TITOLO ORIGINALE: The Super Mario Bros. Movie
USCITA ITALIA: 5 aprile 2023
USCITA JP: 28 aprile 2023
REGIA: Aaron Horvath, Michael Jelenic
SCENEGGIATURA: Matthew Fogel
GENERE: animazione, avventura, commedia, fantastico, sentimentale, fantascienza
DURATA: 92 min
Dopo l'agrodolce flop del 1993, Illuminations, la mamma dei Minions, e nientemeno che la stessa Nintendo uniscono le forze per dar vita a Super Mario Bros. - Il film, un ottovolante divertentissimo, eccessivo, ipertrofico ed ipercinetico, strabordante, che non lascia mai la presa, arrampicandosi, correndo a perdifiato, eludendo ogni minaccia sul suo cammino e filando liscio fino alla bandierina finale, senza inciampare in grandi bucce di banana. Un classico film made in Illumination, dunque rivolto principalmente ad un pubblico familiare ed infantile, che deve e risulta però risultare appetibile anche per i fan della prima ora del noto idraulico italoamericano e per gli spettatori più adulti. Ecco, c’è un po’ di tutto e un po’ per tutti in quella che è e sarà, con tutta probabilità, la genesi di un nuovo universo cinematografico davvero dalle infinite possibilità, declinazioni, connessioni, potenziamenti. Livello superato!
Soffiare sulla cartuccia. Inserire. Accendere la console. Let’s-A Go! Super Mario Bros. - Il film, un’operazione che, sulla carta e già sulla base delle primissime immagini, pareva nata sotto la migliore delle stelle. Il sogno bagnato di milioni di giocatori e nerd di tutto il mondo. La promessa di fare meglio, di far qualcosa di più dignitoso e rispettoso della materia originale, dopo il flop di critica e pubblico e l’agrodolce tradimento compiuto dall’instant scult del 1993, con un seppur perfetto Bob Hoskins ed uno sbarbato e dolce John Leguizamo protagonisti.
D'altra parte, qual è la prima lezione, la massima fondamentale di un qualsiasi videogioco? Solo tentando, sbagliando, ritentando e sbagliando ancora e ancora e ancora, si riuscirà ad affinare le proprie abilità, a superare il livello, a raggiungere l’obiettivo, a vincere la partita.
È allora sulle rovine, sull’errore e sugli insegnamenti del pasticcio sconclusionato e confuso di Rocky Morton e Annabel Jankel che si erige la visione e la produzione multimilionaria che vede Illumination Entertainment - casa madre di alcune delle creature e dei brand d’animazione più forti del panorama nordamericano e mondiale quali i Minions, Pets e Sing - e nientemeno che la stessa Nintendo - la major videoludica nipponica che ha dato i natali e creato da un cumulo di pixel l’idraulico italoamericano più famoso del mondo - unire le forze in quello che è praticamente un caso di franchising più unico che raro, nonché molto interessante.
Non tanto per il coinvolgimento diretto e largo, nella lavorazione e nello sviluppo del progetto, della casa autrice delle incarnazioni originarie e proprietaria dei diritti di sfruttamento e dell’immagine del personaggio (in quello è arrivata prima già solo la recente The Last of Us), quanto piuttosto per il modo naturale, quasi spontaneo con cui queste due realtà produttive, che hanno a che fare con medium simili, eppure diversissimi (il cinema e il videogioco), riescono a combinarsi, a lavorare di concerto, a produrre qualcosa insieme, senza però per questo dover rinunciare alle proprie singole identità, specificità ed interessi primari.
Super Mario Bros. - Il film mantiene intatte, infatti, sia l’esigenza e il requisito di fedeltà e rispetto della sua proprietà intellettuale voluta dall'azienda giapponese (che ragionevolmente non “svende” più tanto facilmente dopo il già citato disastro degli anni ‘90), sia la devozione spassionata, senza freni ed irrevocabile della casa americana per l’avventura, il suo spirito, la sua efficacia segnica e, in particolare, il suo dinamismo e il suo ritmo.
Quello che si propone agli occhi degli spettatori - grandi e più che altro piccini - è allora niente più e nientemeno che un classico film made in Illumination, ovvero un prodotto consapevole del suo principale target di riferimento (le famiglie e i bambini), e per questo sincero ed onesto, che si diletta nel fare magari poco, o comunque meno di quello che comunemente si ricercherebbe in un film buono o memorabile, ma che riesce ciononostante ad essere accattivante, coinvolgente, stimolante e, appunto, memorabile proprio per come riesce a dilettarsi nella realizzazione del semplice e del confortevole, a suonare uno spartito già sentito mille volte, eppure sempre fresco, a parlare una lingua onnicomprensiva, a divertire e a soddisfare tutti unanimemente.
Insomma, un usato sicuro che riesce a rendere il proverbiale vivace, vitale, affascinante, con la sola eccezione, questa volta, data dal doversi confrontare ed approcciare ad un mondo creato, allestito ed approfondito da altri.
In questo, Super Mario Bros. - Il film può essere quindi inteso come un punto di svolta, una micro-rivoluzione interna alla corsa produttiva della major hollywoodiana, dal momento che, quella stessa formula family-friendly, di fatto infallibile, essa la deve trasporre e riarrangiare per un pubblico più adulto. Vale a dire per tutti coloro che, nel 1985, erano di fronte ad un televisore a giocare il primo capitolo della serie su NES, e che, col passare del tempo, sono cresciuti insieme al franchise di Mario, il quale non ha fatto altro che ampliarsi ed aprirsi a nuovi orizzonti, nuove galassie, oltre che a nuove modalità di gioco.
