TITOLO ORIGINALE: Dream Scenario
USCITA ITALIA: 16 novembre 2023
USCITA USA: 10 novembre 2023
REGIA: Kristoffer Borgli
SCENEGGIATURA: Kristoffer Borgli
CON: Nicolas Cage, Julianne Nicholson, Michael Cera, Tim Meadows, Noah Centineo
GENERE: commedia, horror
DURATA: 100 min
Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival
Partendo da un (proto-meme) e grazie ad un altro meme (questo, vivente), il norvegese Kristoffer Borgli dà vita a Dream Scenario, logica prosecuzione del suo discorso, se non proprio della sua ossessione autoriale sulla contemporaneità, sugli effetti che internet e i nuovi media hanno sull’inconscio collettivo di jungiana memoria. Un film purtroppo convincente solo per due terzi, ma con un Nicolas Cage superlativo che presta il volto ad un professore di biologia tanto ordinario quanto inadeguato.
Tutto nasce da un (proto-)meme, (Did you ever dream) This Man, un volto disegnato come fosse un identikit; un uomo senza nome le cui tracce risalgono agli anni ‘80, che, come riporta il sito www.thisman.org, parrebbe apparso nei sogni di migliaia di persone nel 2006. La prima bozza grafica di questa presenza onirica è però dei primi del Duemila, realizzata da "un noto psichiatra di New York" sulla base della descrizione di una sua paziente, la quale sostiene di aver sognato ripetutamente il soggetto, pur ignorandone l'identità. Questo schizzo, rimasto sul tavolo dello psichiatra, finisce poi sotto gli occhi di altri pazienti, che riconoscono la figura affermando di averlo sognato anch’essi. Incuriosito da questo risultato sorprendente, il dottore invia così lo schizzo a numerosi colleghi sparsi per il mondo. Ne risulta che This Man è apparso nel sonno a più di 8000 persone.
La sua è una presenza sfuggente e fugace. C'è chi afferma che dispensi strani consigli di vita, altri sostengono di essere stati uccisi dal tipo, altri raccontano addirittura di aver avuto fantasie erotiche. Progressivamente, la presenza di This Man diventa sempre più pervasiva e diffusa sui media e sul web, trasformandosi in materiale di studio, di ipotesi, e segnando un punto importante per quella viralità che oggi è alla base della comunicazione più eterea e qualcuno direbbe spicciola. Le risposte e le spiegazioni di questo fenomeno sono molte, tra scienza, misticismo, supposizioni e cospirazioni.
Questo per dire che, laddove Freud credeva che i sogni tentassero di celare a noi stessi i nostri desideri e pulsioni più profonde, e Jung li intendeva invece come prodotti mentali che cercano di comunicare con noi, non è allora del tutto sbagliato dire che oggi i veri sogni, i nostri sogni sono i meme. Che i meme sono i sogni non tanto “del futuro”, come si dice in Dream Scenario - che prende (solo) ispirazione dalla storia vera (o quasi) di This Man -, quanto piuttosto del presente, perché ci comunicano ed espongono, sotto forma di ipertesto, di espressione principe ed eccellente della contemporaneità, eccentrica, predigerita, epidermica ed epidemica, essenziale eppure stratificata; quello che è lo zeitgeist, lo spirito del tempo in cui viviamo.
Su e da queste idee si compone e prende vita il terzo lungometraggio, nonché esordio in lingua inglese, del regista norvegese Kristoffer Borgli, il quale, dopo l'urticante Sick of Myself, porta avanti il suo discorso o, meglio, la sua ossessione per gli effetti che internet, le piattaforme digitali e, in particolare, i social media hanno sull’inconscio collettivo, ma anche, a sua volta, per gli effetti che quest’ultimo ha sull’immagine e sull’idea che abbiamo di noi stessi.
Con Dream Scenario, in sintesi, egli realizza un altro film che sfrutta il linguaggio dei nuovi media e dei social per riflettere ed indagare i processi, gli equilibri, le cause e le conseguenze relative al concetto contemporaneo di fama, celebrità, riflesso mediato di sé. E lo fa, appunto, a partire da un meme, e grazie ad un altro meme. Da un lato, abbiamo quindi This Man, l’idea di una figura che improvvisamente viene sognata da migliaia di persone o, più probabilmente, di un'immagine suggestiva che entra nell'immaginario collettivo. Dall’altro invece la pellicola riceve in dote un ulteriore e, a nostro parere, necessario livello di lettura con il casting di uno dei più grandi e noti meme viventi, un attore che sembra essere stato realmente “uno, nessuno e centomila”, che sembra davvero avere vissuto innumerevoli vite.
Stiamo parlando, come forse già saprete, dell’imprendibile, ermetico, contraddittorio, ma sempre intelligentissimo Nicolas Cage, prima interprete di altissima fascia, volto protagonista di veri e propri capolavori della storia del cinema, in seguito, appunto - complice una crisi personale e professionale non di poco conto - meme, zimbello del web, idolo di bizzarria e stravaganza. Una situazione, questa, che egli è riuscito a voltare a suo favore, a cavalcare, dimostrando perspicacia ed un grande senso di autoironia, e tornando infine sulla cresta dell’onda con ruoli mem(e)orabili in produzioni piccole, indipendenti e altrimenti trascurabili, fino ad interpretare sé stesso o, per meglio dire, il suo riflesso parodistico e costrutto internettiano nel più recente Il talento di Mr. C.
