TITOLO ORIGINALE: Summertime
USCITA ITALIA: 3 giugno 2021
PIATTAFORMA/CANALE: Netflix
GENERE: dramma adolescenziale, sentimentale
N. EPISODI: 8
DURATA MEDIA: 34-54 min
Dopo essersi lasciati, Ale e Summer decidono di intraprendere nuove relazioni. Nessuno dei due sa che basterà il ritorno di Ale, per un weekend, a Cesenatico per complicare le cose e far riscoppiare la passione.
A distanza di un anno e poco più dalla prima stagione, esce su Netflix la seconda tornata di episodi di Summertime, teen drama tutto italiano liberamente ispirato al romanzo Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia. Fatta eccezione per un comparto tecnico-estetico che rientra perfettamente nei canoni produttivi netflixiani ed un paio di interpretazioni (tra cui un magnifico Giuseppe Giacobazzi ed una grande Marina Massironi), Summertime 2 non solo non apporta praticamente niente di nuovo al mix presentatoci nell’iterazione precedente - anzi ne ribadisce e consolida ulteriormente pregi e difetti -, ma conferma, in tutto e per tutto, i nostri dubbi in merito all’effettiva necessità di una “parte 2”. New entry sommariamente riuscite, quando non macchiettistiche, un eccesso di archi narrativi, un racconto che sembra girare a vuoto e tematiche alternative rispetto al classico melò sentimentale appena accennate: la seconda stagione del teen drama formato Romagna non solo è quanto di meno concorrenziale sul piano audiovisivo nazionale ed internazionale, ma sembra essere quasi bloccato in una bolla temporale fatta di ridondanza e mediocrità.
“[...] se la serie si dovesse mantenere su questi standard e proposti mediocri, meglio chiuderla subito qui”. Queste le parole con cui, nell’aprile dello scorso anno, chiudevamo la recensione della prima stagione di Summertime, dramma adolescenziale tutto italiano originale Netflix [liberamente basato, ricordiamo, sul libro Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia] che, proprio in quel di aprile 2020 (quindi, in pieno lockdown), ci aveva fatto respirare in anticipo - e per quanto possibile - l’aria dell’estate. Di un’estate diversa rispetto a quella che stavamo per affrontare (e che poi abbiamo affrontato).
Una “seconda ondata” dopo - questa volta, però, alle porte dell’estate -, ecco che torniamo a parlare delle avventure sentimentali di Summer, Alessandro & co. in quel di Cesenatico, in piena riviera romagnola. E, mai come in questo caso, ci rincresce essere stati così lungimiranti, quasi profetici nella chiusura di un articolo. La seconda stagione di Summertime, infatti, non solo non apporta praticamente niente di nuovo al mix presentatoci nell’iterazione precedente - anzi ne ribadisce e consolida ulteriormente pregi e difetti -, ma conferma, in tutto e per tutto, i nostri dubbi in merito all’effettiva necessità - fatta eccezione forse per il mero aspetto commerciale - di una “parte 2”.
Secondo capitolo, quello del teen drama originale Netflix, che prende il via esattamente un anno dopo gli avvenimenti della prima stagione. Durante l’inverno appena trascorso, Summer e Ale si sono lasciati in modo abbastanza brusco. Di conseguenza, la ragazza ha deciso di accettare la proposta di “essere più che amici” di Edo (fattale negli episodi precedenti) e fidanzarsi con lui. Nel frattempo, in Spagna, Ale ha iniziato invece una nuova relazione con Lola, collega pilota e compagna di scuderia. Seppur residenti in due paesi distinti, quello che forse tutti loro temono, ma non sanno fino in fondo è che il cuore non è quasi mai un comparto stagno e l’amore un qualcosa che, nel giro di qualche mese, si può dimenticare facilmente. Le cose si complicano infatti quando Ale decide di tornare a Cesenatico per un weekend...
