TITOLO ORIGINALE: Tramite amicizia
USCITA ITALIA: 14 febbraio 2023
REGIA: Alessandro Siani
SCENEGGIATURA: Gianluca Ansanelli, Alessandro Siani
GENERE: commedia
DURATA: 90 min
Alessandro Siani torna dietro e davanti alla macchina da presa con Tramite amicizia, una commedia sul valore e il concetto di amicizia che, a partire da un soggetto che pare mutuato dai film francesi di Philippe Lacheau, vorrebbe tracciare parallelismi e parlare del presente post-pandemico, depresso ed anestetizzato del nostro paese. Ad impedirglielo, una scrittura confusa, imbarazzante, comicamente inesistente ed una regia che mescola registri, stili, estetiche come fossero storie di Instagram, a cui vengono fortuitamente incontro le interpretazioni, capaci perlomeno di strappare una risata od un sorriso, delle presenze secondarie, di contorno e marginali, come Maria Di Biase e Bruno Goeury - quest'ultimo, impegnato in corto a sé, dai tempi sorprendentemente azzeccati.
È un Alessandro Siani più mite, composto, sofisticato, impostato, che rompe la quarta parete, più piccolo e medio borghese che non folcloristico, più da salotto che da strada, quello che tenta di coinvolgerci, affabularci, convincerci, farci ridere fin dai primi minuti, nel suo ultimo film (da protagonista, co-sceneggiatore e regista) Tramite Amicizia. Un Siani lontano dai vecchi e gloriosi fasti della macchiettistica nota meridionale in Natale a New York e Natale in crociera, o del mammone tutto casa e amore, ottima spalla di Claudio Bisio, nel dittico Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, oppure ancora dell’accattone rumoroso, espansivo e dirompente de Il principe abusivo, anche se ogni tanto, come un fantasma o forse un raptus saltuario, ricompare e viene pure reso oggetto di auto-scherno. Anche se sempre di qualcosa di abusivo stiamo parlando.
Di un amico abusivo, nella fattispecie: è fondamentalmente quello che Lorenzo, il personaggio da lui interpretato in Tramite Amicizia, fa di mestiere. Difatti, pur essendo spinto da intenti nobili, egli approfitta dei dolori, dei rimpianti, dei desideri o, più semplicemente, dei capricci delle persone, per offrirgli conforto e comprensione, dietro lauto (30€ all’ora) compenso.
Quando però la famiglia di sua cugina Filomena gli chiederà aiuto per aiutare e farsi amico Alberto Dessè (Max Tortora, amabile), il capo di una grande azienda di biscotti, un po’ Baci, un po’ Il filo nascosto de noantri (sì, avete letto bene), il quale, depresso, solo ed insoddisfatto della propria vita, è sul punto di vendere la propria impresa, l’impresa di famiglia che si è ritrovato più per obbligo che per scelta, ad un gruppo di investitori giapponesi - gesto che inevitabilmente metterebbe a repentaglio centinaia di posti di lavoro e, va da sé, di famiglie -; Lorenzo sarà costretto ad una parabola preannunciata, o, in altre parole, a rivedere l’etica del proprio lavoro e a riconsiderare l’autentico significato del termine e del concetto di “amicizia”.
Termine e concetto estremamente ed eccellentemente contemporanei, tuttavia traviati nell’essenza e resi bieca e spesso fredda terminologia dai social network. Perché, come ricorda lo stesso Siani/Lorenzo nel prologo del film, possiamo avere massimo 5000 amici su Facebook, ma le persone su cui possiamo davvero contare nel momento del bisogno si possono contare sulle dita d'una mano - e, in molti casi, non ce ne fidiamo neppure così ciecamente.
Sarete sorpresi nel constatare allora la pregnanza e l’attinenza sociale e sociologica che sembrerebbe dimostrare Tramite amicizia. Purtroppo, siamo però costretti (non che ce ne fosse mai stato realmente bisogno) a riportarvi coi piedi per terra, perché (ahinoi) a questa didascalica e breve sciorinatura di dati statistici si ferma e riduce l’ultima fatica di Alessandro Siani e la sua capacità di penetrare, analizzare ed interpretare a modo e con personalità lo zeitgeist del nostro presente e delle sue tendenze.
