TITOLO ORIGINALE: The Wonderful Story of Henry Sugar
USCITA ITALIA: 27 settembre 2023
USCITA USA: 27 settembre 2023
REGIA: Wes Anderson
SCENEGGIATURA: Wes Anderson
CON: Benedict Cumberbatch, Ralph Fiennes, Dev Patel, Ben Kingsley
GENERE: commedia, drammatico, avventura
DURATA: 37 min
Fuori concorso alla 80ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia
Lo stesso anno dell’uscita in sala del suo ultimo lungometraggio, Asteroid City, Wes Anderson firma un mediometraggio tratto da un racconto breve di Roald Dahl. Tornano tutti i leitmotiv e i tratti distintivi del suo cinema e delle sue fantasie ipertrofiche ed autistiche. Ma quel che è più interessante di questo progetto miniaturistico è quello che The Wonderful Story of Henry Sugar dice dell’energia vitale alla base del cinema andersoniano.
L’ultima volta che decise di portare Roald Dahl al cinema, Wes Anderson firmò Fantastic Mr. Fox. Era il 2009 e quel che ne uscì fu ed è tuttora una delle sue opere più ispirate, sofisticate, divertenti, esteticamente soddisfacenti, davvero irripetibile ed eccezionale per come riusciva a restituire lo spirito del racconto letterario e della poetica del celebre, amato e da poco “corretto” autore per l’infanzia britannico. Un’opera, quella, che poneva in perfetto equilibrio lo stupore e la vivacità fanciullesche e il cinismo e la spietatezza più maturi. Sembra, forse è passata una vita, e Wes Anderson è molto cambiato. O meglio, ha assecondato a tal punto la propria cifra stilistica, le proprie ossessioni, le proprie ipertrofiche, sovraffollate e simmetriche fantasie larger-than-life, dai toni autunnali, per alcuni di solo design, ai limiti dell’autismo, da diventarne inscindibile (come rivela nell’ultimo Asteroid City). Quello stesso Anderson ultima maniera torna a celebrare la sua fascinazione innata e la sua sentita compenetrazione con l’universo dahliano nel mediometraggio (da 40 minuti di durata, per Netflix) tratto dalla raccolta Un gioco da ragazzi e altre storie, dal titolo The Wonderful Story of Henry Sugar (La meravigliosa storia di Henry Sugar).
Ecco perché chiunque si aspetti un nuovo Fantastic Mr. Fox o qualcosa che quantomeno gli si avvicini, è bene che freni fin da subito il suo entusiasmo. Parliamo infatti di un mediometraggio che trasla e traduce, solo in una scala più ridotta, quasi in un esercizio miniaturistico o nell’ennesima Wunderkammer, tutti i leitmotiv visivi, le ispirazioni estetiche (per il diorama, il teatro dei burattini, addirittura l’avanspettacolo), le infinite decostruzioni narratologiche (qui sono quattro i piani lungo cui è sviluppato l’intreccio), le massime saturazioni, la deflagrazione dei quadri, la recitazione artefatta che contraddistinguono il suo ultimo cinema. Una svagata e divertita operazione autoconclusiva che, purtroppo, a differenza dei più ispirati e profondamente arguti The French Dispatch e il già citato Asteroid City, si esaurisce una volta finite le sue elucubrazioni, eccezion fatta per le interpretazioni magnifiche di un quartetto di attori (Benedict Cumberbatch, Ralph Fiennes, Dev Patel e Ben Kingsley) impegnati in un sempre apatico ed eccentrico tour de force.
Ciò nondimeno, anche in un lavoro come questo, Anderson pare dirci qualcosa di sé e del suo cinema - sempre che, sia beninteso, si sia abbastanza volenterosi ed affezionati da volerlo cercare e sapere. Un cinema che conserva una straordinaria capacità di storytelling anche quando non fa vedere nulla di davvero nuovo, anche quando si fissa sul nulla, sul vuoto. Come il nero di una candela. Un cinema che tenta di riassumere ed esprimere, all’interno di uno stretto controllo compositivo, i moti, i ritmi, l’essenza, la fluttuazione, il traffico costante di pensieri che investono e ricolmano la mente umana. L’iperattività dell’intelletto, della coscienza, dello sguardo - maledizione, ma anche irrinunciabile energia vitale - che diventa pura materia filmica.
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