A tal proposito, Illumination - nelle persone dello stesso Meledandri, dei registi Aaron Horvath e Michael Jelenic, e dello sceneggiatore (di The Lego Movie 2 e di Minions 2) Matthew Fogel - e Nintendo, invece, nella persona del papà di Mario, Shigeru Miyamoto, scelgono la strada più furba, commercialmente appetibile, e cerchiobottista, piuttosto che quella intelligente, elaborata, approfondita, impegnata, ambiziosa e, soprattutto, completa, ottenibile con un soggetto del genere. Per essere ancor più concreti, il netto opposto della direzione intrapresa da(l superiore) The Lego Movie.
Le due major preferiscono rispondere insomma alla chiamata dell’avventura e al soddisfacente ripiego di un’azione funzionale (nonostante gli eccessivi slow-mo), accontentandosi della prima, più esile e banale tessitura narrativa confacente all’universo di Super Mario, e di un prologo che ricorda per certi versi la pellicola con Hoskins e Leguizamo: due idraulici spiantati di Brooklyn nel tentativo di diventare noti e richiesti, vengono catapultati in un altro mondo, in un’altra dimensione, la cui porta si trova nei tunnel sotterranei di New York; per farne utile pretesto e pratica miccia. Per cosa? Un Frozen (citato tra l’altro in uno degli outfit della principessa Peach) al maschile. Un’odissea sperticata e spericolata. Un Kammerspiel accordato ai tempi (culturali e ritmici) di TikTok. Un’avventura che riprende, nella scansione narrativa, la struttura del videogioco, con tutorial, livelli vari, scontri con boss e miniboss, sequenze di corsa…
In altre parole, per un ottovolante, sì, ad altezza bimbo, ma soddisfacente anche per i più grandicelli, divertentissimo, eccessivo, ipertrofico ed ipercinetico, strabordante, che non lascia mai la presa, né ammette momenti di distensione od introspezione dei personaggi, arrampicandosi, correndo a perdifiato, eludendo ogni minaccia sul suo cammino e filando liscio fino alla bandierina finale, senza inciampare in grandi bucce di banana. Suggellato un attimo prima di diventare estenuante, la pellicola di Horvath e Jelenic dimostra inoltre un approccio alla composizione grafico-visiva che deborda quasi nello psichedelico, tra mondi e scenari fiabeschi, creature adorabili e simpatiche, siano esse positive o negative, interazioni essenziali, siano esse tra personaggi o tra personaggi ed ambientazione, e votate soprattutto ad esiti comici, ironici, parodistici, ed un’esagerazione iperbolica e gommoso del segno visivo, della caratterizzazione visiva e delle espressioni dei personaggi.
Ciò nondimeno, laddove questo non dovesse convincere gli spettatori più adulti, mal disposti e non del tutto inclini ad assecondare l’incantesimo innocente e puro di cuore della pellicola, ergo i genitori costretti in sala dai figli; o ancora i giocatori e i fan della prima ora del simpatico idraulico, non temete: Super Mario Bros. - Il film viene incontro anche alle loro esigenze.
Per quanto riguarda i profondi o anche solo epidermici amanti e conoscitori di Mario, attraverso un mondo avvolgente e vivissimo, intasato di citazioni, riferimenti nascosti, in secondo piano o ai margini dell’inquadratura, una colonna sonora, composta da riarrangiamenti degli storici temi della serie, che ambisce al ruolo di co-protagonista; in sintesi, con la miracolosa impresa di riuscire a compattare, comprendere, inserire e sintetizzare all’interno di un’avventura di 90 minuti precisi tutto ciò che è ed è stato Super Mario Bros., tutti gli asset, l’iconologia e l’iconografia, le maschere caratteristiche, l’estetica e le variabili del mondo quasi quarantennale di Nintendo.
Per il pubblico medio, oltre e fuori target, viceversa, attendono una serie di citazioni, soprattutto musicali, agli irriducibili ed immarcescibili (nel bene e più che altro nel male) anni Ottanta, un doppiaggio italiano eccezionale (lo stesso discorso non vale per l’adattamento), una linea comica molto cinica, e la scrittura di un personaggio, la coraggiosa principessa Peach, che porta sul piatto - seppur anch’essa con molta (forse troppa) levità e superficialità, oltre che asincronicamente col focus narrativo di tutta la contesa e la tensione narrativa - un discorso femminile, femminista e devirilizzante ormai imprescindibile per le grandi e correnti produzioni blockbuster.
Ecco, c’è un po’ di tutto e un po’ per tutti in questa prima (di molte, con tutta probabilità) collaborazione tra industria hollywoodiana e videogioco nipponico. Così come c’è tutto l’occorrente, a dispetto delle evidenti lacune che è giusto rimarcare e del poco coraggio in alcune scelte, per fare di Super Mario Bros. - Il film il punto di partenza di una nuova corsa, l’opera prima di una nuova diramazione del cinema commerciale nordamericano, la genesi di un nuovo universo cinematografico davvero dalle infinite possibilità, declinazioni, connessioni, potenziamenti. Livello superato!
Sei d’accordo con la nostra recensione? Se sì, lascia un like e condividi l’articolo con chi vuoi.
In più, per non perdere nessun’altra pubblicazione, assicurati di seguirci sulle nostre pagine social e di iscriverti alla nostra newsletter.