TITOLO ORIGINALE: L'ultima volta che siamo stati bambini
USCITA ITALIA: 12 ottobre 2023
REGIA: Claudio Bisio
SCENEGGIATURA: Claudio Bisio, Fabio Bonifacci
CON: Alessio Di Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis, Lorenzo McGovern Zaini, Marianna Fontana, Claudio Bisio
GENERE: drammatico, storico, commedia, guerra, avventura
DURATA: 90 min
Presentato al Giffoni Film Festival 2023
Adattando per lo schermo l'omonimo romanzo di Fabio Bartolomei, Claudio Bisio esordisce alla regia e alla sceneggiatura con L'ultima volta che siamo stati bambini, il racconto avventuroso ed agrodolce di tre bambini nell'Italia del '43 e del loro viaggio verso la Germania per salvare uno dei loro amici dai campi di concentramento. Una pellicola in cui l'attore dimostra un’apprezzabile disinvoltura nell’alternare i diversi registri e nel dirigere gli attori-bambini, rappresentando l'infanzia senza troppi complessi od infingimenti.
Quand’è stata l’ultima volta che siamo stati bambini? Quando le cose, gli imprevisti, le scelte che la vita ci ha posto di fronte, ci ha fatto perdere uno sguardo ingenuo, puro, semplice sulla realtà, sul mondo? È appunto - come sempre, del resto - una questione di sguardo ciò che si pone in partenza e alla base dell’esordio alla regia e alla sceneggiatura di Claudio Bisio, uno dei volti comici (e non solo) più riconoscibili e talentuosi del cinema e dello spettacolo nostrani - uno che, secondo chi scrive, si dovrebbe approfondire ed affrontare con meno approssimazione e pregiudizio.
Nel trasporre infatti sul grande schermo il vitale ed omonimo romanzo di Fabio Bartolomei, l’attore è stato chiamato a cambiare il proprio sguardo, ad infilarsi e, in un certo qual modo, rinascere nei panni da regista, a considerare attraverso nuovi occhi ed una nuova coscienza il mestiere e l’arte del racconto audiovisivo che egli ha sempre praticato e, per così dire, preso di faccia, con le sue doti attoriali e la simpatia di cui è intriso naturalmente il suo volto. Qualcosa però rimane del Bisio attore ne L’ultima volta che siamo stati bambini. Ossia la giovinezza irriducibile e l’atteggiamento divertito di cui egli ha sempre dato prova nei suoi ruoli più riusciti e memorabili.
È quella stessa energia ad animare e a trasparire nelle interpretazioni dei quattro giovanissimi protagonisti della pellicola. Vanda, Italo, Cosimo e Riccardo: è la loro quell’ultima volta che dà il titolo al film e che vediamo qui rappresentata e raccontata da Bisio e dal co-sceneggiatore Fabio Bonifacci. Quella volta, nell’estate del 1943, in un’Italia bombardata dagli aerei alleati ed utilizzata come cuscinetto dai nazisti, in cui uno di loro, di famiglia ebrea, viene prelevato da casa propria, dai propri inseparabili compagni di giochi, e deportato insieme ai genitori in Germania, in uno degli allora mistificati e misteriosi campi di lavoro. Venuti a conoscenza di quanto accaduto, ecco allora che i tre amici - forti della parentela di uno di loro con un importante gerarca fascista o, per meglio dire, con un fantoccio dei tedeschi - decidono di intraprendere un viaggio, di organizzare una vera e propria missione di salvataggio, durante cui verranno, loro malgrado, a contatto con la dura e disumana realtà del conflitto. Cosa che cambierà per sempre le loro vite e la loro amicizia.
L’esordio alla regia di Bisio si muove a metà tra l'avventuroso e pericoloso romanzo di formazione anni ‘80 di matrice spielberghiana (quello di Stand by Me, citato a partire dalla locandina, e de I Goonies), la fiaba moralistica collodiana (come collodiana è l’Italia che i tre si ritroveranno a percorrere, imbevuta dello stesso realismo magico del più recente adattamento di Matteo Garrone), e quella fortunata sequenza di pellicole che osservano e leggono la tragedia della guerra, del nazifascismo, dell’Olocausto da una prospettiva infantile, fanciullesca, fantastica e fantasiosa, innocente appunto (si pensi a Il bambino con il pigiama a righe, Il sacchetto di biglie, l’ultimo Jojo Rabbit o, per certi versi, La vita è bella).