D’altro canto, non regalano soddisfazioni - a dirla tutta, non si spingono al di là della simpatica e totalmente innocua strizzatina d’occhio - neppure i riferimenti tutt’altro che velati all’attuale situazione post-pandemica in cui versa il nostro paese, tra una solitudine e depressione sempre più accentuate e problematiche, una disoccupazione che non sembra arrestarsi, ed un disorientamento generale che ha colpito e colpisce, in particolar modo, i grandi capi d’azienda, le eccellenze imprenditoriali italiane, oggi in profonda crisi. Oppure le critiche al clientelismo amicale che, per decenni fino ad oggi, ha ammorbato e incancrenito la politica e il sistema-Italia (“Lo devi fare tramite amicizia. Ma non è così che si fa ogni cosa in questo paese”). O ancora, l'ironia sui grandi tabù del recente dibattito politico, come nel caso del reddito di cittadinanza.
Esaurita pertanto questa possibilità di “commedia alta” e “brillante”, in nome di una buona educata, sul filo dell’anonimato, cosa rimane di Tramite amicizia? Il “basso”, il “piccolo”, il “trascurabile”, capace tuttavia di donare quantomeno un po' di colorito ad un film perlopiù stinto, oltre che confuso. Stiamo parlando, nello specifico, di qualche apparizione marginale e di un manipolo di personaggi secondari, portati in scena da comici di buona presenza, che una risata la strappano pure (la vulcanica ed inarrestabile Maria Di Biase, il poliziotto “imbruttito” e fumettistico di Germano Lanzoni, o ancora Bruno Goeury nel ruolo di un mariolo francese neo disoccupato, alle prime armi, impacciato, su di giri, tragicomico), così come di qualche sequenza del tutto sconnessa dal flusso della pellicola, come, appunto, quella della rapina in un autogrill di Courmayeur (quasi un corto a sé, dove però i tempi funzionano), e di un accenno slapstick anch’esso informe, eppure straordinariamente efficace e funzionale.
Ciò detto, sarebbe da incoscienti o, peggio, da masochisti attendersi anche un minimo di coerenza stilistica e gusto estetico dalla regia di Siani, il quale, al contrario, mescola senza misura e ritegno l’high-concept comedy dei cugini francesi, sulla falsariga di Alibi.com di e con Philippe Lacheau, ma anche lo spot pubblicitario, la campagna promozionale di una film commission (quella emiliano-romagnola, per essere precisi), il videoclip (che funge da passaggio obbligato tra un segmento narrativo e l’altro), il road movie à la Parto col folle, il cinema di Francesco Nuti e Massimo Troisi come sempiterni numi tutelari, la già citata slapstick comedy, l’abusato omaggio leoniano e tarantiniano (cosa?), per terminare sul cinepanettonesco vanziniano e parentiano, con tanto di fermo immagine finale che fa subito anni ‘80.
Definire allora confuso, caotico, informe, imbarazzato e imbarazzante Tramite amicizia è fargli soltanto un favore.
Ciò nondimeno, pur nel suo essere sconclusionato; un montaggio inconsistente ed inconcludente di vari sketch e situazioni (qualcuna più spiritosa, qualcun’altra decisamente meno); un tipo di cinema vecchio, anacronistico, che soddisfa tutti, senza soddisfare realmente nessuno, retrodatato ed irricevibile già solo per come scrive il personaggio di Matilde Gioli (con la quale Siani intraprenderà fortuitamente una linea romantica, a quanto pare, inderogabile), per il modo in cui mette in scena ed affronta un argomento come il poliamore o anche solo per il provincialismo con cui si muove nella breve trasferta francese, il film di Alessandro Siani riesce a fare il proverbiale giro. A risultare simpatico ed impossibile da detestare o stroncare come meriterebbe, sia per come sceglie sempre la via più semplice, pigra e dozzinale per far ridere e mandare avanti un racconto claudicante, sia per il modo in cui cerca di darsi un tono morale e moralistico con quattro frasette sottratte alla descrizione di un post su Instagram.
Altro che un amico, qui ci vorrebbe (o sarebbe voluto) uno sceneggiatore… e, ad essere generosi, pure un regista!
Sei d’accordo con la nostra recensione? Se sì, lascia un like e condividi l’articolo con chi vuoi.
In più, per non perdere nessun’altra pubblicazione, assicurati di seguirci sulle nostre pagine social e di iscriverti alla nostra newsletter.