L'attore interpreta qui Paul Matthews, un autentico signor nessuno, una persona che passa inosservata a quasi tutti coloro che ne incrociano il cammino, un professore di biologia del tutto ordinario, noioso, spesso patetico, che si sforza di darsi un tono che evidentemente non gli appartiene, venendo quotidianamente posto di fronte alla propria inadeguatezza e alla propria incapacità di agire, di prendere iniziativa, sia in casa (dalla moglie e dalle due figlie), sia sul posto di lavoro. Un uomo che ha finito per diventare ciò che insegna a lezione: egli, come fanno le zebre col camouflage delle proprie strisce, si è ormai del tutto mimetizzato tra i suoi simili, conducendo una vita accomodata ed intorpidita.
Mentre è alla pigra ricerca di un editore che possa pubblicare il suo libro (ancora nemmeno scritto) sulle formiche e su quella che definisce (con un termine da lui coniato e da cui va esageratamente fiero) “insetteligenza”, Matthews viene però spiazzato da un fatto strano ed inspiegabile. Scopre infatti di essersi insinuato nei sogni di alcuni conoscenti, oltre che di un paio di alunni. In questi episodi onirici, egli non fa assolutamente nulla, il che non solo è in linea con quella che è la sua natura, ma è anche un'ironica amplificazione di quest'ultima. Si limita a comparire, quasi fosse un inspiegabile e un po’ inquietante cammeo, un ospite imbarazzante imbucatosi alla festa del sognatore, un elemento autarchico e dissonante, ma comunque memorabile, suggestivo. È l’immagine, la parvenza di Paul a rimanere impressa nella mente di chi sta dormendo.
Tuttavia, di giorno in giorno, questo fenomeno, questa specie di psicosi collettiva, pare crescere esponenzialmente ed espandersi a macchia d’olio, esulando dalla cerchia diretta dei contatti del professore e registrando effetti sempre più intensi. Tutt’a un tratto, questi diventa l’uomo più interessante, amato e anche ambito sulla faccia della Terra. Diventa virale. Le sue lezioni all’università sono ora tra le più seguite, lo chiamano per un’intervista in TV, qualcuno lo contatta per proporgli accordi pubblicitari, c’è addirittura chi vorrebbe comprare i diritti della sua vita. Tutto sembra andargli per il meglio, finché forse la più eclatante tra le sue varie manifestazioni di insicurezza ed inettitudine fa scattare qualcosa. Da benigni che erano, questi sogni si convertono ben presto in incubi, in qualcosa di controverso, di violento, spaventoso, deleterio per la psiche degli altri, ma anche per la vita dello stesso Paul…
Un po’ lo avevamo già anticipato, ma a questo punto è proprio chiaro - forse pure troppo - quali siano il discorso alla base di Dream Scenario e il messaggio che esso vuole mordacemente comunicare allo spettatore. Da omaggio dichiarato alle opere di quel genio di Charlie Kaufman (e, va da sé, di Spike Jonze e Michel Gondry), ossia a tutto quel cinema surrealista, metafisico e parapsicologico sull’inettitudine e sulla crisi d’identità dell’uomo borghese, in particolare a pellicole come Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee (in cui, non a caso, era proprio lo stesso Cage ad interpretare i due Kaufman) e Se mi lasci ti cancello; Dream Scenario cambia pelle e rivela una natura ed un’urgenza da pamphlet contro la cancel culture, fenomeno espansosi, anch’esso alla stregua di un’epidemia, fino ad intaccare qualsiasi sfera del nostro tempo, specie quella culturale e, ancora di più, quella cinematografica.
Peccato soltanto che, se il contenitore - vale a dire il riferimento kaufmaniano - riesce nei suoi intenti, anzi viene portato avanti con nerbo, esercitato con molto gusto, legittimato ed esaltato dalla prova di un Nicolas Cage superlativo che si mette in tutto e per tutto (a partire dalla produzione) a servizio del testo, in una prova che finalmente gli permette di sfoderare con precisione il suo variegato armamentario espressivo e dimostrare una versatilità troppo a lungo sottovalutata; il contenuto allegorico, la critica, l’attacco risentono degli stessi problemi di tanti recenti prodotti A24 (che produce), nello specifico di Beau ha paura di Ari Aster (anch’egli, non a caso, impegnato dietro le quinte come principale produttore), o di un’operazione più simile di quel che si pensi, come Triangle of Sadness di Ruben Östlund.
Quando non sterili, gratuite, inconcludenti, queste sferzate al perbenismo e al moralismo imperanti, queste provocazioni, questi cortocircuiti con la contemporaneità appaiono allora poco graffianti, delle burlette di comodo. E Dream Scenario si trascina a fatica, in maniera ripetitiva e con poche idee verso un terzo atto sottotono, prevedibile, che denigra con troppa facilità le naturali atmosfere da cinema di genere, ed infine ad una conclusione che, dal canto suo, fugge dalle responsabilità di un sunto, di una sintesi, ricercando una catarsi facile e fuori luogo nel melodramma individuale e di coppia. Peccando di quella stessa superficialità ed inconsistenza su cui ha calcato la mano e di cui si è lamentato per 100 e rotti minuti. Vestendo di nuovo i panni (o, meglio, la giacca) del meme.
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