Iniziamo questa recensione proponendovi una sfida: provate a guardare questa seconda stagione di Summertime e, appena arrivati ai titoli di coda finali, a (ri)leggere proprio quella recensione citata in apertura. Noterete presto che è possibile declinare - certo con le dovute modifiche, ma con incredibile facilità - quanto scritto "all'epoca" con quello che, in fin dei conti, è Summertime 2. Questo, innanzitutto, per scusarci se mai dovessimo ripeterci (e ripetere quello che potreste avere già letto a riguardo della prima stagione) in molti passaggi di questo articolo, ma anche e soprattutto per farvi capire, con grande semplicità ed immediatezza, ciò che intendiamo quando affermiamo che questa seconda iterazione del “teen drama formato Romagna” sembra essere quasi imprigionata in una bolla temporale.
Contestualmente, Summertime 2 è anche l’ultima vittima della “maledizione del numero due”, riscontrabile fin dai primi istanti del primo episodio. Vale a dire un prodotto che prende ciò che di buono era stato fatto e ciò che, all’epoca, era piaciuto agli spettatori e si adopera per giustificare la necessità di questo numero due affianco al titolo, ma in cui, come ovvio che sia, tutti questi tentativi di rivoluzione e cambiamento si risolvono in un nulla di fatto, cadendo più volte nella superficialità, nella scontatezza e in un vacuo velo di apparenza.
Allora, si introducono nuovi personaggi e si triplicano le storyline, cercando inoltre di renderle più complesse; si prova ad abbracciare e sviluppare altre tematiche, possibilmente più attuali e contingenti, rispetto al solo fil rouge sentimentale, seppur centrale ai fini dell’intreccio e dell’affabulazione; e, al contempo, si tenta di approfondire e portare ad un’evoluzione coerente e palpabile tutti i personaggi (principali e non) già introdotti precedentemente. Ed ecco che la maledizione colpisce ancora...
Quindi sì, si introducono nuovi personaggi, ma - fatta eccezione per Lola, la nuova fidanzata di Ale, che, in qualche sua azione, riesce a riscattarsi e affermarsi in modo reale e umano; e Wanda, personaggio riuscito e simpatico più perché interpretato con grande classe da Marina Massironi, che per un’effettiva brillantezza nella scrittura in sé per sé dello stesso - quasi tutte le new entry soffrono di quella bidimensionalità e prevedibilità di caratteri, quasi macchiettistica, che avevamo già avvertito durante la visione della prima stagione.
Unitamente a ciò, soprattutto sul fronte della duplicazione degli archi narrativi, Summertime 2 si mostra difettoso e privo di originalità - anche solo rispetto alla stagione precedente. In tal caso, le storture non si riscontrano però tanto nella loro scrittura (pensata solo per l’intrattenimento e l’affabulazione), quanto più nella poca ispirazione di alcune in favore di altre, causa-effetto proprio di questo stesso raddoppiamento.
Pertanto, se storyline come quella di Edo con il padre Loris - interpretato da un magnifico e credibilissimo Giuseppe Giacobazzi -, o rapporti come quello (di amicizia fraterna, spesso sarcastica e quindi molto vera) tra Dario e Sofia: gli "eterni secondi", i personaggi meglio scritti del mucchio; lasciano intravedere un barlume di speranza per gli esiti della sceneggiatura, sono caratterizzazioni e trame come quella tra gli stessi Summer e Ale (fiacca, dalle dinamiche ridondanti e tutt’altro che interessante, nonostante l’evidente chimica tra i due interpreti), quella tra i genitori della prima, oppure ancora quella - certo carina ma del tutto riempitiva - di Blue, la sorella della stessa, con il piccolo Alfredo (probabilmente la new entry più stereotipata e casuale) ad affossare quasi del tutto la complessiva riuscita della stagione.
