TITOLO ORIGINALE: tick, tick... Boom!
USCITA ITALIA: 19 novembre 2021
USCITA USA: 19 novembre 2021
REGIA: Lin-Manuel Miranda
SCENEGGIATURA: Steven Levenson
GENERE: musicale, drammatico
PIATTAFORMA: Netflix
PREMI: Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale
(Non solo) adattamento dell’omonimo musical scritto e musicato da Jonathan Larson, tick, tick... Boom! è il tentativo, da parte di un Lin-Manuel Miranda alla sua prima regia cinematografica, di raccontare il genio, l’arte, (non tutta) la vita, lo spirito e le incertezze, i conflitti e i successi, le utopie e le frustrazioni del talentuoso compositore e drammaturgo newyorkese, mentre tenta di sfondare con Superbia, musical visionario e futuristico da lui concepito e composto tra il 1983 e il 1990. Il risultato finale è una, di per sé banalissima, ode ai sognatori, agli artisti, alla musica e al cinema, resa, se non imperdibile, perlomeno significativa ed interessante dal modo meravigliosamente sinergico e cinematograficamente inscatolato in cui Miranda riesce ad intrecciare vita ed opera di Jonathan Larson. Un magnifico e fragile Andrew Garfield primeggia in un musical alla ricerca, come il suo protagonista, del motivo per cui facciamo ciò che facciamo. Per amore o per paura di non essere abbastanza, di non lasciare traccia di noi nell'inesorabile flusso del tempo?
Il 2021 è stato senz’altro anche e soprattutto l’anno di Stephen Sondheim. Per chi non lo conoscesse, abbiamo appena preso in causa uno dei pilastri del teatro musicale del XX secolo, una figura decisiva nello sviluppo del musical come genere e arte, autore di opere senza tempo come Sweeney Todd e Into the Woods e paroliere di classici del calibro di Gypsy: A Musical Fable e del leggendario West Side Story. Insomma, un autore davvero leggendario... che, purtroppo, proprio lo scorso 26 novembre è venuto a mancare.
In tal senso, potrebbe sembrare quasi un’inquietante coincidenza (e avremmo preferito non lo fosse) che, nell’anno in cui per questo gigante dello spettacolo si è definitivamente chiuso il sipario, Hollywood o, più in generale, il cinema americano - che, dagli anni ‘60 ad oggi, gli sono sempre stati debitori - decidano di omaggiarlo con due film che, in modi diversi ma parimenti decisivi, ne coinvolgono eredità e peso storico-artistico.
Il riferimento è anzitutto al West Side Story di Steven Spielberg, opera in cui il cineasta attua una sua personale rilettura, più politica ed attualizzata, della già citata pièce broadwayana composta da Sondheim, insieme a Leonard Bernstein ed Arthur Laurents.
Ancor prima però (più precisamente, il 19 novembre, esattamente sette giorni prima della scomparsa di Sondheim), è stato il turno di tick, tick... Boom!, prima regia cinematografica di Lin-Manuel Miranda, attore, compositore, paroliere, regista teatrale, cantante, rapper e traduttore di origini portoricane, noto ai più (e più al pubblico statunitense) per opere teatrali di grande successo, quali In the Heights e Hamilton.
(Non solo) adattamento dell’omonimo musical scritto e musicato da Jonathan Larson, tick, tick... Boom! è il tentativo, da parte di Miranda, di raccontare il genio, l’arte, (non tutta) la vita, lo spirito e le incertezze, i conflitti e i successi, le utopie e le frustrazioni del già citato Jonathan Larson, talentuoso compositore e drammaturgo newyorkese (“uno degli ultimi esemplari della specie” direbbe lui), mentre tenta di sfondare con Superbia, musical visionario e futuristico da lui concepito e composto tra il 1983 e il 1990.
Come tanti altri prima e dopo di lui, Larson è cresciuto con il mito di Sondheim, una sorta di padre artistico e spirituale, un’istituzione immortale, un mentore onnipresente, ma, al contempo, un inevitabile termine di paragone. Lui, che, nel 1957, a soli 27 anni, ha firmato e portato in scena West Side Story, un’opera che ha scosso Broadway (e non solo) dalle fondamenta, rappresenta per Larson un precedente irrefutabile.
Infatti, per lui, ormai alla soglia dei trent’anni, ancora occupato come cameriere precario in un diner, affittuario di un loft del Lower Side di Manhattan che, con i soli sogni e il duro lavoro di composizione, non riesce certo a pagare; la fama precoce del maestro rappresenta il segno che la sua (futura) carriera, la sua vita e le sue ambizioni stanno per saltare, quasi fossero tenute in ostaggio dal conto alla rovescia di una “bomba a orologeria di un film di serie B o di un cartone” sul punto di esplodere. Da qui, tick, tick... Boom!.
