TITOLO ORIGINALE: Extraña forma de vida
USCITA ITALIA: 21 settembre 2023
USCITA SPA: 26 maggio 2023
REGIA: Pedro Almodóvar
SCENEGGIATURA: Pedro Almodóvar
CON: Ethan Hawke, Pedro Pascal, Manu Ríos, Pedro Casablanc, Sara Sálamo
GENERE: western, sentimentale, drammatico
DURATA: 30 min
DISPONIBILE SU: Mubi
Presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2023
Co-prodotto insieme ad Yves Saint Laurent, Strange Way of Life è il secondo cortometraggio in lingua inglese del maestro del melodramma e del deseo Pedro Almodóvar, in cui e grazie a cui questi mette in scena una passione rifiutata, un amore non perseguito, una delusione indomata: il non aver diretto I segreti di Brokeback Mountain. Lo fa in un western rivoluzionario non tanto nell'iconografia e nella mitologia, quanto piuttosto nel far coincidere e, per certi versi, sostituire l'orizzonte etico-morale con uno sentimentale.
Che strane, bizzarre operazioni sono i due cortometraggi in lingua inglese di Pedro Almodóvar! Allo stesso tempo: lavori miniaturistici, di sintesi, esercizi di stile, affermazioni e rinnovamenti di quella che potremmo definire una vera e propria griffe almodóvariana, coincidente con la sua casa di produzione, emblematica già dal nome, El Deseo. Ma anche e soprattutto prodotti che sembrano quasi studi preliminari, soggetti da ampliare, sviluppare ed espandere successivamente nella forma di lungometraggi, e che, anche quando - come nel caso di The Human Voice con Tilda Swinton, dall'omonimo monologo teatrale di Jean Cocteau - sono trasposizioni e traduzioni di testi pensati, creati e scritti da altri, il cineasta spagnolo riesce a rendere al pari di una creatura integralmente sua. Merito che è da riconoscere, in primis, al lavoro ormai disinvolto di dissezione e rilettura attraverso e secondo la lente delle proprie ossessioni filmiche e tematiche e le proprie corde emotive, e di fagocitazione e remix in una miscela al contempo classica e modernissima di generi, estetiche, intuizioni, mondi artistici paralleli, che solo lui sembra in grado di maneggiare con cura, eleganza e successo.
Mondi paralleli come quello della moda, con cui Almodóvar ha sempre intrattenuto un lungo flirt ed uno stretto legame, e per il quale, di frequente, ha funto da ispirazione. Tant'è che non era del tutto improbabile attendersi, prima o poi, una collaborazione con un brand, un sodalizio con una maison. È questo il caso proprio di Strange Way of Life, co-prodotto insieme alla Yves Saint Laurent di Anthony Vaccarello. Un nuovo corto che, seppur ispirato dall'omonima canzone della cantante di fado portoghese Amália Rodrigues, diversamente dal predecessore, parte invece da un soggetto del tutto originale. O quasi.
Difatti, per inquadrare al meglio quest'ultimo film all’interno della filmografia almodóvariana, è bene conoscere un antefatto, un pregresso, che affonda le proprie radici nella sua biografia artistica, più precisamente in un lavoro mancato, in un film che egli avrebbe voluto, ma alfine non volle, suo malgrado, dirigere. Stiamo parlando, come forse saprete già, de I segreti di Brokeback Mountain, la cui regia, prima di passare definitivamente nelle mani di Ang Lee (che lo portò fino agli Oscar), fu proposta al cineasta spagnolo, il quale accarezzò l’idea ed iniziò a lavorarci. Purtroppo però, la Focus Features (casa di produzione della pellicola) ammise che non sarebbe riuscita a portare fino in fondo la visione di Almodóvar, poiché troppo esplicita ed ardita, al che questi avrebbe deciso di rifiutare l’incarico. Il resto, come si suol dire, è storia. Ciò nonostante, la delusione non si è mai sopita, anzi è rimasta cocente e vivissima nel regista spagnolo, che successivamente avrebbe dichiarato che, fra tutte le proposte fattegli da Hollywood, quella era forse l’unica che si era pentito di aver declinato.
