TITOLO ORIGINALE: The Boys
USCITA ITALIA: 4 settembre 2020
PIATTAFORMA/CANALE: Amazon Prime Video
GENERE: supereroi, thriller, commedia nera, drammatico, azione
N. EPISODI: 8
DURATA MEDIA: 54-68 min
Continua, tra colpi inferti e subiti, lo scontro tra i Boys e i Super, mentre nuove minacce ancora più oscure e sanguinose si palesano all’orizzonte. Gli showrunner di The Boys riescono a vincere una sfida che, per molti, pareva impossibile, evolvendo ed evolvendosi. Uno sviluppo palpabile e profondo di quasi tutti i personaggi misto ad un intensificarsi di gore e sequenze visivamente impattanti e contenutisticamente scioccanti sono gli ingredienti fondanti una seconda stagione che fa ciò che ogni seconda stagione che si rispetti dovrebbe fare.
The Boys are back in town, bitches! Scusate l’inizio ardito e sfrontato, ma, quando si parla di The Boys, nulla è troppo estremo o eccessivo. Un ritorno, quello della serie Amazon Prime ideata da Eric Kripke e basata sull’omonimo fumetto creato da Garth Ennis e Darick Robertson, tanto atteso quanto profondamente temuto. Infatti, nel non molto lontano luglio 2019, l’uscita della prima stagione aveva fissato un nuovo standard televisivo per quanto riguarda violenza e sequenze esplicite. Sanguinoso, feroce e schietto, il serial aveva lasciato completamente sbattezzati sia i fan di lunga data della graphic novel - sorpresi da un’attuazione che catturava in pieno lo spirito dell’opera originale - sia gli spettatori di primo pelo, inanellando un racconto sconcertante e indiavolato che offriva una nuova prospettiva sulla figura del supereroe e sull’intero filone dei cine-/tele-comics. Ecco spiegata dunque la ragione di tanto timore legato ad una seconda serie che, se mal gestita, avrebbe potuto sabotare il pregio e l’innovazione di una prima iterazione che, nonostante qualche difetto, si mostrava agli occhi del pubblico come un prodotto quasi perfetto e profondamente necessario. Al contrario di ogni scetticismo, la seconda stagione di The Boys fa ciò che ogni seconda stagione degna di tale nome dovrebbe fare, evolvendo ed evolvendosi.
Memori di perdite e shock subiti, ma anche dei numerosi colpi inferti all’establishment e all’integrità dei Sette e della Vought American - potente multinazionale che sfrutta marchio e notorietà dei Super per ottenere sempre più profitto e influenza all’interno del sistema politico americano -, i Boys continuano, anche se insicuri e scettici, la loro lotta per annientare ogni forma di supereroe esistente. Tuttavia, all’orizzonte sembrano palesarsi nuove minacce che promettono di stravolgere drasticamente e violentemente il conflitto tra le due parti. Mi riferisco, nello specifico, alla rinnovata adozione e gestione del programma supereroi da parte del CEO Stan Edgar in seguito alla morte di Madelyn Stillwell, alla minaccia dei superterroristi, forse favorita dalla stessa Vought, che si converte ben presto in un pozzo di opportunità per la stessa, e a Stormfront, new entry del gruppo supereroistico dal passato oscuro e malvagio.
Con una seconda stagione ancora più smodata e provocatoria, gli autori di The Boys vincono una sfida che molti ritenevano impossibile, rispettando in pieno e potenziando ulteriormente la ricetta che, poco più di un anno prima, li aveva condotti al successo. Tale risultato è ben visibile fin dalla stessa caratterizzazione dei personaggi che, registrando un’evoluzione coerente e palpabile, sorprende a più riprese per profondità e verosimiglianza (sempre che di evoluzione si possa parlare in un serial esageratamente cattivo ed involutivo come The Boys). Gli showrunner riescono inoltre a colmare, almeno in parte, una delle lacune principali della prima tornata di episodi, ossia il carisma inesistente degli stessi Boys - demerito di una costruzione ed introduzione abbastanza superficiali -, soprattutto se confrontato con quello di villain fortemente e dettagliatamente esplorati e, per questo motivo, più interessanti e centrali nell’economia del racconto. Difatti, se la prima parte di questa nuova stagione sembra mantenere tale tradizione, arrivati alla sesta puntata avviene un totale ribaltamento di focalizzazione e i Boys si trasformano, finalmente e realmente, nei veri (anti)eroi dello show. Tutto ciò non si traduce però in una perdita di smacco ed importanza dei Super che, al contrario, continuano ad essere gli assoluti protagonisti di innumerevoli e cruente sequenze.
Parallelamente a questa evoluzione strabiliante - in particolare, di figure come Patriota, di cui vengono esplorate psicologia e nevrosi, e Abisso con le sue contraddizioni e i suoi problemi di autostima -, The Boys matura anche a livello di intreccio, tematiche e realizzazione tecnica, intensificando ed incrementando ancor più livello e quantità di gore e sequenze visivamente impattanti e contenutisticamente scioccanti - due degli aspetti fondanti la riuscita della prima stagione. Uno scontro tra “buoni” e cattivi diventa così un pretesto per trattare argomenti tra i più disparati e attuali: dal monopolio sociale dei mass media (giornali, televisione, siti internet e social network) al loro potere manipolatorio e plagiante nei confronti dell’opinione pubblica e, di conseguenza, degli equilibri di un intero paese, dalla paternità acquisita a quella non riconosciuta, dallo sfruttamento politically correct delle diversità (sessuali, etniche, ecc…) a fini di marketing al razzismo e al dibattito, di trumpiana memoria, sull’immigrazione clandestina. Superati tali graditi arricchimenti narrativi, non bisogna però dimenticarsi che proprio suddetto scontro - durante il quale, spesso, ci si dimentica chi siano gli eroi e chi le ombre - rappresenta il focus primario del racconto dello show. A tal proposito, sarebbe sbagliato non riscontrare qualche caduta di stile (alcune facilonerie e forzature semplicistiche) ed un paio di episodi filler in cui “ci si perde”, a discapito dello sviluppo degli eventi, proprio nella trattazione dei temi sopra riportati. Pertanto, un prologo intrigante lascia spazio ad un blocco centrale che, seppur ottimamente scritto e cosparso di piccoli twist e frammenti tesi e ansiogeni, rallenta gentilmente il passo, per poi riprendersi e chiudersi su note tanto atipiche quanto esplosive. Letteralmente.
Black humor e volontà disturbanti sono gli ingredienti principali di una sceneggiatura che, seguendo a ruota l’estetica e lo stile della produzione, non ha paura di osare e mettere a disagio lo spettatore. Con i suoi momenti di alta drammaticità ed elevata immedesimazione, un montaggio che fa di contrasto e frenesia i suoi marchi di fabbrica, impercettibili provocazioni al genere dei cinecomic - in particolare, ai film DC di Zack Snyder -, sequenze action al cardiopalma, una colonna sonora perfetta, interpretazioni superlative ed un costante shock psico-fisico, questa seconda stagione conferma e sottolinea ciò che di lodevole era già emerso in quel lontano luglio 2019, ricordando ancora una volta perché, ad oggi, The Boys sia considerata unanimemente una delle migliori serie in circolazione. Su questo non c’è Super che tenga.