TITOLO ORIGINALE: Love, Victor 2
USCITA ITALIA: 18 giugno 2021
USCITA USA: 11 giugno 2021
PIATTAFORMA/CANALE: Disney+
GENERE: dramma adolescenziale, sentimentale
N. EPISODI: 10
DURATA MEDIA: 25-30 min
Victor Salazar deve affrontare le conseguenze della propria scelta, dopo aver rivelato ai genitori la propria omosessualità.
Giunta alla sua seconda stagione, Love, Victor è chiamata a fare i conti con gli effetti che due, apparentemente innocue parole ("sono gay") possono avere su un contesto familiare estremamente conservatore e reazionario. Ma non dubitate: questa seconda serie di puntate si rivela fin da subito come la naturale, coerente e perciò lodevole evoluzione di ciò che, di già encomiabile, si fregiava la prima iterazione dello show. Love, Victor 2 è un prezioso manuale su come si possa educare anche attraverso un racconto audiovisivo, senza però correre il rischio di suonare scolastici od impersonali. Un prodotto sentito ed utile che risplende nella scrittura di personaggi come Armando ed Isabel Salazar, i genitori di Victor, e del loro dramma di riflessione, comprensione ed individuale rivalutazione dei propri ideali e nel fondere quello che potrebbe apparire come il classico ricettario tematico della recente tradizione teen drama con una personalità ed un'unicità, di cui principale promotore è un collettivo di personaggi autentici e narrativamente puri, il quale - anche e soprattutto per merito di interpretazioni convincenti e sempre centrate - sembra quasi godere di vita propria. Semplicemente, uno dei migliori prodotti televisivi attualmente in circolazione.
Per noi, pubblico italiano sono passati poco meno di due mesi (per quello americano, praticamente un anno) da quando, nell’ultimo episodio della prima stagione, il nostro Victor si è fatto coraggio, non arrendendosi alla paura e all’incertezza, e ha rivelato la sua omosessualità ai genitori e alla sorella Pilar.
Un finale, quest'ultimo, che innalzava le aspettative e faceva ben promettere per il futuro dello show e per quella che, a tutti gli effetti, è la sua seconda stagione, che, superata la fase di ricerca e consapevolezza di sé stessi, è chiamata quindi a fare i conti con le conseguenze e con gli effetti che due, apparentemente innocue parole ("sono gay") possono avere su un contesto familiare estremamente conservatore e reazionario come quello dei Salazar.
Ma, fortunatamente per lei, la seconda stagione di Love, Victor non è soltanto questo, anzi queste nuove dieci puntate sono la naturale, coerente e perciò lodevole evoluzione di ciò che, di già encomiabile, si fregiava la prima iterazione. In questo rientra anche l’approfondimento di tutti quegli elementi appena accennati precedentemente - i quali, in questa stagione, la fanno inconfutabilmente da padroni - e l’introduzione di tematiche che esulano dal mero ambito sessuale.
Love, Victor 2 non sarà solo le conseguenze e gli effetti di “sono gay”, ma c’è anche da dire che è proprio nella gestione dell’elaborazione della notizia da parte di Armando ed Isabel, i genitori di Victor, e nella scrittura di questi ultimi e delle loro storyline che la seconda stagione del serial Hulu tocca i suoi massimi vertici.
In questo dramma di riflessione, comprensione e di individuale rivalutazione dei propri ideali, specie quelli latenti e di natura socio-familiare, stupisce quindi la reazione di Armando, il tipico maschio alpha, il quale accetta Victor ad occhi chiusi, per quello che è, mettendo da parte il proprio machismo e condividendo la propria esperienza all’interno di Parents, Families and Friends of Lesbians and Gays (abbreviato Pflag), un’associazione no-profit realmente esistente che si impegna nel consapevolizzare ed aiutare genitori, amici e conoscenti a comprendere ed accettare la “nuova” sessualità ed identità di genere dei propri cari.
Ben più interessante è però l’arco di Isabel a cui è possibile ascrivere in pieno quel “harder, better, stronger” del titolo, dal momento che quest’ultima, inizialmente restia, ottimista che quello di Victor sia “soltanto un periodo” e che esista una soluzione per “riportarlo sulla retta via”, talora quasi detestabile, ma in fondo comprensibile; sarà chiamata, visto il profondo amore che nutre per suo figlio (che esprime, in maniera semplicissima, ma estremamente sentita, in uno dei momenti migliori della serie), a rivedere in pieno la propria concezione di fede e di rispetto per i precetti della Chiesa e della Bibbia, capendo inoltre che quest’ultima “può essere interpretata in molti modi” e che il suo è quello che prevede l’amore di e per Victor, nonostante la sua omosessualità.
È infatti nei momenti che coinvolgono Isabel e il prete della chiesa frequentata dai Salazar, padre Lawrence, che la serie incarna appieno quella maturazione particolarmente tangibile durante questi dieci episodi; e che Hulu e dunque Disney stessa (ricordiamo infatti che Hulu fa parte del suo gruppo societario) scaglia un attacco forse non proprio diretto, ma comunque forte al cattolicesimo e alla Chiesa romana.
“Pensi che Dio si occupi di fornire scappatoie?”, così, nel quinto episodio (il più importante di questa seconda stagione), il prete - il quale viene raccontato e rappresentato in maniera forse un po’ troppo pretestuosa e faziosa, ma comunque utile a lanciare un messaggio ed una denuncia forti - definisce la sessualità e l’importante decisione presa da Victor in merito alla sua vita e al suo futuro.