Ecco allora che Strange Way of Life assurge quasi a riflesso di quella passione rifiutata, di quell'amore non perseguito, di quella delusione indomata. Ad opportunità di assistere quantomeno ad un assaggio di quello che presumibilmente sarebbe stato il suo I segreti di Brokeback Mountain. O, ancora meglio, ad una sorta di seguito maturo, sul viale del tramonto - in accordo con l'età e la maturazione dello stesso Almodóvar - di quella storia e di quella passione vivificata dal fuoco della giovinezza. Salvo che, al posto di Heath Ledger e Jake Gyllenhaal, troviamo Ethan Hawke e Pedro Pascal.
I due interpretano qui una coppia di pistoleri ed ex-amanti che si ritrovano, per caso (o forse no), dopo 25 anni. Uno è diventato lo sceriffo di una piccola cittadina, l’altro è rimasto un mandriano con un figlio scapestrato e, qualcuno sostiene, addirittura omicida. Nonostante i loro corpi abbiano perso il vigore e il guizzo di un tempo, il loro amore non si è mai estinto, ma solo raffreddato e, poche ore dopo essersi ritrovati, condividono una notte insieme. Al loro risveglio, tuttavia, i fantasmi e i ricordi delle scorribande passate si ripresentano alla porta e, allo stesso tempo, sorgono i dubbi in merito al vero motivo di questa loro rimpatriata. Da qui, parte un conflitto che li porterà infine a riconsiderare la possibilità di una vita insieme, nel segno cionondimeno di un’ambiguità e di uno scacco morale non da poco.
Eppure, quantomeno dal punto di vista concettuale e produttivo, come già anticipato sopra, ambiguo, Strange Way of Life, lo è ben poco. Trattasi infatti di un racconto perfettamente irregimentato nei cliché e nei canoni del western. Di un bignamino di tutte le sue diverse manifestazioni, incluso lo spaghetti-western leoniano (che Almodóvar omaggia neanche troppo sottilmente nella scelta dell’inconfondibile regione dell’Almería come location, nell’inizio e in qualche riferimento visivo), e la stessa componente queer-amorosa che, come ricorda Pier Maria Bocchi, il "genere macho per eccellenza” ha contemplato in modo più o meno visibile sin dai tempi de Il fiume rosso di Howard Hawks e de Gli implacabili di Raoul Walsh, fino ad arrivare a tentativi più recenti come Dead Man, lo stesso Brokeback Mountain, Il potere del cane e Lonesome. Senza parlare poi di quello che Andy Warhol fece, in materia fotografica, col ritratto Double Elvis, immagine celebre, soprattutto nella cultura LGBT, citata palesemente dalla locandina.
Ambigua, semmai, è la vera e più profonda rivoluzione di Strange Way of Life, quella che si trova - se si ha voglia di cercare - sotto la patina slavata e kitsch (con gusto però e comunque sensuale!) da telenovelas, da melodramma o, meglio, da almodramma da camera in set prefabbricati, dietro il classicismo stilistico che detta scelte di montaggio quali la dissolvenza a nero prima della consumazione di un rapporto; ed infine dietro l’apparente poca ambiziosità, il poco coraggio e il poco slancio generale di un’operazione commerciale travestita da corto d’autore (e viceversa), studiata a tavolino e di fatto impeccabile, con l'obiettivo di promuovere la nuova collezione di Yves Saint Laurent (che firma anche i costumi). Stiamo parlando del modo in cui Almodóvar fa coincidere e, per certi versi, sostituisce l’orizzonte etico-morale, intrinseco ai territori del western, con uno sentimentale, e dalla scelta di affidare questo dilemma ai non-detti, alla liturgia, al significato sintomatico dei gesti e degli sguardi - anch'essi, cardini imprescindibili della grammatica del genere.
Ciò detto, malgrado la limpidità semantica dell’immagine che accompagna i titoli di coda - la quale pone questo corto in un flusso, logico e discorsivo, coerente con The Human Voice, sui recinti e i limiti a cui ci sottoponiamo nelle questioni di cuore e che frenano le nostre nature più selvagge, passionali e in questo umane - e a dispetto dell’affiatamento ipnotico e trascinante di due meravigliosi Ethan Hawke e Pedro Pascal, Strange Way of Life lascia un po’ con l’amaro in bocca.
Risulta in fin dei conti, e ben più del corto con Tilda Swinton, quasi un pitch per un lungometraggio futuro o, addirittura, per una serie televisiva. Un progetto decisamente meno riuscito e compiuto. Il piacere, magari minore, di un Almodóvar comunque riconoscibile, specie nel modo in cui esprime il suo irrinunciabile deseo. Ma pur sempre un piacere.
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