TITOLO ORIGINALE: Jurassic World Dominion
USCITA ITALIA: 2 giugno 2022
USCITA USA: 10 giugno 2022
REGIA: Colin Trevorrow
SCENEGGIATURA: Colin Trevorrow, Emily Carmichael
GENERE: azione, fantascienza, avventura
Colin Trevorrow torna dietro la macchina da presa del mondo jurassico con il preciso intento di unire tutti (o quasi) i nodi al pettine e dar vita alla degna ed "epica conclusione" di una saga che, quantomeno fino ad oggi, non ha mai davvero trovato una propria identità e, allo stesso tempo, uno spazio di rilievo all’interno di un panorama saturo di prodotti concettualmente e, talora, esteticamente simili tra loro. Purtroppo, questa degna ed “epica” chiusura non fa che ribadire e ricalcare in peggio tutte le problematicità, imperizie e mancanze di un progetto ancora anacronistico. La stessa esistenza di un film come Jurassic World - Il dominio è invero un inquietante miracolo. Non fosse per il fatto che, come si suol dire, i soldi chiamano soldi, non si spiegherebbe davvero secondo quale criterio una major come Universal abbia potuto dare il via libera, anzitutto, ad una sceneggiatura così stupida, vacua e confusionaria e, in seguito, ad un film che, oltre ad essere fuori tempo massimo in praticamente tutto, è un vero insulto all'intelligenza e al gusto dello spettatore medio.
Ha un che di inquietante, assurdo, anacronistico, il fatto che un film come Jurassic World - Il dominio, “epica conclusione” della trilogia jurassica multimiliardaria, inaugurata nel 2015 dal reboot omonimo di Colin Trevorrow, sia attualmente nelle sale assieme a Top Gun: Maverick.
Da un lato, abbiamo infatti una perfetta macchina di tensione, ritmo, adrenalina, dinamicità e intrattenimento. Un’esperienza multisensoriale e audiovisiva più unica che rara, che, assieme agli ultimi due Mission: Impossible, costituisce ora come ora l’avanguardia del cinema action - e questo, pur riferendosi ad un’idea pura e, per certi versi, primordiale ed elementare di azione. Dall’altro, invece, ci troviamo di fronte, probabilmente, al peggior blockbuster hollywoodiano degli ultimi dieci, quindici anni.
E, se avete ben presente la china discendente ed anonima che, nonostante un (in)spiegabile successo commerciale, ha preso, in questi sette anni, questa operazione di rilancio nostalgico del cult movie simbolo degli anni '90, siamo sicuri che non vi risulterà affatto difficile capire a quale descrizione si accordi il secondo (e ultimo?) film jurassico diretto da Colin Trevorrow.
Ebbene sì, dopo la parentesi - tanto lieta sotto il profilo dell’action, quanto disastrosa in termini prettamente narrativi - di Juan Antonio Bayona e de Il regno distrutto, Trevorrow torna alle redini del progetto di cui, sotto la benedizione di un cieco Steven Spielberg, è sempre stato un po’ il deus-ex-machina. E lo fa con il preciso intento di unire tutti (o quasi) i nodi al pettine e dar vita, di nuovo in qualità di regista, co-sceneggiatore (insieme ad Emily Carmichael) e produttore esecutivo, alla degna ed epica (ripetiamo) conclusione di una saga che, quantomeno fino ad oggi, non ha mai davvero trovato una propria identità e, allo stesso tempo, uno spazio di rilievo (se non per il già citato elemento finanziario) all’interno di un panorama saturo di prodotti concettualmente e, talora, esteticamente simili tra loro.
Purtroppo, come forse avrete già intuito, questa degna ed “epica” chiusura non fa che ribadire e ricalcare in peggio tutte le problematicità, imperizie e mancanze di un progetto oggi, come sopra, anacronistico. La stessa esistenza di un prodotto come Jurassic World - Il dominio è invero un inquietante miracolo: non fosse per il fatto che, come si suol dire, i soldi chiamano soldi, non si spiegherebbe davvero secondo quale criterio una major come Universal abbia potuto dare il via libera, anzitutto, ad una sceneggiatura stupida e confusionaria che potrebbe fungere, nelle scuole di cinema e screenwriting, da esempio concreto per mostrare “come non si scrive una sceneggiatura”, e, in seguito, ad un film che, oltre ad essere fuori tempo massimo in praticamente tutto, è veramente un insulto all'intelligenza e al gusto dello spettatore medio.
