TITOLO ORIGINALE: Memory
USCITA ITALIA: n.d.
REGIA: Michel Franco
SCENEGGIATURA: Michel Franco
CON: Jessica Chastain, Peter Sarsgaard, Brooke Timber, Merritt Wever, Elsie Fisher, Jessica Harper, Josh Charles
GENERE: drammatico
DURATA: 100 min
In concorso alla 80ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia
Forse intimorito dalla magra accoglienza dell’ultimo Sundown, Michel Franco torna dietro la macchina da presa con una storia accessibile a tutti e morigerata, che il regista si accontenta di seguire banalmente nel suo farsi. Con una buona Jessica Chastain ed un magnetico Peter Sarsgaard.
Michael Franco ha fatto un film che non si fonda interamente sullo shock value e su una (sterile, sciocca e masochista) provocazione. Lo sappiamo: è difficile a credersi. Ma è forse proprio questo - unito al gioco inaspettatamente sofisticato di tensione, aspettativa ed illusione che egli vi costruisce sopra e attorno - l’elemento scioccante, inaspettato di Memory (con cui fa ritorno, in concorso, al suo caro Lido, e che è il secondo capitolo della sua trasferta hollywoodiana successiva alla vittoria, proprio al Festival di Venezia, del Leone d’Argento).
Non finisce pertanto con la solita moraletta ridicola, lo sberleffo massimo, il (per lui) meritato contrappasso al mondo borghese, dei padroni, né con uno strappo allegorico o metaforico improbabile, la storia di Sylvia, una donna e madre single, vittima da adolescente di una serie di abusi e molestie sessuali che l’hanno segnata indelebilmente, e del suo incontro, durante una di quelle classiche rimpatriate tra ex-alunni, con un uomo, Saul, affetto da una tenue forma di demenza, che ella subito crede essere uno dei suoi abusatori, salvo poi comprendere che forse il suo è soltanto un falso ricordo.
Sì, la denuncia del perbenismo, del cosiddetto victim-blaming, del malessere borghese ci sono eccome, così come sono presenti sequenze su cui il Franco vecchia maniera si sarebbe soffermato per minuti e minuti, e che qui vengono viceversa lasciate irrisolte. Ma appunto - magari intimorito dal magro, spicciolo ed incomprensibile tentativo di Sundown, magari proprio per cancellarne definitivamente il ricordo - questa volta il regista messicano sembra accontentarsi di rappresentare e raccontare una storia accessibile, e seguirla con semplicità, banalmente nel suo farsi, assestando giusto un paio di colpi bassi (specie nel modo in cui i temi vengono introdotti), eppure mantenendosi quasi sempre sulle stesse note e tonalità narrative.
In tal senso, laddove la sceneggiatura (da lui firmata) si fa ricordare per qualche felice assonanza ed interessante discorso nella descrizione dei rapporti idealmente di cura, protezione e dipendenza naturale (sia quello che lega Sylvie con la figlia e con la madre, quest’ultima interpretata da Jessica Harper, sia quello di Saul col fratello, che vuole praticamente recluderlo ed isolarlo fra le quattro mura di casa), a tenere davvero in piedi Memory sono l'efficienza, la credibilità e la raffinatezza delle due interpretazioni principali. Con l’ausilio e la stretta connivenza della regia elegante, dimessa, misuratissima, puramente drammatica di Michel Franco, una brava, seppur talvolta leggermente manierata, Jessica Chastain ed ancor più splendido Peter Sarsgaard riescono infatti nell’arduo incarico di lasciar trasparire e percepire un’intera esperienza di vita, memorie, (falsi) ricordi, gioie e traumi, semplicemente con la propria recitazione, in particolare attraverso quella non verbale di gesti, prossemica, sguardi, silenzi. A dimostrarne la destrezza e l’ispirazione è, in particolar modo, una sequenza di sesso che li coinvolge, nella quale la sequela di azioni e reazioni, le titubanze silenziose, le pause, dicono tutto dello stato d’animo, dei pensieri e dei turbamenti di entrambi sul momento.
Non sarà certamente il titolo per cui verrà ricordato, Memory, ma questo Michel Franco che sa allontanarsi, anche solo per un attimo, dallo stereotipo, dell’immagine di provocateur che si è affibbiato, del regista tranchant e coraggioso, per dirigere viceversa un film morigerato in cui la sua firma è comunque palpabile, è qualcosa che vale sicuramente la pena ricordare.
Ti è piaciuta la nostra recensione? Se sì, lascia un like e condividi l’articolo con chi vuoi.
In più, per non perdere nessun’altra pubblicazione, assicurati di seguirci sulle nostre pagine social e di iscriverti alla nostra newsletter.