TITOLO ORIGINALE: Bla Bla Baby
USCITA ITALIA: 7 aprile 2022
REGIA: Fausto Brizzi
SCENEGGIATURA: Mauro Uzzeo, Herbert Simone Paragnani, Paola Mammini, Fausto Brizzi
GENERE: commedia
Salvo una premessa assurda, ma indiscutibilmente intrigante, Bla Bla Baby di Fausto Brizzi (Notte prima degli esami) è una commedia del tutto convenzionale. Anzi, il film si disfa ben presto di quel segno fantastico che gli avrebbe senz’altro giovato, tradendo così quella fetta di pubblico - i più piccoli - a cui avrebbe potuto facilmente rivolgersi, e si butta invece sui soliti e polverosi luoghi comuni da rom-com televisiva, per poi cercare di recuperare terreno in extremis con una trama improbabile da heist movie complottista che richiede sin troppo ai propri attori e alla propria macchina cinematografica. Un grande spreco di attori e di un'ottima idea di partenza.
Avete presente Senti chi parla, Baby Birba, Kindergarten Cop, What Women Want o, anche solo, i due recenti Baby Boss? Bene, perché saranno proprio loro i film su cui vi ritroverete a rimuginare durante la visione di Bla Bla Baby di Fausto Brizzi (Notte prima degli esami, Maschi contro femmine, Poveri ma ricchi), che, con questa avventura per famiglie che strizza l’occhio ai ben più fortunati modelli d’oltreoceano, si riconferma uno dei registi più commerciali e “ammerigani” della nostra commedia.
Protagonista è un Alessandro Preziosi contraddittorio: acculturato ma puerile, smart ma evidentemente old, dongiovanni ma anche bambinone dal grande cuore; nel ruolo di un bidello, Luca, impiegato nell’asilo aziendale di un’importante società high-tech, la Greenlight, capeggiata dal brillante e troppo perfetto Mattia De Bortoli (un Cristiano Caccamo credibile sì e no). Un posto umile, faticoso, ma ben rispettato, fornitogli dal migliore amico e coinquilino Ivano (un Massimo De Lorenzo in parte), geniale, ma goffo capo della sezione ricerca proprio alla Greenlight, innamorato da sempre dalla bidella Celeste (una Maria Di Biase che è sempre un po’ Katia Follesa).
Un posto dove le giornate sono scandite regolarmente dai motteggi sprezzanti della maestra Doriana (una Chiara Noschese irresistibile, che, proprio per questo, rischia di sopraffare tutto il resto) e dai numerosi tentativi di comprendere e tenere a bada i piccoli marmocchi, a dir poco spietati ed estenuanti. Ecco, proprio alla fine di una di queste giornate tutte uguali, il nostro sottrae da uno degli armadietti e mangia per errore un omogeneizzato “contaminato”, che gli dona un vero e proprio superpotere: poter capire e saper parlare la lingua dei neonati, che Luca scoprirà essere intelligentissimi, anche più degli adulti stessi.
Questa è l’assurda ma indubbiamente accattivante premessa da cui prende il via Bla Bla Baby. E tanto vi basterà tenere a mente durante la visione. Infatti, nonostante un elemento di trama che persegue nel recente viraggio fantastico ed eccezionale (di matrice hollywoodiana!) di molte delle nostre commedie, lo sviluppo che lo stesso Brizzi, insieme a Mauro Uzzeo, Herbert Simone Paragnani e Paola Mammini in sceneggiatura, dà all’intreccio di questa sua ultima commedia, purtroppo, è quanto di più convenzionale.
L’elemento fantastico che, unito ad un lavoro sugli effetti visivi dai risultati altalenanti, ma innegabilmente interessante e raro per il nostro cinema, avrebbe potuto fare della pellicola la definitiva consacrazione di una nuova via, oltre quella tradizionale della commedia all’italiana (portata avanti con ottimi risultati da Riccardo Milani), in direzione di una commedia, al contrario, più frizzante, commercialmente appetibile, lontana dai soliti campanilismi. Un po’ come fu Notte prima degli esami rispetto alla successiva nostalgia e al recupero massiccio degli anni ‘80.
Peccato che Brizzi si fermi proprio agli anni ‘80, se non addirittura prima, e che dunque Bla Bla Baby si disfi ben presto di quel segno fantastico (nel senso di fantasy, di straordinarietà), di tutto quell’incanto e quella magia che gli avrebbero senz’altro giovato. Ecco quindi che la pellicola tradisce quella fetta di pubblico, i più piccoli, da sempre ignorata dal cinema italiano e a cui avrebbe potuto facilmente rivolgersi, buttandosi invece sui soliti e polverosi luoghi comuni da rom-com televisiva - con gag e battute che scelgono sempre la via più facile e scontata per ottenere la risata ed un Preziosi splendido e sornione che ci prova con una Matilde Gioli che funziona a tratti, nei panni della madre di uno dei bambini che accudisce, impiegata come traduttrice alla Greenlight e amante segreta del capo -, salvo poi cercare di giustificarsi e recuperare terreno in extremis con una trama più che puerile ed improbabile da heist movie complottista che richiede sin troppo ad un attore come Cristiano Caccamo e alla stessa macchina cinematografica.
Più ci si avvicina alla conclusione, più quella curiosità e quell’interesse che accompagnavano i primissimi minuti, durante i quali sembrava quasi che Brizzi volesse dar vita ad un film di supereroi tutto suo, alla bambini vs adulti, con tanto di superpoteri dei neonati che mettono in super difficoltà i grandi; è possibile ritrovarli giusto nei baby interpreti, la cui tenerezza ibrida diventa l’unico incentivo a non abbandonare la sala prima del dovuto.
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