Un tentativo di amarcord à la Spider-Man: No Way Home, tuttavia confezionato nel peggior modo possibile. Un prodotto che rende un po’ meno impossibile il crossover con l’universo di Fast & Furious rumoreggiato l’anno scorso, giacché non fa altro che esserne la copia sputata, con qualche scontro fra dinosauri a gradire, giusto come solluchero e contentino per i fan e i piccoli spettatori. Una copia priva, tuttavia, di quel divertimento sguaiato e anarchico che contraddistingue le avventure di Dom e della sua familia, oltre che di una regia in grado di mantenere e perseguire una simile idea di action.
Dalla sua, infatti, Colin Trevorrow si limita ad inquadrare, nella maniera meno ispirata e coinvolta possibile, tutto ciò che passa di fronte all’obiettivo, indistintamente, sia esso un dinosauro terrificante o un Chris Pratt che offre il minimo indispensabile nel rianimare, per l'ennesima volta, un retaggio vecchio di settant’anni, così strizzando l’occhio ad una precipua della società statunitense ed, insieme, azzerando l’evoluzione che ha attraversato, negli ultimi anni, la figura dell’eroe maschile (misogino e maschilista) al cinema e nella serialità.
Non è possibile inoltre che, in un film che si rifà esplicitamente, o meglio, campa spudoratamente sull’eredità rivoluzionaria di Steven Spielberg e del suo Jurassic Park, l’unica, vera idea di cinema (thriller, in questo caso) arrivi a metà inoltrata e dopo sequenze sguarnite di quella tensione, quel coinvolgimento emotivo, quel pathos, quell’epicità promessa sin dalla locandina.
Sequenze, queste ultime, che, o tentano invano di rifare Jason Bourne attraverso coreografie svagate e puerili espedienti di messinscena, oppure cercano di rendere dinamico ed interessante un intreccio che, oltre ad essere un’accozzaglia di situazioni proverbiali e risvolti anti-drammatici, pare la bozza di una matricola al suo primo giorno di sceneggiatura.
A tal proposito, vi basti pensare ai personaggi umani - vecchi e nuovi - che sfilano di fronte ai vostri occhi durante queste due ore e venti di sequenze imbarazzanti e soluzioni talmente mediocri da invalidare la godibilità dell’esperienza.
Tralasciando il già citato Owen Grady di Chris Pratt, vi basti pensare allora alla Claire Dearing di una Bryce Dallas Howard mai così fastidiosa e inutile, di cui viene paventato un barlume di evoluzione, tuttavia prontamente smentita a favore di un istinto materno che chi scrive mai avrebbe pensato di rivedere nel 2022, rappresentato in un modo così retrivo, oltretutto. Oppure alla Maisie Lockwood di un’anonima Isabella Sermon, che avrebbe dovuto essere il cuore emotivo, morale ed umanitario della pellicola, prima di essere ridotta a mero espediente narrativo.
O, ancora, ai nuovi Ramsay Cole e Kayla Watts, ai quali è dedicato un breve momento che potrebbe aggiungere "razzista" alla lunga lista di aggettivi che ben definiscono Jurassic World - Il dominio; e al dottor Lewis Dodgson (ripescato dritto dal primo film di Spielberg), il villain inesistente e ridicolo interpretato da un Campbell Scott inspiegabilmente sopra le righe, fisionomicamente simile a Tim Cook, CEO di Apple - un tentativo infantile di far satira e/o denuncia?
Per non parlare infine della cifra nostalgica del pacchetto, ovvero dei tre protagonisti del primo troncone di franchise, qui riesumati nella parodia senile di loro stessi. Dunque di un Sam Neill che ci offre un’esclusiva anticipazione del prossimo Indiana Jones, di una Laura Dern a cui Trevorrow non rende mai davvero giustizia e di un Jeff Goldblum leziosissimo, trapiantato nel film direttamente dalla sua docuserie per National Geographic.
Ci sarebbe tanto altro da aggiungere e da dire a riguardo, per esempio, di una colonna sonora (nuovamente firmata da Michael Giacchino) che, in maniera del tutto discordante rispetto alle immagini, si sforza nel conferire al girato quel tono epico che evidentemente non possiede, oppure di una computer grafica che, per quanto è artificiosa e cacofonica, ci riporta indietro ai tempi de La minaccia fantasma (e qui l’amarcord, ahinoi, funziona), tuttavia ci sembra di aver già dedicato fin troppo spazio ad una pellicola che, come poi abbiamo già fatto in apertura, si potrebbe riassumere in un paio di frasi. Un'altra è questa: Jurassic World - Il dominio è la peggior cosa che potesse accadere ai dinosauri dopo il meteorite che li ha portati all’estinzione. To be continued...? Anche no, grazie. A nome nostro... e dei dinosauri.
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