TITOLO ORIGINALE: After We Collided
USCITA ITALIA: 2 settembre 2020
USCITA USA: 2 ottobre 2020
REGIA: Roger Kumble
SCENEGGIATURA: Anna Todd, Mario Celaya
GENERE: drammatico, sentimentale
Le vite e la storia d'amore tra Tessa e Hardin stanno per essere scosse da innumerevoli tumulti legati sia al passato del bello e dannato sia al nuovo lavoro della ragazza presso la casa editrice Vance. Dialoghi di cattivo gusto, un ritmo inesistente, personaggi completamente disfunzionali, relazioni sempliciotte, una regia e fotografia anti-identitarie, una messa in scena scontata ed interpretazioni pessime sono solo la ciliegina sulla torta in After 2 - secondo capitolo della fortunata saga, basata sui romanzi di Anna Todd. Dietro il velo da teen drama “sensuale e spinto”, la pellicola nasconde un approccio tremendamente superficiale e diseducativo a tematiche sociali attuali come la possessione, le relazioni tossiche e la dipendenza. Un pastone noioso e anti-climatico che non lascia alcuna traccia di sé nella mente dello spettatore.
A tutti, chi più chi meno, era mancata la sala o, meglio, l’azione in sé di andare al cinema - che equivale quasi sempre al ritrovarsi con amici o familiari, parlare delle aspettative del film che si sta per andare a vedere, guardarlo e discuterne tutti insieme una volta usciti. Su una cosa, però, siamo tutti d’accordo: a nessuno erano mancate le prese in giro, annunciate o meno. Questo pensiero mi è sorto spontaneo dopo (essermi sacrificato) aver visto il secondo capitolo di After, saga teen, basata sulle omonime opere letterarie di Anna Todd, ispirate, a loro volta, al fenomeno Cinquanta sfumature. Il risultato? Un disastro annunciato, figlio di un altro clamoroso incidente cinematografico. Tuttavia, a differenza del primo film, After 2 è una presa in giro. Perché dico questo? Beh, forse perché, pur sapendo a cosa stessi andando incontro, questa seconda iterazione non mi ha neppure regalato quel divertimento trash che mi sarei aspettato. After 2 è un film per adolescenti patetico che, nel tentativo di far alzare la temperatura in sala, la abbassa terribilmente, grazie a dialoghi inutili, sequenze pretestuose, personaggi squilibrati e un filo conduttore degli eventi inesistente. Ciò nonostante, visti gli incassi, devo riconoscere, in qualche malato e sadico modo, (e ringraziarlo di questo) che After 2 potrebbe essere veramente il film che, in questo difficile ed incerto periodo, riabiliterà le sale, salvando il Cinema. Peccato solo che, a salvare questo cinema con la C maiuscola, sia proprio un prodotto così fastidioso e misero da poter essere scambiato con una pubblicità di intimo o un videoclip musicale.
Mi piacerebbe illustrarvi parte della trama, ma, a quanto pare, il film sembra non averne una. Un soggetto adatto potrebbe essere forse: “Succedono cose nelle vite di Hardin e Tessa e, tra fraintendimenti, brutti ricordi che riaffiorano, sesso e gelosia tossica, la relazione tra i due sperimenta una fase di crisi”. Infatti, l’impressione che si ha, guardando la pellicola, è una completa mancanza di idee e di un fil rouge narrativo coerente e costante. Questa sembra costruita secondo una logica di frammenti di vita, slacciati e sfilacciati tra loro, inanellati secondo una falsata ed irreale costruzione di causa-effetto. Tale casualità e sterilità dell’intreccio è ulteriormente sottolineata dal fatto che, a volte, non si riesca a capire quanto tempo passi tra una sequenza e l’altra (se una settimana, un mese o soltanto un paio di ore), dall’incostanza ed instabilità delle caratterizzazioni dei personaggi - che, spesso, nel giro di un paio di scene arrivano a contraddirsi, rivoluzionando completamente il proprio pensiero riguardo ad una determinata situazione o persona - e dall’appiattimento di qualsiasi forma di complessità nella gestione delle relazioni. Come non bastasse, il tutto procede inoltre per banalità, stereotipi e cliché fastidiosi ed imbarazzanti per un film del 2020 , sia per quanto riguarda tematiche ed argomentazioni frivole e di poco conto, sia trattando discorsi seri e sempre attuali come la possessione, la tossicità del rapporto e la dipendenza da alcool.
