TITOLO ORIGINALE: Sing 2
USCITA ITALIA: 23 dicembre 2021
USCITA USA: 23 dicembre 2021
REGIA: Garth Jennings
SCENEGGIATURA: Garth Jennings
GENERE: animazione, musicale, commedia
A distanza di quasi cinque anni dal successo del primo capitolo, il veterano del videoclip Garth Jennings torna alla regia delle avventure del gruppo di creature antropomorfe, talentuose, scomposte, sregolate, ma sempre e comunque amabili, facenti parte della compagnia teatrale del cocciuto e intraprendente Buster Moon. Ciò che alcuni potrebbero definire niente più che un seguito a cui piace vincere facile, che replica il film precedente nella sua interezza e ha senso di esistere soltanto per una manciata di personaggi nuovi, il cambio del repertorio e nuove questioni e difficoltà da affrontare, è invece la dimostrazione di grande consapevolezza ed onestà da parte di uno studio, l'Illumination, che, conoscendo ormai molto bene il proprio target di riferimento, si diletta nella realizzazione di pellicole che sanno parlare, divertire ed appassionare i più piccoli come poche altre.
Sai qual è il bello quando tocchi il fondo? Che resta solo una direzione in cui andare... sempre più in alto!
Quella che avete appena letto è forse una delle citazioni più famose, ma anche il mantra attorno a cui ruotava tutto il racconto di Sing, funambolico ed accattivante film d’animazione targato Illumination Entertainment (per intenderci, la casa dei Minions, ogni volta più presenti, “feroci” ed intramontabili), diretto da un veterano del videoclip quale Garth Jennings, che, quando uscì - si parla del 2016 -, si rivelò essere un grandissimo ed inaspettato successo.
E non solo per via dei nomi coinvolti: Matthew McConaughey, Taron Egerton, Scarlett Johansson, Reese Witherspoon, Seth MacFarlane; o dei famosi successi discografici che ne componevano la colonna sonora (Firework di Katy Perry, Call Me Maybe di Carly Rae Jepsen, Shake It Off di Taylor Swift o I’m Still Standing di Elton John), ma anche e soprattutto per il modo in cui, solo grazie ad uno straordinario entusiasmo, ad un ritmo travolgente, al buffo carisma dei propri personaggi e ad un’emotività quasi insperata, riusciva a rendere entusiasmante una trama di per sé trita e ritrita.
Consolidate pertanto le regole del proprio mondo, i rapporti e la chimica tra i personaggi e la fiducia del pubblico (in particolar modo, dei piccolissimi), Garth Jennings torna a dirigere il gruppo di creature antropomorfe, talentuose, scomposte, sregolate ma sempre e comunque amabili, facenti parte della compagnia teatrale del cocciuto e intraprendente Buster Moon. E lo fa, come ovvio che sia, osservando di nuovo quel mantra di cui sopra con grande attenzione. Questa volta però pure il film, e non solo i suoi protagonisti, sembra voler puntare “sempre più in alto”.
Dopo l'esperienza del primo capitolo, le cose sono cambiate, i simpatici animali - reduci da un'avventura in cui hanno dovuto combattere con le proprie insicurezze, con il sospetto di non farcela, di non essere all’altezza, di non essere tagliati per la vita da show(wo)man - hanno ormai preso sicurezza in sé stessi: tutto ciò, Sing 2, lo mette bene in chiaro nella sua primissima sequenza.
Qui ritroviamo infatti Rosita, Gunter, Johnny e Meena intenti nella trasposizione, sotto forma di rock opera, del classico racconto di Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie. Ebbene, in questo specifico segmento - che abbaglia il pubblico con una trasposizione musical sgargiante, coloratissima, quasi psichedelica del classico di Carroll, si possono riconoscere tutta l'inconfondibile evoluzione e l’indomita ambizione a cui non soltanto i membri della compagnia, ma pure il comparto creativo di Sing 2 sembrerebbero puntare.
Frenate però i facili entusiasmi, perché, come prevedibile da una casa di produzione (l’Illumination, appunto) che, da quel 2007 in cui venne fondata, non ha mai mosso un passo più rischioso del dovuto; la nuova iterazione di Buster e soci segue, per filo e per segno, "il manuale dei sequel", confezionando un racconto che, per i più pignoli, potrebbe esser visto quasi come un passo indietro.
Infatti, a differenza del suo usuale ma brillante precursore - dove una banalissima trama sul voler fare il salto di qualità, esaudire i propri desideri ed onorare la memoria di chi non c’è più, si intrecciava a qualche discorso invece niente male sulla figura della donna e sull’emancipazione di una casalinga annoiata, sulle diverse facce dell’arte e della musica, ricreando pure qua e là una specie di atmosfera quasi noir -, Sing 2 ha a che fare quasi esclusivamente con questioni ed ostacoli di tipo artistico e performativo (non saper ballare, non riuscire a recitare, soffrire di vertigini, riuscire ad ingaggiare una vecchia rockstar, ritiratasi da tutto e tutti), fatta eccezione forse per la sottotrama di Clay Calloway (in originale, doppiato da Bono degli U2; in italiano, da uno Zucchero a dir sbalorditivo), quell’artista di cui sopra, divenuto un’eremita dopo la morte della moglie.
Ciò nonostante, quello che alcuni potrebbero definire niente più che un seguito a cui piace vincere facile; che replica il film precedente nella sua interezza (anche nel pretesto che introduce l’incarico a cui Moon & co. dovranno adempiere); che ha senso di esistere soltanto per una manciata di personaggi nuovi, il cambio del repertorio e nuove questioni e difficoltà che di fatto sono del tutto identiche a quanto visto in precedenza; è invece, per chi scrive, la dimostrazione di grande consapevolezza ed onestà - che alcuni potrebbero reputare sfacciataggine - da parte di uno studio che, conoscendo ormai molto bene il proprio target di riferimento, si diletta nella realizzazione di pellicole che sanno parlare, divertire ed appassionare i più piccoli come poche altre, sintetizzando inoltre concetti maturi e complessi in maniera esemplare.
Come diceva qualcuno, i bambini sono il pubblico più difficile da convincere. In tal senso, le loro opere funzionano fondamentalmente perché sono quasi sempre intrise dello spasso, del piacere e dell’ingegno che i loro creativi provano nel comporle. E Sing 2 è certamente una di queste.
Insomma, chi disdegna film del genere solo perché pensati evidentemente per un pubblico infantile, forse ha perso la propria parte bambina, oppure si dimostra cieco di fronte all'ennesimo (ma non per questo evitabile) e travolgente inno all’arte dello spettacolo, al suo potere aggregante e - cosa tutt’altro che scontata - a tutti coloro che ne fanno parte, siano essi sul palcoscenico o dietro le quinte.
Che poi nel farlo non faccia altro che ampliare lo spettro di situazioni e prendere in considerazione scenari differenti, a tratti apparendo pure eccessivamente prevedibile e didascalico, è indubbio. Se poi però il risultato sono frammenti come l’assurdo montaggio dei provini (geniale intuizione già sfruttata nel film precedente), i segmenti di Stuck In A Moment You Can’t Get Out Of, che, come altri prima di lui, racconta tutta una vita in maniera semplice, ma significativa e puramente cinematografica; e di I Still Haven’t Found What I’m Looking For con un emozionante duetto tra Scarlett Johansson e Bono; o l’inquadratura con cui Jennings decide di chiudere il film, sì, convenzionale e telefonata, ma capace di riassumere, sempre con la massima capacità di sintesi, tutta la forza e il potere dell’arte e dello spettacolo... Beh, allora siamo più che felici che film come Sing 2 esistano.
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