TITOLO ORIGINALE: Watcher
USCITA ITALIA: 7 settembre 2022
USCITA USA: 3 giugno 2022
REGIA: Chloe Okuno
SCENEGGIATURA: Chloe Okuno, Zack Ford
GENERE: thriller
Dopo il grande successo di pubblico e critica negli States, Watcher, l'esordio al lungometraggio di Chloe Okuno approda anche nelle sale italiane. Maika Monroe è la protagonista di un thriller di chiara ispirazione hitchcockiana, come il recente La donna alla finestra. Ciò nonostante, la pellicola di Okuno è più del solito rifacimento de La finestra sul cortile, grazie ad un elemento linguistico capace di rendere quantomeno originale il tentativo di Watcher e di conferire alla trama thriller un nuovo ed ulteriore strumento tensivo dai risultati inaspettatamente efficaci. Malgrado qualche difetto, bisogna riconoscere a Watcher il pregio di non perdersi in futili citazioni e flirt cinefili con l’originale hitchcockiano, preferendo viceversa concentrarsi sull’agilità dell’intreccio e della sua misurata messa in scena.
Il rischio che Watcher, esordio al lungometraggio della losangelina Chloe Okuno (già co-regista di V/H/S/94), fosse l’ennesima (ed inevitabilmente inferiore) riproposizione de La finestra sul cortile c’era eccome.
Basterebbero già solo il titolo e la sinossi - una ragazza americana si trasferisce a Bucarest col marito e nota di essere osservata da un uomo della palazzina di fronte alla sua - per temere una pellicola che usa la vista, il vedere, l’atto fondativo del gesto cinematografico, come banale elemento di un altrettanto banale metafora meta-testuale.
Ebbene, quella strada, Watcher non la intraprende nemmeno, ma anzi sviscera - seppur non nella profondità ed intensità che chi scrive avrebbe voluto - qualcosa che, non solo riesce a rendere questo tentativo di psycho-thriller hitchcockiano un minimo originale, ma che è addirittura capace di arricchire il meccanismo tensivo congegnato da Okuno - quest’ultima, anche autrice della sceneggiatura insieme a Zack Ford.
D’altronde, è proprio questo stesso qualcosa ad inaugurare la pellicola, che ha infatti inizio con una sequenza di dialogo in un taxi nella quale grande importanza è conferita all’aspetto linguistico. Infatti, Julia, la ragazza americana di cui sopra, il rumeno (e dunque le parole dell’autista) non lo comprende e necessita che il marito (di discendenze rumene) le faccia da traduttore.
Questo ingrediente di incomprensione e incomunicabilità, che si traduce anche in un generale senso di solitudine e spaesamento, Okuno e Ford lo inseriscono man mano nella trama thriller che si sviluppa quale ulteriore strumento tensivo dai risultati inaspettatamente efficaci: il fatto di essere una straniera in un paese straniero e la consapevolezza di non poter chiedere aiuto, poiché incapace di comunicare con la gente del posto, accresce invero la percezione di soffocamento e angoscia già data dal “semplice” voyeurismo ed annesso stalking di un uomo misterioso.
Unitamente a ciò, Watcher si rivela essere un esperimento per lo più riuscito anche per il curioso connubio di scenografia, fotografia, toni e atmosfere. Infatti, gran parte del fascino, ma anche dell’effetto disorientante del mistero immaginato da Okuno e Ford sono dati da una Bucarest che riscopre il proprio lato più metropolitano ed inquietante, quasi fosse una New York invernale, e che la fotografia di Benjamin Kirk Nielsen rende spoglia, glaciale ed immobile, con le sue profondità, i suoi angoli bui, squallidi e criminosi. Al contempo, il racconto di Julia è messo in scena e trasposto con il metodo, la ratio, il respiro e il ritmo di un grande thriller europeo (si pensi a L’inquilino del terzo piano oppure a Frantic di Roman Polanski), se non addirittura scandinavo (come, ad esempio, Uomini che odiano le donne).
Percezione, quest’ultima, solo accentuata dalla presenza di una Maika Monroe (già vista nell’ottimo It follows) nel cui sguardo e movenze si gioca tutta la partita del coinvolgimento e dell’affabulazione dello spettatore. La stessa Monroe e il suo personaggio, del resto, ricordano un po’ una Lisbeth Salander in erba, prima delle versioni ed interpretazioni di Noomi Rapace e Rooney Mara.
E, a proposito di coinvolgimento ed affabulazione, forse il merito più importante di Watcher è proprio il suo riuscire comunque, pur trattandosi di una storia vista e rivista (talora pure meglio), a disarmare lo spettatore, a renderlo insicuro di ciò che lo circonda nel buio della sala, a prenderlo in contropiede ed infine a divertirlo ed intrattenerlo con sequenze di grandissima tensione, che raggiungono i propri scopi solo ed esclusivamente per un utilizzo corretto e funzionale - più che propriamente originale o sperimentale - del linguaggio cinematografico.
Un montaggio precisissimo e ritmato, una colonna sonora che tinteggia bene le situazioni, interpretazioni (tra cui è d'obbligo citare anche quella di un azzeccatissimo Burn Gorman) che riescono a fornire, senza troppi artifici, un giusto appiglio allo spettatore, ed una fotografia pratica e con alcune idee molto buone, sono tutto ciò che basta a Watcher - e ad una Chloe Okuno, che riesce, dal canto suo a tenere saldamente le sorti della vicenda e del proprio meccanismo tensivo - per invitare, deliziare ed assorbire chi guarda in un abisso paranoide.
Uno, che, a differenza del recente La donna alla finestra, non si perde (alleluia!) in futili citazioni e flirt cinefili con l’originale hitchcockiano (e che, così facendo, dimostra di conoscere bene i rischi di simili parallelismi e confronti, seppur soltanto di natura ossequiosa), ma che viceversa preferisce concentrarsi sull’agilità e praticità dell’intreccio e della sua misurata messa in scena.
Poi, sì, per i più smaliziati, i diversi risvolti della vicenda potranno risultare prevedibili, forse pure troppo, ed Okuno e Ford magari sbagliano ad introdurre un discorso femminile e femminista che appare, alla fin fine, pretestuoso ed inconcludente. Questo però non impedisce a Watcher di porsi quale onesto ed elegante divertissement estivo; quale traccia futura per tutti quegli apparentemente immarcescibili remake (non dichiarati) di Hitchcock e della sua finestra sul cortile.
E poi diciamolo, se siete andati o andrete al cinema aspettandovi Hitchcock, Polanski, Argento o chi per loro, il problema non è tanto del film, ma piuttosto vostro.
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