TITOLO ORIGINALE: Ancora più bello
USCITA ITALIA: 16 settembre 2021
REGIA: Claudio Norza
SCENEGGIATURA: Roberto Proia
GENERE: dramma adolescenziale, commedia
Il regista televisivo Claudio Norza sostiuisce Alice Filippi alla regia di Ancora più bello, sequel del weepie teen tutto italiano che avevamo gradito non poco alla sua uscita nelle sale. Purtroppo, Norza (e Roberto Proia alla sceneggiatura) poco si distacca dal suo habitat naturale, dando forma ad un prodotto più simile alla seconda puntata di una miniserie, che al seguito di una commedia fresca, colorata e spensierata, nonostante le tematiche affrontate. Una sovrabbondanza di percorsi narrativi, una messa in scena non sempre comprensibile ed interpretazioni nella norma fanno di Ancora più bello niente più che un ottimo divertissement, non certo il "capitolo due" che avremmo voluto.
È passato poco meno di un anno da quando Marta e Arturo si sono “sposati” in quella sequenza finale in cui la spensieratezza e il gioco dell’infanzia si congiungeva con la realtà (all)ora spensierata del presente, conseguente alla ricerca e alla conquista dell’anima gemella. Più precisamente, di Arturo, così innamorato di Marta, la protagonista, da riuscire a superare le complessità e l’imprevedibilità dovute alla cosiddetta “mucoviscidosi” di cui è affetta, per stare con lei.
Oggi, a poco meno di dodici mesi dall’uscita di Sul più bello di Alice Filippi, fa la comparsa nelle sale di tutta Italia Ancora più bello, che oltre ad avere l'onere di migliorare e tenere alto il nome di un film che, “al tempo”, chi scrive definì “un racconto che ha il pregio di condire un intreccio abbastanza conforme e talvolta scontato con una comicità ironica e scanzonata, sorprendendo ed emozionando, senza stressare eccessivamente su di un’empatia forzata e pretestuosa”, segna anche un sostanziale cambio in cabina di regia.
Alla già citata Filippi, subentra infatti Claudio Norza, nome noto della serialità italiana e autore, tra i tanti, di programmi e show come i teen drama di Disney Channel Alex & co. e Penny on M.A.R.S..
Nonostante Marta (una Ludovica Francesconi meno d’impatto), all’inizio di questo seguito, ci tenga a precisare che “in fin dei conti, nulla è veramente cambiato”, potremmo dire invece che, a questo cambiamento registico, ne corrisponde anche uno parimenti importante nella vita della nostra protagonista. Come già anticipato dalla sinossi e rivelato dalla stessa ragazza nei primi minuti di Ancora più bello infatti, “gli opposti si attraggono, ma alla fine si lasciano”: Marta e Arturo hanno rotto ed ora, per un caso fortuito (lei scopre che lui le ha fatto un ritratto di nascosto), questa si è messa con Gabriele (un Giancarlo Commare convincente), un altro ragazzo (per lei) potenzialmente inarrivabile, interessato all’arte ed estremamente portato per il disegno.
Così come avvenuto precedentemente, anche con Gabriele, Marta sembra vivere un sogno ad occhi aperti, che tuttavia sembra interrompersi bruscamente quando al ragazzo viene proposto di partecipare alla lavorazione di una serie televisiva come capo scenografo, costringendolo a trasferirsi a Parigi. I due iniziano così ad intrattenere una relazione a distanza, osteggiata dai vari impegni di lui e, soprattutto, dalla comparsa di Tommaso (un Giuseppe Futia di ottima presenza), fattorino avvenente, ma dall’orientamento sessuale non ben definito, che sembra provare un interesse per Marta.
Purtroppo, a differenza di quello che si sarebbe potuto dedurre dai vari trailer rilasciati, il passaggio di testimone dietro la macchina da presa mostra il fianco ad innumerevoli difetti, che, a loro volta, si sommano a quelli che già presenti e riscontrati nell'analisi del primo capitolo.
Difatti, la regia di Claudio Norza, unita alla sceneggiatura (questa volta) del solo Roberto Proia, intende il sequel non tanto come un miglioramento o perfezionamento della formula - magari con l’aggiunta di qualche nuovo elemento -, bensì in una maniera quasi seriale (del resto, Norza viene da lì), solo ed unicamente come un’intensificazione e addizione di quello che già è stato fatto.