Allora, è proprio attorno a questo senso di inesorabile fluire del tempo, a questo ticchettio di lancette, che potrebbe pure essere confuso con il suono di un metronomo; alla spaventosa, ma indispensabile cadenza che regola il linguaggio musicale, ancor prima che cinematografico, che Lin-Manuel Miranda sceglie di raccontare una storia che biograficamente sente molto vicina.
Nello specifico, la storia di una giovane, inizialmente incompresa, poi rivoluzionaria, promessa del musical - ovvero dell'ambito artistico a cui lo stesso Miranda deve il proprio successo -, purtroppo stroncata troppo presto da questo scorrere fatale che pervade le nostre vite ed è assioma fondamentale e regolatore di quello che - proprio ispirati da queste nostre vite - scegliamo di creare, come ad esempio un musical.
Più semplicemente, tick, tick... Boom! non è che una, di per sé banalissima, ode ai sognatori, agli artisti, alla musica e al cinema, resa, se non imperdibile, perlomeno significativa ed interessante dal modo - meravigliosamente sinergico e cinematograficamente inscatolato - in cui Miranda riesce ad intrecciare vita ed opera di Jonathan Larson.
Nondimeno, tutti questi discorsi trovano poi coerente espressione nella frenesia, nella concitazione e nel disordine quasi ipnotici che la sceneggiatura di Steven Levenson, la messa in scena ed infine il montaggio di Myron Kerstein riprendono dalle musiche sincopate e dai testi stravaganti, joyciani e surreali (nel loro iperrealismo) dell’autore newyorkese, per dar vita ad un discorso - altrettanto caotico ed indefinibile - su ciò che è reale, ciò che invece è spettacolo e sull’indistinto confine che separa appunto vita e arte.
In tal senso, proprio perché trattasi di un’ode alla traduzione poetica, in parole e musica, di tutto ciò che circonda(va) il nostro Jon: dai più collettivi e tipici temi del repertorio broadwayano, a quelli più temporalmente specifici, propri di un’America arenata ed assente, afflitta dalla piaga dell’AIDS; Lin-Manuel Miranda riprende un procedimento già utilizzato da Dexter Fletcher in Rocketman e opta per un’estetica sognante, romantica e di suo artificiosa, talora oscillante tra videoclip e videotape. Un’estetica ben sintetizzata, a sua volta, dalla fotografia di Alice Brooks e dalle scenografie di Lydia Marks, le quali, spesso, nel citare proprio West Side Story, finiscono per anticipare i tratti esplosivi della (ad entrambi) successiva trasposizione spielberghiana.
Ancor prima di tutto ciò; ancor prima di essere il primo approccio registico di un “teatrante” ad un linguaggio di per sé antitetico come quello cinematografico, tick, tick... Boom! è un appuntamento cinematografico che non dovreste perdere anche solo per la magnifica interpretazione di Andrew Garfield, un attore tuttora fin troppo sottovalutato, che, dopo la recente vittoria del Golden Globe, potrebbe puntare all’Oscar come miglior attore protagonista (ovvio, Will Smith, Denzel Washington e Benedict Cumberbatch permettendo).
Ad accompagnarlo in questa prova inedita - che, anche per i premi conquistati e non (ancora), presenta numerosi punti di contatto con il Jim Carrey di Man on the Moon -, troviamo un ottimo cast che, oltre a rivelare un’indubbia capacità nella direzione degli attori da parte del neonato regista, vede primeggiare una Vanessa Hudgens mai così brava e luminosa ed una Alexandra Shipp che avremmo voluto più presente.
Nonostante tutto, la vera anima emotiva della pellicola si conferma essere la musica - dall’alto tasso di assuefazione - composta originariamente dallo stesso Jonathan Larson, capace, con pezzi come Come To Your Senses, Real Life, Why e ovviamente Louder Than Words, di elevare tick, tick... Boom! su tutt'altro livello.
È risaputo: il cinema, di norma, non si propone di offrire risposte, ma vive piuttosto di continui interrogativi. Simili, per certi versi, a quelli che Jonathan Larson si è posto per tutta la vita e a cui tuttavia non hai mai trovato una vera soluzione. Uno di questi riguarda il motivo per cui facciamo ciò che facciamo: creiamo, sogniamo, amiamo per amore o per paura di non essere abbastanza, di non lasciare traccia di noi in quel fluire temporale di cui sopra?
Quesito, quest’ultimo, che tick, tick... Boom! non si prefigge certo di chiarire. Ciò che è chiaro invece è che il 2021 non è stato solo l’anno di Stephen Sondheim, ma di certo anche quello di Jonathan Larson, Andrew Garfield e Lin-Manuel Miranda.
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