In effetti, il film non è da demonizzare tanto per la qualità della scrittura - prevedibilmente aberrante e sensazionalistica -, quanto per il messaggio sbagliato e nocivo che lascia trasparire dietro la maschera da “sensuale e spinto” teen drama. Parliamoci chiaro, After - riferito sia i libri che i lungometraggi- racconta la storia di un maniaco/pervertito/stalker/possessivo/maschilista dall’aria ombrosa e da “bello e dannato” che si innamora e fidanza con una ragazza con seri problemi di autostima che, con il tempo e l’avanzare della relazione, sviluppa una sindrome a metà tra quelle di Stoccolma e della crocerossina. Non soddisfatti, inoltre gli autori attribuiscono al passato burrascoso di Hardin, la colpa di questa sua indole violenta e problematica. Il tutto è trattato, però, in modo così superficiale e disinvolto, da risultare nel mero pretesto per giustificare ogni suo passo falso. Oltre ad essere fortemente ipocrita (tanto da paragonare il proprio racconto a grandi classici della letteratura sentimentale) e semplicistica, la sceneggiatura di After 2 - firmata dalla stessa Anna Todd, insieme a Mario Celaya - è anche incredibilmente e formalmente scorretta. Tra dialoghi disagevoli e di cattivo gusto (per fare un esempio, “sono il tuo Dio?”), un ritmo inesistente e un cliffhanger tanto fortuito quanto impossibile, la pellicola si converte ben presto in un pastone noioso e monotono che non lascia alcuna traccia di sé nella mente dello spettatore.
A tal proposito, non viene certo in aiuto un comparto tecnico tutt'altro che memorabile, caratterizzato da una regia praticamente invisibile - a metà, come affermato precedentemente, tra un videoclip di basso livello ed una pubblicità, manierista ed artificiosa, di un paio di mutande - e priva di qualsiasi inventiva o soluzione che possa riabilitare, almeno parzialmente, un comparto narrativo che fa acqua da tutte le parti, una messa in scena scontata e dalla retorica spicciola, una fotografia anti-identitaria, quasi da sceneggiato TV, ed un cast ridicolo, senza alcuna personalità o fascino - in particolare, l’esasperante Josephine Langford e l’inquietante Hero Fiennes-Tiffin -, che da il peggio di sé nelle fin troppe, diseducative e anti-climatiche sequenze di sesso (sei in 105 minuti di film - il mio consiglio di guardarsi piuttosto un porno vale sempre).
Lo so, ormai parlare in modo negativo di film del genere potrebbe sembrare retorico e potenzialmente inutile. Tuttavia, sarebbe ugualmente grave non denotare il fatto che prodotti come After 2 siano giocattoli costruiti su misura dagli studios per rifocillare gli ormoni puberali di folle di ragazzine urlanti. Tuttavia, dietro questa copertina da innocui racconti d’amore, questi nascondono discorsi e disamine negligenti ed effettistici, ma anche profondamente e moralmente deleteri. Un parto interminabile, una tortura psicologica per chiunque abbia un pizzico d’intelligenza, un gigantesco insulto a tutti i grandi cult del filone e al Cinema, il barocco e borghese frutto di un’abile catena di montaggio che, purtroppo, non si fermerà tanto presto (gli incassi hanno favorito la conferma di una terza e quarta parte), la storia disfunzionale tra uno stalker e la sua preda/sottomessa, il più assoluto e rozzo nulla cosmico. Tutto questo racchiuso in un semplice, quanto agghiacciante, titolo: After 2.