TITOLO ORIGINALE: Minions: The Rise of Gru
USCITA ITALIA: 18 agosto 2022
USCITA USA: 1 luglio 2022
REGIA: Kyle Balda, Brad Ableson, Jonathan del Val
SCENEGGIATURA: Brian Lynch, Matthew Fogel
GENERE: animazione, commedia, avventura, azione
A sette anni dalla miliardaria parentesi (perlopiù deludente) che gli permise di ottenere espressamente il ruolo di assoluti protagonisti del palcoscenico dell'odissea Cattivissima di Illumination, i Minions sono pronti ad invadere le sale italiane e (chissà) a risollevare le sorti di un panorama cinematografico di diserzione e desertificazione delle sale. Minions 2 - Come Gru diventa Cattivissimo recupera la lezione di Cattivissimo Me 2 e Sing 2, dando vita ad un racconto che moltiplica, se non addirittura decuplica la grandezza, l’afflato, le ambizioni spettacolari, il cuore, l’azione, la comicità e il citazionismo spassionato. Un film che, nonostante i difetti nuovi e vecchi e le numerose sciocchezze, dimostra (finalmente!) tanto cuore, riesce a saziare quella fame di mitologia che il precedente capitolo tanto lamentava e ad incantare gli spettatori, grandi e piccini, senza troppi fronzoli o pretese, ma semplicemente con la forza delle emozioni. Quelle più semplici, pure ed incondizionate.
Che vi piaccia o no, giusto o meno, i Minions sono le icone eccellenti della contemporaneità. L’incarnazione digitale delle tendenze più epidermiche e dei bisogni più impellenti del nostro presente. Personaggi “moralmente amorali”, asessuati (tranne quando si tratta di ammiccanti pietre occhiute), modellabili, sintetici e facilmente replicabili, istintivi, malvagi, ma alla fin fine innocui. Icone cosmopolite ed universali, grazie al papoy, la loro lingua, un grammelot che combina parole e suoni di lingue come lo spagnolo, l’inglese, l’italiano, il francese, il giapponese e il coreano, basato tutto sull’intonazione e le intenzioni. Tutti elementi capaci di renderli, appunto, non soltanto universali ed onnicomprensivi, ma anche idealmente incisivi e commercialmente versatili. Un'oliata macchina commerciale, un formidabile prodotto marketing ed un brand invasivo e pervasivo, fin da subito colonna portante e principale motivo di successo e popolarità di un franchise - quello di Cattivissimo Me - che, proprio in nome di questo evidente successo, nell'estate del 2015 concesse ai piccoli TicTac gialli una parentesi solista in cui scatenare tutta la loro follia anarchica e sregolata ed ottenere espressamente il ruolo di assoluti protagonisti del palcoscenico.
Una parentesi che, quantomeno per chi scrive, si rivelò essere niente meno che un brano estremamente scialbo ed inconcludente della Cattivissima odissea Illumination; un film che appare ancora oggi privo del benché minimo dinamismo e vitalità tipici della banda di creaturine gialle, ma anche dei migliori prodotti dello studio, intorpidito e verboso, nonostante il "rumoroso mutismo", l’esuberanza dei propri protagonisti e l’espressività del loro perfetto corpo slapstick, quest'ultimo figlio di Tom & Jerry e dei Looney Tunes.
Eppure, nonostante la fiacchezza e il torpore formali e narrativi del prodotto finito, la missione dei piccoli, dolci e distruttivi Bob (il cuore), Stuart (il corpo) e Kevin (il cervello) ottenne i risultati sperati. La pellicola fu invero campionessa del box-office nella stagione 2014-2015, con più di un miliardo di dollari d’incasso ed un sequel già all'orizzonte.
Nessuno però, forse nemmeno la geniale mente criminale di Gru, avrebbe potuto prevedere che quel sequel, che oggi sbarca nelle sale italiane col titolo di Minions 2 - Come Gru diventa Cattivissimo, non solo avrebbe dovuto divertire nuovamente i più piccoli e mostrarsi all'altezza del predecessore, ma anche risollevare le sorti di un panorama cinematografico di diserzione e desertificazione delle sale, post-pandemico (si spera), nel quale le produzioni che riescono a raggiungere l’obiettivo del miliardo di dollari sono sempre meno.
Questo cambio di piani non sembra però spaventare i Minions, che si limitano a fare quello per cui sono amati, quasi idolatrati, solo su più vasta scala. In tal senso, il trio registico composto da Kyle Balda, Brad Ableson e Jonathan del Val combina la potenza ed euforia grafica dei gialli con la filosofia Illumination.
