TITOLO ORIGINALE: The Pope's Exorcist
USCITA ITALIA: 13 aprile 2023
USCITA USA: 14 aprile 2023
REGIA: Julius Avery
SCENEGGIATURA: Michael Petroni, Evan Spiliotopoulos
GENERE: orrore, thriller, giallo, biografico
DURATA: 103 min
Russell Crowe interpreta una versione liberissima, goliardica, un po’ alticcia, oltre che facile materia per meme, di padre Gabriele Amorth, uno dei più celebri e richiesti esorcisti della storia della Chiesa recente, ne L'esorcista del papa di Julius Avery (Overlord). Un B-movie in piena regola, un guilty pleasure senza infamia e senza lode, un possibile e malsanamente curioso inizio di franchise, ma anche un instant scult, così aleatorio, frugale, assurdo, vecchio e sgangherato da suscitare innata simpatia e mostrare un calore ed una personalità tutti suoi. Un progetto coi suoi perché, ispirato e guidato da un Crowe che riesce a mantenere in piedi e sommariamente credibile il dualismo di tono ed intenti del copione di Michael Petroni ed Evan Spiliotopoulos, e quindi, nuovamente, a farci ritrovare la perduta fede nel suo talento ed ardore attoriale.
Già da un po’ di tempo, più o meno da sei, sette anni, stiamo assistendo al ritorno alle scene di un attore che ha seguito la parabola di molti, entrando in crisi dopo la vittoria dell’Oscar e non riuscendo più a reinventarsi e al contempo ad essere rilevante nel panorama e nel discorso produttivo.
Stiamo parlando di Russell Crowe, la cui rinascita attoriale ed iconica - o forse, per usare un termine religioso e cristologico, dovremmo dire resurrezione - è avvenuta principalmente nel segno della leggerezza e di un'autoironia prima inverosimile; attraverso B-movie fatti più o meno a regola d’arte (uno, addirittura, autodiretto), guilty pleasures senza infamia e senza lode, e fallimentari accenni di franchise e progetti editoriali a lungo raggio.
Non smentisce la regola, né si allontana più di tanto dalla “retta via” ne L’esorcista del papa di Julius Avery, che è praticamente un incrocio di tutti e tre i tipi di film sopraindicati, in cui il nostro interpreta, come da titolo, un celebre e richiestissimo esorcista, il modenese padre Gabriele Amorth, che, dal 1986 al 2007, servì la Chiesa romana e il suo “superiore”, Papa Giovanni Paolo II, in qualità di Capo Esorcista.
Seppur liberamente tratta dai libri di memorie ed ispirata ad una delle “avventure” raccontate dallo stesso presbitero, anche partigiano durante la Seconda Guerra Mondiale, fervente teologo, astuto avvocato e persuasivo giornalista, la pellicola di Avery è tutto fuorché un biopic, né tantomeno un’opera ed un’operazione fedeli alla sua figura e votati ad un’attinenza pseudo-documentaristica di fatti, vicende e situazioni “realmente” (è da vedere) accadute.
Ci troviamo piuttosto di fronte all’ennesimo esemplare horror appartenente al prolifico e spesso proficuo sottofilone delle possessioni demoniache e degli esorcismi, che recupera e drammatizza, a proprio uso e consumo, la persona e la popolarità - non sempre nitidissime e chiare - di padre Amorth, per distinguersi dalla massa informe di cloni e simili. Perché quello degli esorcismi è forse il tipo di orrore più difficile da ricreare e ridefinire, dal momento che è anche uno dei più limitati, in termini di personaggi, ruoli, liturgia, estetica, elementi visivi ed effettistici, nonché di sviluppo e di risvolti narrativi.
Come si suol dire, visto uno, li hai visti tutti. O, per la precisione, nulla potrà mai raggiungere le vette e l’impatto socio-culturale che allora (nel 1973) ebbe e ha tutt’oggi il famigerato L’esorcista di William Friedkin. Lo stesso Friedkin, che pochi anni fa, più specificatamente nel 2017, diresse e produsse un documentario, tra il serio e il faceto, dal titolo The Devil and Father Amorth, incentrato proprio sulla storia e il profilo dell’esorcista più famoso d’Italia.