Pertanto, all’infuori di una fotografia dolce e pittoresca, di nuovo affidata ad Emanuele Pasquet, il quale continua sulla scia del lavoro di Delbonnel ne Il favoloso mondo di Amélie; tutto è portato all’eccesso e alle estreme conseguenze: dalle interpretazioni, spesso incredibilmente spontanee, altre volte invece oltremodo costruite o, addirittura, quasi cartoonesche (complice soprattutto una scrittura abbastanza banalotta di Proia); ad espedienti e scelte quali l’uso di un fish-eye esteticamente incomprensibile, sequenze di apparente ralenti con annessa sfocatura, al fine di sottolinearne l’importanza emotiva; oppure l’impiego scontato di mezzi come rottura della quarta parete, voice-off e discontinuità di montaggio; dal ritmo incostante ed un cambio repentino di tono, all’intreccio che, proprio come si trattasse della seconda stagione di una qualsiasi serie televisiva, non fa che raddoppiare gli archi narrativi.
Oltre alla storia d’amore tra Marta e Gabriele, si succedono infatti tre sottotrame che ora si intrecciano, ora invece sono completamente slegate ed autonome rispetto alla trama principale.
Abbiamo, per esempio, la ricerca di un’anima gemella da parte di uno dei due migliori amici di Marta, Jacopo (Jozef Gjura, il più divertente dell’ensemble), grazie anche al supporto di una dating app chiamata Sbavo (solo una delle tante battute infelici ed esageratamente infantili del film) da cui diventa dipendente, fino a che, letteralmente alla porta, si ritrova l’affascinante Tommaso, su cui - convinto che possa essere gay - tenta disperatamente di fare colpo.
Separate, inconcludenti (per il modo proverbiale e prevedibile, quando non stucchevole con cui vengono sviluppate), nonché unicamente finalizzate a far levitare il minutaggio e (forse) giustificare la necessità di una “parte 2” sono viceversa l’esperienza di abuso sul posto di lavoro dell’altra migliore amica di Marta, Federica (una Gaja Masciale senza infamia e senza lode), sulla scia del movimento #metoo; ed una sottotrama romantica di stampo “pupa e secchione” tra un comprimario dello scorso film (interpretato da un Riccardo Niceforo trascurabile), ed una ragazza popolare - influencer (una Jenny De Nucci altrettanto accessoria).
Dunque, come forse avrete già intuito, con l’abbandono della nave della Filippi, si è venuta a creare una sorta di grande vuoto che, purtroppo, Norza non riesce a riempire totalmente. Se la regista, con la sua delicatezza e il suo senso dell’equilibrio e del ritmo comico, riusciva a collimare un racconto appunto infarcito di cliché e risvolti banali con un’attuazione divertita e divertente ed un approccio del tutto inedito e fresco al filone weepie teen (ossia quei film che uniscono un contesto adolescenziale alla trattazione di una malattia mortale); quest’ultimo e Proia si limitano a confezionare una brutta copia-carbone che, come se non bastasse, ad un certo punto sceglie pure di accantonare proprio la tematica della malattia. Il che potrebbe considerarsi pure una fortuna, vista l'ironia misera e i modi cinematograficamente sgradevoli con cui decidono di trattarla, questa tematica.
Non fosse per la fattura, l’impianto ed una produzione di evidente stampo cinematografico (eccezion fatta per quei prodotti seriali che talora superano in qualità quelli destinati al grande schermo) o per il fatto che alcuni suoi archi narrativi sembrano chiudersi, Ancora più bello potrebbe benissimo essere inteso come l’episodio centrale di una miniserie in tre parti, con tanto di cliffhanger finale che lascia la vicenda in sospeso in attesa della “puntata conclusiva” (dal titolo Sempre più bello).
Una tendenza, quella di un cinema più seriale e serializzato, sempre più comune su cui sarà interessante tirare le somme nel prossimo futuro e che dimostra, da un lato, l’importanza sempre crescente del medium televisivo (con i suoi strumenti affabulatori e le sue formule tipiche) all’interno del linguaggio quotidiano e delle abitudini degli spettatori, dall’altro invece, la necessità, da parte delle produzioni cinematografiche, di trovare nuove forme per rivitalizzarsi e non venire soffocate.
Al di là di questo, non ci sentiamo di elevare Ancora più bello allo stesso livello del suo predecessore, sia perché appunto non ha il pregio di esserlo, il precedessore; quello che ha dato il via a tutto, sia in quanto non apporta, anzi forse avvilisce quanto compiuto dalla Filippi. Ciò nonostante, pur non avendo grande senso come sequel, la pellicola di Claudio Norza è comunque un ottimo divertissement che, al netto di qualche scivolone, si attesta su livelli ben più alti rispetto alla quasi totalità delle produzioni simili provenienti da oltreoceano.
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