E laddove, nel fare questo, esso non sappia mettere in campo una cifra ed un lavoro di reinvenzione un minimo sviluppati - anzi tutto l’impianto estetico, drammaturgico, immaginativo procede in maniera programmatica, lungo uno schematismo narrativo ed emotivo fin troppo evidente, oltre che per immagini preconfezionate, ed oggetti e scenografie non solo già viste altrove ma prive di un’anima, di un che di realmente vissuto -, allo stesso tempo l’attore e comico dimostra un’apprezzabile disinvoltura nell’alternare i diversi registri del racconto: da quello comico, farsesco, leggero, guascone, anche un po’ puerile, a quello invece più compunto, drammatico e riflessivo. Ma anche una sensibilità preziosa nella direzione dei bimbi-attori, non del tutto comune per il cinema italiano.
Non è infatti una notizia dell’ultima ora il fatto che la nostra produzione e la nostra industria abbiano degli evidenti problemi e ostacoli nel pensare e produrre prodotti che mettano in scena, con sincerità, senza artifici o complessi, il mondo dell’infanzia, e che soprattutto parlino solo di quello senza ricorrere a forzate sottotrame o linee parallele con protagonisti personaggi adulti, e, ovviamente, temi e comicità annessi e connessi.
In questo senso, L’ultima volta che siamo stati bambini non prende (ahinoi) una posizione netta, in primis da un punto di vista produttivo. Anche qui ci troviamo di fronte ad un'opera che non sembra avere né l’interesse né il coraggio di mostrarsi e darsi solo per un target unico e ben definito, di bambini appunto, fedele per giunta alla solita postura spiccatamente precettiva e pedagogica. E, giusto per non farsi mancare nulla, sceglie di affiancare alla missione di salvataggio dei tre amici il tentativo del fratello maggiore di uno di questi, eroe fascista, e di una suora, tutrice di una di loro, di raggiungerli, dissuaderli da questa fantasiosa odissea e riportarli infine a casa. Una seconda anima, questa, con cui la pellicola intende dar vita ad un dialogo tra politica e religione, ma antagoniste, volto a mettere in luce e in discussione le contraddizioni, le responsabilità, le falsità, gli errori commessi dalle rispettive parti, filosoficamente ed ideologicamente opposti, eppure conniventi al più grave genocidio della storia umana.
Inutile dire che, malgrado la bravura e la freschezza d’interpretazione dei "grandi", Marianna Fontana e Federico Cesari, le sequenze più efficaci e riuscite rimangono quelle con protagonisti i piccoli eroi di questa improbabile avventura. La naturalezza che sfoggiano il gentile Alessio Di Domenicantonio (già visto all’opera nel già citato Pinocchio garroniano), la vivace e perspicace Carlotta De Leonardis (direttamente da L'arminuta) e la bonaria dolcezza di Vincenzo Sebastiani, e che regola i loro scambi e decide la loro forza e sintonia su schermo, sostiene da sola il coinvolgimento, il carico emotivo e, in fin dei conti, la riuscita dell’operazione, facendosi perdonare il semplicismo di un paio di risvolti (come il secondo finale) o il didascalismo di alcune soluzioni (com’è viceversa l’inizio, con il bianco e nero di un cinegiornale d’archivio che lascia spazio al colore e al respiro incantato del gioco e della trasfigurazione infantile di quello che abbiamo visto in quelle immagini, ossia del mondo degli adulti, della guerra, dell’armamentario retorico fascista, delle pose plastiche del Duce…).
Ciò detto, L’ultima volta che siamo stati bambini non sarà certo la prima in cui il cinema italiano sceglie di raccontare davvero i bambini, ma quantomeno è uno dei primi film (insieme a Denti da squalo) che finalmente li mette in scena per quello che sono, con le loro inezie, le loro spinte esuberanti, ma anche una verità virtuale e latente che, ignari, conservano ed uno sguardo (in)consapevole sul mondo che saranno chiamati a vivere e a cambiare. Un mondo che non solo è donna, ma capace di conservare una scintilla di meraviglia, di speranza, sempre e comunque. Anche e soprattutto nei suoi momenti più bui.
Ti è piaciuta la nostra recensione? Se sì, lascia un like e condividi l’articolo con chi vuoi.
In più, per non perdere nessun’altra pubblicazione, assicurati di seguirci sulle nostre pagine social e di iscriverti alla nostra newsletter.