TITOLO ORIGINALE: After We Fell
USCITA ITALIA: 28 ottobre 2021
USCITA USA: 30 settembre 2021
REGIA: Castille Landon
SCENEGGIATURA: Sharon Soboil
GENERE: drammatico, sentimentale
PIATTAFORMA: Amazon Prime Video
After 3 non nasconde segreti, è esattamente come ci si aspetterebbe: un film superficiale, imbarazzante sotto quasi tutti i punti di vista, ridondante, ancor più pesante e monotono del predecessore, talmente erotico che non ecciterebbe neppure un ninfomane, fintamente provocatorio, moralmente diseducativo, nonché inconsapevole dei concetti che sta subliminalmente veicolando, spettacolarizzati, al proprio target di riferimento principale. Un prodotto vecchio, ignaro dell'attuale stato di salute del proprio filone di appartenenza e, proprio per questo, potenzialmente incapace di avere un appeal ed una carica propulsiva sul mercato, non fosse per la fama e tutto ciò che il ciclo di romanzi si porta appresso.
Dialoghi di cattivo gusto, un ritmo inesistente, personaggi completamente disfunzionali, relazioni sempliciotte, una regia e fotografia anonime, una messa in scena scontata ed interpretazioni pessime sono solo la ciliegina sulla torta in After 2, il secondo capitolo della fortunata saga di trasposizioni tratte dai romanzi di Anna Todd. Dietro il velo da teen drama “sensuale e spinto”, la pellicola nasconde un approccio tremendamente superficiale e diseducativo a tematiche sociali attuali come la possessione, le relazioni tossiche e la dipendenza. Un pastone noioso e anti-climatico che non lascia alcuna traccia di sé nella mente dello spettatore.
Così, nel settembre dell’anno scorso - mentre il film in questione batteva ogni record al botteghino pandemico -, chi scrive riassumeva il proprio giudizio sulla seconda iterazione di una delle saghe più brutte ed offensive che sia mai approdata sugli schermi cinematografici, tratta a sua volta da uno dei fenomeni letterari più (in)comprensibili da quando è stata inventata la carta stampata. Va bene, forse stiamo esagerando un pochino. Ad ogni modo, si dà il caso che, mentre gli esercenti erano letteralmente al settimo cielo alla sola vista di sciami di teenager urlanti che invadevano le loro sale, chi, come noi, aveva il compito di scrivere una manciata di righe su quello che avevano avuto il (dis)piacere di vedere, era impegnato nel pensare ad articoli che non fossero solo ed unicamente un futile “sparare sulla croce rossa”. Dobbiamo essere sinceri: a distanza di poco più di un anno, non siamo proprio sicuri di essere riusciti veramente nell'impresa…
Ciò nonostante, eccoci qui, puntuali come un orologio svizzero, a parlare nuovamente di una delle storie che più sembrano appassionare le giovani platee italiane, insieme a Squid Game. Più precisamente, del suo terzo capitolo che, da noi, in via tanto eccezionale, quanto inspiegabile, tradisce la sala - a dispetto degli esercenti che stavano già pregustando i sold-out a capienza piena - ed esce in esclusiva streaming per gli abbonati di Amazon Prime Video.
Questa volta però, la promessa di “non sparare sulla croce rossa” si traduce in un impegno abbastanza arduo. Ci vorrebbe infatti soltanto del grande coraggio a non farsi prendere la mano, mentre si guarda e giudica quanto proposto da Castille Landon (che sostituisce altrettanto rovinosamente Roger Kumble in cabina di regia) e dalla traduzione che, del libro della Todd, ne fa Sharon Soboil.
Perché After 3 non è solo un film superficiale, produttivamente discontinuo [cambiano invero alcuni attori, di certo non biasimiamo chi ha scelto di abbandonare la nave], imbarazzante sotto quasi tutti i punti di vista, eccezion fatta forse per la colonna sonora non originale: una playlist che ben si adatta alle situazioni presentate; ripetitivo nel senso che potremmo riciclare il testo della recensione del secondo capitolo, tanto i toni e i contenuti sono pressoché simili; ancor più pesante e monotono del predecessore, talmente erotico che non ecciterebbe neppure un ninfomane, fintamente provocatorio, moralmente sbagliato, diseducativo (inquietante che, a distribuirlo, ci sia pure Rai Cinema), nonché inconsapevole dei concetti che sta subliminalmente veicolando, spettacolarizzati, al proprio target di riferimento principale (quando gli adolescenti inizieranno a strofinarsi addosso cubetti di ghiaccio, pretendiamo un'altra petizione di censura da parte dell'associazione genitori, grazie). Ma anche e soprattutto un prodotto vecchio, ignaro dell'attuale stato di salute del proprio filone di appartenenza e, proprio per questo, potenzialmente incapace di avere un appeal ed una carica propulsiva sul mercato, non fosse per la fama e tutto ciò che il ciclo di romanzi si porta appresso.
Superata la crisi vista nel film precedente, in After 3 gli instabili Tessa e Hardin dovranno venire a patti con i propri sentimenti e la propria vita insieme, oltre che (naturalmente) con le sfide che il passato e il futuro gli porranno di fronte. Tutto nel segno di una promessa: essere trasperenti l’uno con l’altra e non avere più segreti. Questo, in soldoni, l’incipit di un testo che, in tal senso, non riserva alcun segreto anche al più ingenuo degli spettatori. E dire che questa (sempre più lancinante) sindrome di Stoccolma travestita a film, ad un certo punto, sembrerebbe pure voler prendere una piega emancipatoria e razionale e pertanto smascherare il racconto di After per ciò che è veramente. Vale a dire una pericolosa e tossica storia d’amore, dominata da un machismo sempre in dissimulazione e da una continua ma inefficiente spettacolarizzazione del corpo, del proibito e della vacua provocazione.
Ma sono solo speranze (o desideri) impossibile che, alla fin fine, lasciano poi tempo e spazio alla scrittura agghiacciante di un intreccio prevedibile e di personaggi piatti come lo schermo del vostro televisore, utili a giustificare l’unica volontà, da parte dell’istanza narrante, di far spogliare i propri attori; così come ad una messa in scena stupida e grammaticalmente errata che può contare, tra le maggiori intuizioni, su un preservativo messo sott’acqua, una mazza da baseball posizionata al posto giusto nel momento giusto (quanto abbiamo desiderato che Hardin venisse rapito!), e quattro scene di “sesso” di cui desidereremmo vedere il dietro le quinte.
Cosa dire su Josephine Langford e Hero Fiennes Tiffin? Nulla, la parola che meglio riesce a definire la loro solidità ed espressività attoriale. Potremmo dire, parafrasando i versi di un sommo poeta che probabilmente piacerebbe molto al "poetico" Hardin, “lasciate ogni speranza, voi che premete play”, ma veramente avete ancora voglia di After? Ad ogni modo, in bocca al lupo, sadici e masochisti!
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