Sul filo del luogo comune e del pretesto cammina invece la trattazione di temi “alternativi” e attuali come, per dirne due, quello ecologista, utile solo a far incontrare i succitati Blue e Alfredino, o l’approfondimento (potenzialmente interessante) del mondo delle corse e di ciò che oggigiorno, per una donna, significa essere un pilota professionista: vagamente introdotto, ma abbandonato poco dopo per lasciare spazio ad un vero e proprio quadrato amoroso dagli sviluppi abbastanza prevedibili e raramente intrattenenti.
Tuttavia, per definirsi realmente esaurita e compiuta, la “maledizione del numero due” deve fare i conti anche con un livello ed una qualità attoriali che - così come la serie stessa, del resto - pare non essersi né alzata né abbassata ulteriormente. Il che, per certi versi, potrebbe essere anche un bene, non fosse che, come riscontrabile nella recensione che dedicammo alla prima stagione, il tenore interpretativo non fosse proprio dei più alti. Salvo le varie comparsate - sulla cui scarsa abilità si potrebbe anche chiudere un occhio -, è del tutto inaccettabile che, in una serie del genere: commercialmente blasonata, prodotta nientepopodimeno che dalla società-regina dello streaming seriale; più della metà degli interpreti appaia spesso fuori luogo o mai completamente immedesimata nel personaggio. Un dramma adolescenziale in cui gran parte del parterre attoriale “giovane” viene surclassato, per carisma e simpatia, dalle (poche) vecchie glorie, come i già citati Giacobazzi e Massironi, secondo noi, è un teen drama che fallisce in partenza o comunque non può sperare di fare molta strada.
Verificata dunque la mediocrità e la palese invariabilità tra quelli che erano i difetti della prima stagione e quelli di questa seconda tornata di episodi, cosa rimane a Summertime e, in particolare, alla sua seconda iterazione per essere concorrenziali rispetto all’attuale stato di salute del proprio filone di appartenenza? Una fotografia ed un’estetica colorata e dolciastra, quasi da cartolina, che ben si adatta al tono generale del serial? Un montaggio (finalmente) più sensato e accorto (anche se rimangono, imperituri e abusati, i tanto amati raccordi sonori)? Una soundtrack che miscela bene pezzi d’epoca (Quando, quando, quando, Il cielo in una stanza, Città vuota, Cento giorni) e brani contemporanei come il sanremese Fiamme negli occhi dei Coma_Cose? Un finale che costituisce forse l’unico risvolto veramente inaspettato della serie, soprattutto per la gravità dell’evento?
Veramente poco per rivaleggiare ed imporsi con le proprie forze in un panorama teen drama che, nazionalmente, può contare su produzioni televisive come Skam Italia e cinematografiche come Sul più bello e che internazionalmente si fregia invece di prodotti che sanno intercettare perfettamente i bisogni e le necessità di una generazione intera come, per esempio, Euphoria, We Are Who We Are o, ancora, il più recente Love, Victor.
In tutto questo marasma d'ipertrofia produttiva, Summertime, così come il coevo Sotto il sole di Riccione - guarda caso sempre di casa Netflix - sembra essere rimasto indietro di qualche anno. Sul piano meramente filmico, esso potrebbe essere visto come un prodotto, indubbiamente fuori tempo massimo, che ciononostante si accontenta di fare il minimo sindacabile, per divertire ed intrattenere un pubblico di giovanissimi. Il che non sarebbe affatto un problema.
Quello che bisogna chiedersi è però: come raggiunge i propri scopi; come diverte e intrattiene questa sua audience? Con un racconto antiquato, scialbo e a secco di idee che avrebbe potuto esaurirsi in tre, massimo quattro puntate (contro le otto effettive)? Con una trama, il cui unico fine è dare una scossa alla vita dei personaggi per poi tornare ad uno status quo in cui però non si vede alcuna traccia del percorso evolutivo intrapreso? Parliamone… o forse no, dato che Netflix è così fiduciosa del successo della serie da averne ordinata già una terza stagione. Volete che continui(no)amo?
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