Al di là, allora, della figura scelta per vestire i panni di protagonista di un mero epigono filmico, ma anche di un possibile, e - perché no - malsanamente curioso inizio di franchise (una strada già intenta, pochi mesi fa, da Daniel Stamm e dal suo Gli occhi del diavolo), quello che davvero differenzia il film di Avery dalla produzione coeva di genere sta nella scrittura e nell’esposizione del contesto sociale, gerarchico, politico e religioso in cui si muove il sacerdote, tanto bizzarro quanto eccentrico ed originale.
Una Chiesa che vorrebbe essere più rilevante, la cui storia e passato oscuro verranno qui messi alla berlina e in discussione, dissacrati, rivelati. Una Chiesa divisa tra una vecchia guardia - di cui fa parte il nostro Amorth - che fa capo al Papa (interpretato da un Franco Nero improbabile) e crede fermamente nell’esistenza di un Male fisico, esoterico, tanto che arriverà ad organizzare quasi una task force, con le sue tradizioni, regole, pratiche, ed un’idea della pratica esorcistica più simile ad una conversazione, ad un dialogo psicanalitico, ad una detection storica ed intima; ed una invece più giovane e realista, che trova nell’esistenza del Male una ragione pragmatica e scientifica.
Allo stesso tempo, convince, nel bene e nel male, la trasfigurazione fortemente fumettistica che Avery - alla stregua di quanto operò già ludicamente con Overlord, il nazismo e il secondo conflitto mondiale - opera tanto su questo contesto, sulla sua esecuzione, sull’ideazione di dialoghi (pregni di battute ad effetto e scambi enfatici), quanto sul suo protagonista, il quale, come spesso avviene in molti dei film horror di questo esatto stampo, si convertono in icone action, quasi in supereroi dall'intuito, poteri, conoscenze ed una presenza scenica che, se così non fosse, romperebbero agilmente la consistenza già incerta della sospensione dell’incredulità.
Ciò nonostante, Russell Crowe riesce comunque a dare al suo padre Amorth una mortalità ed umanità davvero difficili da lasciar fuoriuscire con simili premesse e, soprattutto, a mantenere un costante equilibrio tra il profilo più goliardico, disimpegnato, iconoclasta, scanzonato e leggero dell’operazione e del suo personaggio (ribelle e non sempre ligio al conformismo ecclesiastico, anzi molto scherzoso, un po’ alticcio, oltre che facile materia per meme); e le pretese di coinvolgimento e relativa credibilità nel mondo e nella mitopoiesi che si va delineando e potrebbe, per l’appunto, dar vita ad una carriera editoriale, che l’attore neozelandese mira dai tempi de La mummia (il fallimentare remake/reboot/primo capitolo del mai nato Dark Universe).
L'esorcista del papa è allora un progetto con i suoi perché, malgrado tutto e malgrado i riconoscibili difetti che la produzione non riesce ad esorcizzare, come uno spartito horror risaputo, un'estetica stinta e sdoganata, effetti visivi e speciali non sempre funzionali ed un finale inutilmente allungato.
Un film che, i suoi intenti e il suo spirito: più spettacolare e suggestivo, con tutti gli estremi del caso, che rispettoso e filologico; li professa e rivela sin dalla primissima sequenza, incredibilmente simile al documentario Liberami di Federica Di Giacomo, nella quale ha luogo un esorcismo falso, inscenato, al servizio di suggestioni, illusioni ed “un po’ di teatro” a Tropea. Avery e gli sceneggiatori Michael Petroni ed Evan Spiliotopoulos fugheranno poi ogni dubbio nella confessione che lo stesso Amorth farà, qualche minuto più tardi, alla commissione d’inchiesta sul fattaccio, affermando che il 98% dei casi di esorcismo sono frutto di psicosi e disturbi mentali, per la cui risoluzione il sacerdote preposto deve improvvisarsi psicologo e un po’ attore.
Quello che si dice un instant scult, più bravo a fomentare e galvanizzare chiassosamente, che a spaventare in maniera inquietante ed imprevista. Così aleatorio, frugale, assurdo, vecchio e sgangherato da suscitare innata simpatia e mostrare un calore ed una personalità tutti suoi. Ispirato e guidato da un Russell Crowe che, se non riesce più a scatenare l’inferno, quantomeno sa ancora discenderne le roventi profondità e ricordarci il suo fuoco e ardore attoriale, e farci ritrovare la perduta fede nel suo talento.
Sei d’accordo con la nostra recensione? Se sì, lascia un like e condividi l’articolo con chi vuoi.
In più, per non perdere nessun’altra pubblicazione, assicurati di seguirci sulle nostre pagine social e di iscriverti alla nostra newsletter.