TITOLO ORIGINALE: The Pursuit of Happyness
USCITA ITALIA: 12 gennaio 2007
USCITA USA: 25 dicembre 2006
REGIA: Gabriele Muccino
SCENEGGIATURA: Steven Conrad
GENERE: biografico, drammatico
Gabriele Muccino, all’inizio del proprio periodo hollywoodiano, dà vita ad un dramma sensazionale, intimo ed emotivo basato sulla storia vera di Chris Gardner. Una regia immedesimata, una messa in scena significativa e graffiante, interpretazioni magnifiche da parte di Will Smith e del figlio Jaden e dialoghi realistici e naturali fanno de La ricerca della felicità il miglior film del regista capitolino.
Nella dichiarazione d’indipendenza del 1776, Thomas Jefferson affermò che tre sono i diritti principali ed inalienabili dell’uomo: la tutela della vita, della libertà e la ricerca della felicità. Proprio da quest’ultimo ideale prende il via La ricerca della felicità - film candidato ad un premio Oscar ed un David di Donatello - del nostrano Gabriele Muccino. Dopo aver diretto pellicole sentimentali di gran successo nazionale, il regista romano viene infatti notato anche al di là dei confini italiani, approdando ad Hollywood (che lascerà soltanto nel 2015 dopo la produzione dell’affettuoso Padri e figlie). Il primo collaboratore del cineasta all’interno del panorama cinematografico americano è niente meno che Will Smith, il quale, rimasto colpito da L’ultimo bacio (2001), lo vuole a tutti costi alla direzione del suo prossimo lavoro. Con La ricerca della felicità, prende così’ il via il cosiddetto periodo americano di Gabriele Muccino - senza dubbio, il ciclo artistico più ispirato ed alto della sua filmografia.
Ispirandosi alla vita di Chris Gardner - imprenditore milionario, che durante i primi anni ‘80 visse giorni di dura povertà, con un figlio a carico e senza una casa fissa in cui poterlo crescere -, il regista capitolino dà vita ad un’opera intima, sensazionale e profondamente emotiva, divenuta oggigiorno un classico internazionale. Nella rappresentazione della miseria e della lotta di Gardner per una vita ed un futuro migliore per lui, ma anche e soprattutto per suo figlio Christopher, Muccino impiega una regia intima, immedesimata ed inserita, soggettivamente e visceralmente parlando, nelle vicende che potenzia al massimo l’espressività delle interpretazioni e la forza intrinseca dei dialoghi. La macchina da presa è infatti complice e fautrice principale dell’identificazione, da parte del pubblico, nei confronti degli eventi, favorevoli e non, che si alternano nella vita di Chris. Pur essendo spesso subordinata alla potenza recitativa e narrativa della produzione, la regia di Muccino riesce lo stesso ad elevarsi e risaltare in svariati momenti del racconto filmico, componendo inquadrature e sequenze dalla messa in scena graffiante e contrastante - anche se estremamente sempliciotta nella retorica e in molti suoi significati.
Detto ciò, però, i due punti di forza principali della pellicola sono indubbiamente soggetto e sceneggiatura di Steve Conrad, caratterizzati da una costruzione reale e profonda del duo protagonista, e le meravigliose interpretazioni - arricchite da una chimica vicendevole disarmante e tenera - da parte di Will Smith (in una delle sue prove attoriali migliori) e del figlio Jaden. Seppur rischiando di cadere saltuariamente in un’enfatizzazione esagerata ed eccessiva della bufera che travolge la vita di Chris, mediante dialoghi naturali e realistici e momenti drammaticamente alti, la sceneggiatura di Conrad dà origine ad un racconto umano, vero e palpabile; una storia personale e paterna con cui è impossibile non empatizzare, dolorosa e straziante, ma pervasa da una costante ed innocente luce di speranza e risoluzione - così come sottolineato dal comparto fotografico, quasi mai buio ed angosciante.
La magia è completata, in ultima battuta, dall’ottima colonna sonora, emotiva e delicata, firmata Andrea Guerra, la quale accompagna Chris Gardner nella propria sfida quotidiana per una vita migliore e, per l’appunto, felice tra tasse, multe, sfratti, corse frenetiche tra il traffico ed imprevisti che potrebbero distruggergli la vita da un momento all’altro. Sfortunatamente, dopo La ricerca della felicità e finito questo periodo di transizione oltreoceano, Gabriele Muccino non ha mai più ritrovato una simile “felicità” e potenza creativa, continuando tuttora a proporre film certamente di successo a livello di incassi, ma tutt’altro che sufficienti dal punto di vista qualitativo, come, per esempio, i recenti L’estate addosso e Gli anni più belli.