vinsi la guerra di Buster Keaton, senz’altro di Tom & Jerry, dei Looney Tunes e, a sua volta, della succitata Illumination. Ciò nondimeno, andare così addietro nel tempo e coi riferimenti non è così fuori luogo: il pubblico adulto, dal canto suo, può invece godere di una comicità leggermente più sofisticata, oltre che dell’indole metatestuale (con tanto di Garfield che rompe la quarta parete), cinefila e ipercitazionista del progetto e del racconto.
Il copione di Kaplan, Torgove e Reynolds riesce appunto a spaziare dagli albori del cinema e - va da sé - dell’azione, fino all’action contemporaneo di e con Tom Cruise (tra Top Gun e Mission: Impossible, entrambi chiamati esplicitamente in causa, e c’è pure Ving Rhames in voce), senza farsi mancare un colpo di coda a Catflix, tormentone-parodia del torpido, abulico e frivolo intrattenimento casalingo.
Per un attimo, verrebbe quasi da pensare a intenti di critica nei confronti della deriva delle piattaforme streaming e, quindi, di (ri)affermazione, da parte della macchina hollywoodiana, della sala cinematografica quale luogo d’elezione in cui vivere le emozioni come un “gatto di strada”, ossia in maniera pura e diretta, e non come un bolso “gatto domestico”. Per sua fortuna però, Garfield - Una missione gustosa non cade nella trappola dell’ipocrisia e rimane fedele alla semplicità dei suoi principi e alla sincerità di una favola avventurosa che si intreccia con un discorso sui legami affettivi e sulla paternità, naturale e acquisita (sulla scia della saga di Kung Fu Panda), ma che parla anche di solitudine e depressione, di crescita e seconde occasioni.
Insomma, un coming-of-age da manuale, come già era Chicken Little degli stessi autori, che non lesina sui fattori più facili, comodi e confortevoli del soggetto, col rischio di risultare affettato e dolciastro, dimostrando tuttavia grande capacità di sintesi emotiva per immagini (in due momenti quasi da cinema muto). Uno che, come forse avrete intuito, pecca semmai di una creatività altalenante e di una comicità ridondante e non sempre efficace. E, in questo suo essere palesemente derivativo, figlio di altri prodotti (e, in tal senso, del proprio tempo), Garfield - Una missione gustosa testimonia la crisi dell’animazione contemporanea, che, salvo eccezioni ragnesche, è una continua, instancabile, apparentemente inevitabile operazione di remixing, di usato sicuro.
Un po’ come mangiare ripetutamente il medesimo piatto di lasagne, sebbene cucinato con mestiere o con amore, preparato seguendo una ricetta votata all’espressione delle stesse sensazioni, quelle intramontabili, sempreverdi, al piacere di tutti, ma ormai priva di nuove possibili combinazioni di gusto. Come si suol dire, una bella gatta da pelare.
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