TITOLO ORIGINALE: Summertime
USCITA ITALIA: 29 aprile 2020
PIATTAFORMA/CANALE: Netflix
GENERE: dramma adolescenziale, sentimentale
N. EPISODI: 8
DURATA MEDIA: 34-54 min
E’ disponibile in streaming su Netflix, la prima stagione del nuovo prodotto originale nostrano. Un comparto tecnico buono, un’atmosfera riuscita e suggestiva ed una colonna sonora ritmata occultano una resa e cura narrativa veramente mediocre.
Caldo, mare, zanzare, scottature, ma anche primi amori ed amicizie. Questa è l’estate, che, quest’anno, arriva prima… almeno su Netflix. E’ infatti disponibile la prima stagione di Summertime, ultimo di una lunga serie di original nostrani sulla piattaforma streaming. Dopo Spadino, Aureliano, Chiara e Ludovica, fanno la loro apparizione su schermo Summer, Alessandro e i loro amici. Ispirandosi vagamente a Tre Metri Sopra il Cielo, bestseller di Federico Moccia, lo show non è che un teen-drama dai pretesti narrativi tradizionali che vuole parlare dei soliti problemi e difficoltà della crescita e rappresentare il complesso e complicato mondo dei giovani. Il serial ha, però, una peculiarità: esso è ambientato invero tra Ravenna e Cesenatico, in piena riviera romagnola. Quest’atmosfera è resa incredibilmente ed è costantemente palpabile in tutti e otto gli episodi di questa prima stagione, costituendone uno dei pochi aspetti positivi.
Infatti, così come l’incipit e le volontà iniziali, lo sviluppo del racconto di Summertime risulta, tutto sommato, abbastanza scontato e superato. Si procede, quindi, per banalità, coincidenze e stereotipi e l’evoluzione complessiva dei personaggi è fin troppo prevedibile, dando vita ad un conseguente calo di immedesimazione e partecipazione da parte del pubblico. A peggiorare il tutto, un mix di dialoghi scritti in maniera poco ispirata, reazioni e processi psicologici poco credibili, spesso piuttosto repentini e forzati ed alcuni momenti che definire imbarazzanti sarebbe riduttivo. Incrinature del genere, a livello di sceneggiatura, non fanno che affossare progressivamente la qualità sommaria della serie. Questa spigolosità è ravvisabile soprattutto nelle prime cinque puntate di Summertime, generando nello spettatore un misto di apatia, noia e noncuranza nei confronti del prodotto. Ciò nonostante, con gli ultimi tre episodi, la situazione si risolleva leggermente, dando origine ad un epilogo, tutto sommato, ispirato, emotivo e riuscito, anche se dipendente e afflitto dalla bruttezza narrativa della quasi totalità della stagione.
Da un punto di vista tecnico e formale, invece, l’ultima fatica Netflix Italia si adegua ed uniforma a gran parte dei prodotti originali disponibili sulla piattaforma. Detto ciò, tuttavia, pure tecnicamente parlando, Summertime presenta qualche stortura. Si abusa, infatti, di escamotage visivi sfruttati da un’infinità di serial del genere ed è ben visibile un lavoro di post-produzione estremamente semplicistico, ridondante, svogliato ed arido (individuabile nello sfruttamento del raccordo sonoro come unico collegamento tra le sequenze). Se non fosse per il proprio comparto tecnico, Summertime sarebbe però al livello di una qualsiasi fiction Rai o Mediaset.
Quest’eventualità viene saggiamente occultata da una regia ed estetica ben concepite e confezionate e con un paio di soluzioni complessivamente buone. In particolare, la serie enfatizza l’ambientazione marittima e solare della riviera romagnola, oltre che la dimensione temporale estiva, con una fotografia coloratissima, patinata, artificiosa, manierista e costantemente - e forse fin troppo - caricata. Questa resa fotografica ed estetica non fa che consolidare, nel pubblico, l’impressione di star guardando un infinito e lunghissimo videoclip. Questa sensazione viene ulteriormente promossa dalla componente musicale ritmata e riconoscibile del serial, che rappresenta una vera e propria rivincita dell’indie, della trap e dell’hip hop italiani con brani come Scooteroni RMX e Mammastomale. Per fortuna, il tutto viene portato su livelli meno “tamarri” e più drammatici con brani jazz come Summertime (che dà il titolo alla serie) di Armstrong.
Malgrado ciò, la serie presenta un ultimo e pericoloso difetto: le interpretazioni. Summertime purtroppo non rientra nello standard qualitativo attoriale a cui Netflix ci ha spesso abituato, avendo, dalla sua, un cast in continua contraddizione. Questo livello espressivo ed interpretativo così precario ed altalenante rischia, in certi momenti, di far sprofondare l’intero progetto in un dirupo tra l’involontariamente comico e l’amatoriale. Quasi unica nota positiva di questo cast è la presenza del comico romagnolo Giuseppe Giacobazzi che arricchisce la produzione con un’interpretazione naturale e spontanea.
In definitiva, Summertime si presenta come un esperimento non proprio riuscito, ma neanche completamente da bocciare. Si nota l’anima produttiva ed alcuni aspetti della produzione, soprattutto da un punto di vista formale, risultano di qualità. Narrativamente ed attorialmente parlando, tuttavia, lo show avrebbe bisogno di un controllo, inventiva e cura maggiori, perché così com’è ora, sul lungo termine, si perderà irrimediabilmente nel marasma dei teen-drama che popolano la televisione e lo streaming odierni. Il gioco non vale quindi la candela e, se la serie si dovesse mantenere su questi standard e proposti mediocri meglio chiuderla subito qui.