TITOLO ORIGINALE: Anyone But You
USCITA ITALIA: 25 gennaio 2024
USCITA USA: 22 dicembre 2023
REGIA: Will Gluck
SCENEGGIATURA: Ilana Wolpert, Will Gluck
CON: Sydney Sweeney, Glen Powell, Alexandra Shipp, Gata
GENERE: commedia, sentimentale
DURATA: 103 min
Entrambi corpi divistici molto interessanti, Glen Powell e Sydney Sweeney portano fascino e seduzione sul grande schermo in Tutti tranne te, nuova rom-com per la regia di Will Gluck, narrativamente abbastanza nella norma, tecnicamente non sempre brillante, eppure riabilitata in toto proprio dalla presenza, dal fisic du role, dal carisma di questa nuova, grande coppia cinematografica.
E se, per puro caso, fosse nata una nuova coppia da grande schermo? Star, infatti, il biondissimo ed aitante Glen Powell e la sensuale ed appariscente Sydney Sweeney lo sono già da tempo. Ed entrambi sono corpi divistici estremamente interessanti. Lui: l’incrocio, il figlio ideale di Brad Pitt e Tom Cruise, è impegnato a Hollywood da almeno vent’anni e (solo!) ora sta conoscendo il suo periodo d’oro, volando Sulle ali dell’onore e ricalcando le orme del padre putativo in Top Gun: Maverick, oppure dimostrando la propria versatilità ed assecondando la follia lucida, la genialità di un cineasta mai celebrato a dovere come Richard Linklater nel brillante Hit Man. Lei: la tipica ragazza della porta accanto che, attraverso il potere iconico del mezzo cinematografico ed audiovisivo e alla firma decisa di un autore (televisivo, showrunner di Euphoria) quale Sam Levinson, da un lato mantiene intatto il legame con il pin-upping delle classiche, esuberanti, icastiche dive americane, imponendosi così quale sex symbol della Gen-Z, dall’altro è riuscita a ribaltare quella tradizione; inafferrabile, irraggiungibile, idealizzata, eppure molto fisica, sensuale appunto.
Eppure, combinando la loro fisicità preponderante, il loro carisma, la loro dedizione a dare tutto sé stessi, a mettersi in discussione, o (letteralmente) a nudo, per ogni loro ruolo che interpretano, essi sono in grado di sprigionare una chimica, una magia che ci portano, come sopra, a chiederci se non possano essere Glen Powell e Sydney Sweeney l’elisir per rianimare il filone della commedia romantica al cinema, ma anche gli eredi naturali di duetti indimenticabili del grande schermo come il già citato Brad Pitt e Angelina Jolie, oppure ancora l’anch’esso menzionato Tom Cruise e Cameron Diaz. Prevedibilmente allora, ruota tutto attorno a loro, a questa loro sintonia e allo charme che suscitano in chi guarda, il senso vitale, fondato di Tutti tranne te - di cui Sweeney è anche produttrice. Sono loro due l’ingrediente indispensabile anche per supplire alle mancanze in regia e sceneggiatura di Will Gluck, il quale dal canto suo si riaffaccia qui, dopo la parentesi coi due Peter Rabbit, alle atmosfere, ai toni e ai temi tanto del teen Easy Girl, quanto in particolare di Amici di letto - quello, viceversa, con una coppia molto meno efficace come Justin Timberlake e Mila Kunis.
Difatti, al di là delle imprecisioni di messa in scena, dagli errori grammaticali nel montaggio, il più grande difetto e, va da sé, il più grave dei peccati di Tutti tranne te è che non riesce a dar forma ad una storia e ad un intreccio al pari di due protagonisti così affiatati, incisivi, dalle potenzialità esplosive. Quella che gli serve si rivela anzi tremendamente programmatica, poco brillante e fin troppo ingessata, e si rifugia nella scorrettezza, nella graficità, nel camp, nell’essere scollacciato, per recuperare una personalità che non sa dimostrare con la sola scrittura di dialoghi, gag, personaggi. Cosa che emerge in maniera evidente e problematica nella generale insipidità dei caratteri comprimari, di familiari, amici, ex, conoscenti che tenteranno a tutti i costi chi di far innamorare, chi invece di separare i nostri due protagonisti, che - senza correre il rischio di spoilerare - si odiano tanto quanto (segretamente) si amano. Gli sviluppi, tra equivoci, segreti e mezze verità, come pure il finale potete immaginarli da voi. Solo dovreste aggiungere un po’ più di corpi imperlati e nudi integrali, soprattutto maschili, il che la dice lunga di cosa sia e possa essere il genere oggi. Vale a dire, come già decostruito da Channing Tatum e Sandra Bullock in The Lost City, un banco di prova, un workshop, ma anche una dimensione di analisi e riflessione sulle nuove dinamiche e modalità che regolano i rapporti di genere.
A tal proposito, pensare ad un film come Tutti tranne te diretto da quei Aaron e Adam Nee di quel cripto-remake di All'inseguimento della pietra verde, dal Gene Stupnitsky dell’ancora più dirty e lapidario Fidanzata in affitto, o ancora dal Nicholas Stoller di Bros. è come sognare ad occhi aperti, ma è, in fin dei conti, un qualcosa di ingiusto. Perché lo si poteva intuire fin dall’inizio che Glen Powell e Sydney Sweeney sarebbero stati gli unici, veri (f)autori di questa generosa (mezza) rinascita delle rom-com. E forse pure che noi spettatori saremmo stati solo marionette in mano alle loro innate doti di seduzione.
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