TITOLO ORIGINALE: Morbius
USCITA ITALIA: 31 marzo 2022
USCITA USA: 1 aprile 2022
REGIA: Daniel Espinosa
SCENEGGIATURA: Matt Sazama, Burk Sharpless
GENERE: azione, fantascienza, drammatico, orrore
Terzo atto del Sony's Spider-Man Universe dopo i due Venom, Morbius di Daniel Espinosa porta sullo schermo un altro dei villain storici dell'Uomo Ragno, rendendolo smaccatamente buono, in un film sgangherato e sostanzialmente sbagliato, che vorrebbe essere molte cose (un horror, un action supereroistico, una detective story), ma che fallisce in ogni suo tentativo. Morbius è uno spreco, se non addirittura una messa in ridicolo di attori come Matt Smith, Jared Harris e Tyrese Gibson, tutti potenzialmente più bravi di un Jared Leto qui incapace di calcare le scene da assoluto protagonista, sempre e comunque apatico ed evanescente. Tanti sono i problemi della pellicola di Daniel Espinosa. Così tanti che il fatto di trovarci di fronte ad uno degli episodi più sconcertanti e vergognosi di pubblicità ingannevole è probabilmente il male minore.
Dal Superman di Richard Donner ad oggi, il filone del cinecomics ha fatto passi da gigante, si è evoluto, fatto più complesso e stratificato, abbracciato diversi stili, toni e generi, arrivando in certi casi a toccare le vette del grande cinema. A partire dai seminali Batman di Tim Burton, passando per i pruriginosi Spider-Man di Sam Raimi, fino a Sin City, la trilogia de Il cavaliere oscuro, Logan, Guardiani della Galassia, il dittico Avengers: Infinity War ed Endgame, il Joker di Todd Phillips: tante sono state le occasioni in cui questo filone, prima snobbato o ritenuto volgare, di bassa lega, infantile, è riuscito a mettersi in gioco, reinventarsi e richiamare a sé le attenzioni del dibattito pubblico, critico, finanche accademico.
Trasformazione, cambiamento, maturazione: tutti aspetti pronti a retrocedere al grado zero e ritrovare quelle sembianze vili, mediocri, scadenti di inizio millennio con Morbius di Daniel Espinosa, terzo inserto, dopo i due Venom, del Sony’s Spider-Man Universe, la versione made in Sony dell’idea di universo condiviso ed interlacciato targato Marvel Studios, dedicato appunto a personaggi, tendenzialmente malvagi o chiaroscurali, del mondo dell’Uomo Ragno.
Sia chiaro, a riportare indietro le lancette dell’orologio dei cinefumetti ci avevano già pensato i due già citati film sul simbionte alieno diretti da Ruben Fleischer e Andy Serkis. Ciò nonostante, Morbius fa qualcosa che i due colleghi non facevano: assolutamente nulla. Sì, avete letto bene. Laddove infatti i due Venom riuscivano quantomeno a suscitare qualcosa nello spettatore (poi, che fosse fastidio, stizza, disappunto o ribrezzo non ha alcuna importanza), al contrario, la pellicola di Daniel Espinosa sceglie e mantiene, dal primo all’ultimo minuto, la strada della più completa ed afona apatia, lasciando chi guarda totalmente indifferente rispetto a qualunque cosa gli si avvicendi davanti agli occhi.
E dire che, di per sé, Morbius - che, lo ricordiamo, racconta, a partire dagli albi a fumetti creati da Roy Thomas e Gil Kane, la storia di un brillante luminare, tale dottor Michael Morbius, che, per trovare una cura alla terribile malattia genetica che lo tormenta sin da quando era piccolo, decide di iniettarsi un siero di sua invenzione, che mischia il sangue umano con quello dei pipistrelli, diventando così un vampiro assetato di sangue - potrebbe, o meglio, vorrebbe essere molte cose: un action supereroistico, un horror sulla falsariga di Intervista col vampiro, una detective story che sposa i punti di vista e le indagini di due agenti di polizia che investigano su alcune strane morti per dissanguamento, attribuite inizialmente allo stesso dottore.
Peccato che non gli riesca bene neanche uno di questi suoi lati, tutti penalizzati, in primis, proprio dal lavoro autolesionista dello stesso Espinosa, qui alla stregua di un esordiente che, al prendere in mano la macchina da presa per la prima volta, decide - con l’aiuto di un complice (in questo caso, il direttore della fotografia Oliver Wood) - di provare, invano e senza motivo alcuno, ogni singolo capriccio virtuosistico che gli salta in mente, dando forma a sequenze prive di qualsivoglia tipo di logica iconografica, gusto estetico o garbo compositivo, in sintesi, sgangherate, trasandate, forzatissime.
Di conseguenza, l’action diventa niente più che una confusionaria sarabanda di effetti visivi posticci, usciti dritti dritti da un videoclip qualsiasi degli Iron Maiden, musiche che tentano di ridare al film quella gravitas e quel pathos impossibili anche solo da immaginare, e di un sonoro poco ispirato. L’horror si riduce invece ad una manciata di scene che ricorrono a qualche jumpscare per compensare un’idea didattica e puerile di orrore, nella quale peraltro la violenza non è mai mostrata esplicitamente, ma soltanto lasciata intuire e fatta percepire. I momenti da detective story (fortunatamente brevi ed indolori) rasentano infine un risibile e superficiale pressapochismo, fungendo spesso da utile collante ed inutile farcitura da parte di un montaggio martoriato ed instabile, al limite dello scandaloso, firmato dall’italo-americano Pietro Scalia (già montatore del più ispirato Ambulance di Michael Bay, nel quale proprio questo suo montaggio convulso e confuso riesce viceversa ad elevare il senso esperienziale e gli scopi emotigeni del film).
Il più grande peccato di Morbius, tuttavia, è lo spreco, se non addirittura la messa in ridicolo di alcuni attori. E non ci riferiamo tanto a Jared Leto, qui incapace di calcare le scene da assoluto protagonista, sempre e comunque smunto, anemico ed evanescente, sia nei panni di un malato terminale, sia in quelli da eroe (non antieroe o antagonista) aitante; quanto piuttosto ad un Matt Smith tremendamente sottostimato, relegato all’interpretazione di uno dei personaggi più insopportabili, inesistenti e ridicoli degli ultimi anni, ad un Jared Harris messo in disparte dopo i primi minuti e poi pretestuosamente ritrovato, e ad un Tyrese Gibson in evidente difficoltà in un ruolo impossile da risanare.
Come avrete già intuito, tanti sono i problemi di Morbius, non ultimo una sceneggiatura che non sembra altro che un pretesto per arrivare alle due sequenze mid-credit, che gira a vuoto su sé stessa, povera, spoglia, noiosa, senza aver una direzione ben precisa verso cui puntare, che, man mano che prosegue nella sua corsa, dimostra, in maniera sempre più evidente, una disarmante scarsezza di idee, soluzioni, guizzi. Talmente tanti sono i problemi del film di Daniel Espinosa, ché il fatto di trovarci di fronte ad uno degli episodi più sconcertanti e vergognosi di pubblicità ingannevole è probabilmente il male minore.
Per citare la recensione di Gabriele Lingiardi, "sembra proprio che l’unico vero vampiro del film non sia Morbius, ma il team dietro a questi film sui villain dell’Uomo Ragno. C’è un’arteria ricca di sangue che li nutre e li tiene in vita: quella del successo del Marvel Cinematic Universe e della luce riflessa che gli permette di vivere di rendita dando il minimo".
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