La pellicola recupera quindi la lezione “bigger, better, stronger(, crazier)” di Cattivissimo Me 2 e Sing 2, dando l'idea, fin proprio dalle primissime sequenze, di trovarsi di fronte ad un racconto che moltiplica, se non addirittura decuplica la grandezza, l’afflato, le ambizioni spettacolari, il cuore, l’azione, la comicità e il citazionismo spassionato del capitolo precedente. Il tutto, guidato da quell’inconfondibile consapevolezza ed onestà, da sempre marchi di fabbrica delle invenzioni di Chris Meledandri e soci, e valori imprescindibili della loro miracolosa scalata del ed imposizione nel (relativamente affollato) panorama dell’animazione occidentale.
La consapevolezza e l'onestà, come scrivevamo nella recensione del film di Garth Jennings, “di uno studio che, conoscendo ormai molto bene il proprio target di riferimento, si diletta nella realizzazione di pellicole che sanno parlare, divertire ed appassionare i più piccoli come poche altre”.
Ebbene, quantomeno in questo (nel divertimento), Minions 2 funziona, catapultando immediatamente lo spettatore nell’azione più pura e frenetica di un prologo incontenibile, quasi delirante, divertito e divertente nel suo riprendere le fila del predecessore ed insieme comporre un collage continuativo, magari facile e scontato, ma perlomeno piacevole, di riferimenti metatestuali e suggestioni estetiche, appartenenti ad alcuni tra i più riconoscibili filoni dei liberi, oleosi, analogici, trasgressivi e pidocchiosi anni ‘70.
I film di arti marziali con Bruce Lee, Jackie Chan e Lo Lieh, il fenomeno della blaxploitation [la villain Belle Bottom, in tal senso, richiama palesemente il look di Pam Grier in Coffy], i Bond di Roger Moore [vedasi i titoli di testa], i polizi(ott)eschi, ma anche - anacronisticamente - Indiana Jones e Mission: Impossible: sono questi alcuni dei più evidenti omaggi, dal gusto smaccatamente cinephile, che Balda & co. disseminato lungo tutto il viaggio coast-to-coast degli scalmanati e pasticcioni Stuart, Kevin e Bob, a cui si aggiungerà anche il logorroico Otto.
Un'avventura che vedrà i nostri recarsi a San Francisco per salvare Gru dalle grinfie del leggendario Willy Krudo e recuperare una misteriosa pietra dagli illimitati poteri, su cui ha messo gli occhi una squadra di supercattivi, sempre attinente ai soliti reami della situation comedy effervescente, zuccherosa, abbacinante, demenziale, convenientemente travestita da road movie, che però la penna di Brian Lynch e Matthew Fogel ha il pregio di arruffare quanto basta e rodare con gusto e ritmo.
È pertanto sulle note di brani e sonorità ‘60 e ‘70 [Funkytown, Born to be Alive, Bang Bang, Black Magic Woman], reimmaginati, reinterpretati e minionizzati per l’occasione da artisti contemporanei più o meno noti, tra cui Gary Clark Jr., H.E.R. e RZA, ché la serie spin-off dei Minions trova una propria quadra, oltre che la chiave per sbloccare il proprio trascinante potere iconografico ed affabulatorio.
Il risultato finale è un prodotto che, nonostante la trivialità e sciocchezza di alcune soluzioni, la superficialità di caratterizzazione dei villain ed un’anarchia e cattiveria (come sempre) solo di modo, dimostra (finalmente!) il cuore tipico dei migliori lavori Illumination, riuscendo a saziare quella fame di mitologia che il precedente capitolo tanto lamentava e ad incantare gli spettatori, grandi e piccini, senza troppi fronzoli o pretese, ma semplicemente con la forza delle emozioni. Quelle più semplici, pure ed incondizionate.
Minions 2 non parla (e non vuole nemmeno parlare) di massimi sistemi o ragionare su tematiche di forte attualità, non ricerca la complessità discorsiva della concorrenza (nazionale ed internazionale). La sua missione è semplice, essenziale, diretta, onesta. Ed è concentrata, senza alcuna avidità o indugio, sulla buona fattura, sulla fattura, sulla traccia comica della propria animazione gommosa, ma anche e soprattutto sulla spontaneità e sulla gioia delle interazioni tra le anime diegetiche e produttive del film. Sulla magia dello stare insieme, magari in una sala cinematografica, a guardare Lo squalo, ridendo di ciò che si sta guardando, dello e con lo spettacolo del grande schermo.
E sì, forse sarebbe bastato introdurre Gru già a metà dello scorso capitolo (ritrovando e riproponendo, di conseguenza, il matrimonio ideale alla base di Cattivissimo Me) per fare di Minions un film… buono.
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