Una decisione che, per la dottrina e i dettami del cattolicesimo, lo porterà al peccato, alla dannazione, all’inferno; che, a quanto pare, non è contemplata dall’amore di Dio, nonostante si dica ripetutamente, anche nelle stesse scritture, che Dio è sostanzialmente amore. Esistono quindi amori primari e secondari agli occhi di Dio, della sua grazia e, appunto, del suo amore? O forse tutte queste avversità sono soltanto il frutto di secoli di interpretazioni convenienti, speciose, fuorvianti ed essenzialmente sbagliate dei testi sacri?
Interpretazioni che, con gli anni, hanno attecchito e hanno dato vita a contesti sociali e familiari prettamente tradizionalisti e benpensanti, come quelli di Victor e del coetaneo Rahim, ottima e convincente new entry che permette alla serie di indagare, seppur superficialmente, un ulteriore ambiente religioso e domestico, essendo egli un iraniano musulmano omosessuale (ciò nonostante, la reazione dei suoi genitori al suo coming out vi stupirà).
Quella dell’omosessualità in relazione alla religiosità, al machismo e all’integralismo è però soltanto una delle tematiche che Love, Victor 2 riesce a toccare o (in questo caso specifico) a sviluppare con la medesima delicatezza e sensibilità che già contraddistingueva la componente argomentativa della scorsa stagione. Tale “delicatezza e sensibilità” non è però sinonimo di rassegnazione o sottomissione ad un mondo, ad una realtà e ad un presente che, in qualche caso, hanno bisogno di un cambiamento e di un’evoluzione, che - perché no - possono passare anche attraverso la rappresentazione e la rappresentanza di un teen drama apparentemente mite e convenzionale (formalmente e in termini di messa in scena potrebbe anche essere così), ma capace di intercettare l'attualità ed instillare, con coscienza e grande senso della caratterizzazione, dubbi e riflessioni mai scontate.
Specie se considerato all’interno del proprio filone di appartenenza, se paragonato ai suoi, mediocri colleghi, e considerato che si tratta fondamentalmente di un prodotto rivolto ad un pubblico di adolescenti e giovani adulti, Love, Victor è un prezioso manuale su come si possa educare anche attraverso un racconto audiovisivo, senza però correre il rischio di suonare scolastici od impersonali.
Alcolismo, schizofrenia, depressione, traumi infantili, rapporti familiari complicati o estesi, sesso (inteso sia come orientamento, sia come atto in sé, con tutti gli annessi e connessi), rinnovamento dei canoni tipici del filone adolescenziale, religiosità, autolesionismo (soprattutto psicologico), l’omosessualità nelle sue varie sfumature e modi di sentire ed essere, il coming out di un figlio come opportunità per psicanalizzare e ragionare sulla propria vita, sulla propria natura, sulle proprie scelte e, addirittura, sul proprio matrimonio: questi sono solo alcuni degli argomenti facenti parte del vastissimo mosaico tematico di Love, Victor.
Motivi che ai più potranno apparire come il classico ricettario della recente tradizione dei teen drama, socialmente più impegnata e dialetticamente più matura. Il che potrebbe anche essere vero, se solo non si considera la personalità, l’indole e l’unicità di cui questa trattazione e queste tematiche arrivano a beneficiare, una volta prese in mano da Elizabeth Berger, Isaac Aptaker e dal team di sceneggiatori dietro questi venti episodi complessivi e, dunque, vissute da personaggi che, da quanto sono autentici e narrativamente puri, specialmente in questa seconda stagione - ancor più che nella scorsa -, sembrano godere di vita propria, di un'esperienza che gentilmente offrono al nostro sguardo e a quello della mdp, nonché di un'esistenza che, in qualche modo, riesce a stagliarsi oltre il medium televisivo e i 20/30 minuti della singola puntata.
Questo effetto e questa magia non sarebbero però neanche lontanamente plausibili se, ad interpretarli, questi personaggi, non fosse un cast azzeccatissimo, sempre e comunque in parte, sulle cui spalle grava pertanto non solo il funzionamento e la massima espressione delle potenzialità affabulatorie del serial, ma anche e soprattutto la sua riuscita e il suo successo.
Amare, intrattenersi e seguire con passione e curiosità le vicende di Victor & co. è semplicissimo: basta provare simpatia per i propri personaggi e lasciarsi accompagnare dagli attori che ne vestono i panni e a cui prestano i propri volti e la propria espressività. Così come è facile innamorarsene, è però altrettanto immediato il contrario.
Dal canto nostro, vi basti sapere che consideriamo Love, Victor come uno dei prodotti televisivi migliori, più divertenti, sentiti e (anche se pensiamo che nessun prodotto audiovisivo debba essere utile per definirsi valido) utili attualmente in circolazione. Come affermato in chiusura della recensione della prima stagione della serie, "un presente, un mondo e una realtà del genere sono la cartolina di un oggi che ha bisogno di Love, Victor e simili, ancor prima che come via e orientamento di un filone televisivo, come forma di consapevolezza e consapevolizzazione, cosicché si possa intraprendere realmente quel percorso progressista tanto sbandierato e professato, ma in fin dei conti solo di copertina". Di cos’altro avete bisogno e cos'altro dobbiamo scrivere per convincervi ad iniziarla?
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