TITOLO ORIGINALE: Miss Marx
USCITA ITALIA: 17 settembre 2020
REGIA: Susanna Nicchiarelli
SCENEGGIATURA: Susanna Nicchiarelli
GENERE: biografico, drammatico, storico
PREMI: 3 DAVID DI DONATELLO tra cui MIGLIOR PRODUTTORE e MIGLIORE COLONNA SONORA
La biografia di Eleanor Marx, figlia minore del filosofo di Treviri, che, tra il 1883 e il 1898 si battè contro la sopraffazione maschile nei confronti delle donne. Presentato alla scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Miss Marx è il ritratto atipico, ribelle e strabiliante di una donna fuori dal tempo, emancipata e precorritrice, caduta vittima di un mondo ed una società ancora legati ad un conservatorismo imperante e passato. Una pellicola vitale per il cinema italiano che riesce a bilanciare abilmente le proprie indoli, facendo della forma la via espressiva di un messaggio sempre attuale.
1883. Cimitero di Highgate, Londra. Eleanor Marx, figlia minore del noto filosofo autore de Il Capitale, pronuncia qualche breve, ma significativa parola sul padre e il suo attivismo socio-politico, in onore del funerale a lui dedicato. Con queste memorie funebri, la giovane sottolinea (o predice) pertanto lo spessore storico che ha avuto (e avrà) la figura del genitore, a cui, almeno inizialmente, vuole (o deve) sottostare. La ragazza, caparbia e combattiva, riesce infatti a conquistare un ruolo di spicco all’interno del partito socialista e continua, con ugual forza e tenacia, il lavoro iniziato anni prima da Karl. Tra sopralluoghi nelle fabbriche inglesi, comizi pubblici e viaggi rappresentativi, questa partecipa attivamente alla promozione del socialismo sia in patria che all’estero. Nel frattempo, fa la conoscenza di Edward Aveling, rinomato commediografo, noto, oltre che per il suo lavoro teatrale, per la sua vita dissoluta e, ovviamente, i suoi debiti. Nonostante queste dicerie e i numerosi e ripetuti avvertimenti da parte di conoscenti ed amici, la giovane decide di andare a vivere con lui “come se fossero sposati” - grado di unione che i due non raggiungeranno mai. Passano gli anni ed Eleanor, pur perseverando nella lotta contro l’oppressione capitalistica nei confronti del proletariato, riconosce e denuncia un altro modello di sopraffazione sociale. Mi riferisco a quello che, da secoli, regna sovrano nei rapporti tra uomo e donna e che sarà inoltre la causa del suicidio della stessa Miss Marx (e non Miss Aveling), la quale, alienata rispetto ad una società e ad un mondo caratterizzati da un conservatorismo imperante - nonché incatenato ad un tempo passato -, vorrà così liberarsi da vincoli affettivi proibitivi e limitanti.
Presentato in concorso alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia, Miss Marx di Susanna Nicchiarelli narra l’attualissima biografia, purtroppo scomparsa dagli annali e dalla memoria comune, di una donna storicamente rilevante che, proprio grazie al medium cinematografico (guarda caso, il racconto inizia ad intensificarsi in corrispondenza del 1895, anno di nascita del cinema), riacquista notorietà e torna sotto le luci della ribalta. Attraverso una regia imparziale, rigorosa e solida che raramente si sbilancia o prodiga in movimenti di macchina ostentati e vivaci, la cineasta dà vita ad un ritratto autentico e vibrante, nonché profondamente atipico, di una pensatrice nata e vissuta nel 1800, ma mentalmente ed ideologicamente proiettata al XX secolo. Ad una costruzione registica così scrupolosa - completata da una fotografia pittorica e sfumata e da un’eccellente e tangibile ricostruzione storica -, corrisponde successivamente un’anima ribelle, sfrenata e sovversiva che, quantomeno in principio, potrebbe destabilizzare (positivamente) lo spettatore.
Questa seconda identità - figlia di un’autorialità imperante e sempre presente - è rappresentata, in primo luogo, da una colonna sonora punk rock (la ribellione musicale per eccellenza) - caratterizzata da composizioni del gruppo italiano Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo e della band americana Downtown Boys - che, a seconda delle situazioni, evidenzia o contrasta quanto presentato su schermo; e, in secondo luogo, da una messa in scena personalissima che - rafforzata da un montaggio che si avvale di inserti extradiegetici per stimolare una riflessione nello spettatore - arricchisce il biopic di un’originalità funzionale al racconto e allo sviluppo delle differenti argomentazioni. Sequenze che si prestano ad una miriade di interpretazioni, una tendenza alla teatralità (unica e sola dimensione in cui Miss Marx riesce ad essere veramente sé stessa) - con rotture della quarta parete che aprono un varco per dichiarazioni d’intenti, monologhi energici e simbolici e citazioni di scritti originali della stessa Eleanor - ed un “finale non finale” (a livello strutturale, somiglia più all'inizio di un qualcosa di più grande) estraniato ma libertario sono i principi fondanti un’attuazione che usa/abusa degli artifici di anticipazione, che si trasforma poi in realtà dei fatti, e commedia, che diventa successivamente verità. Basti solo pensare ai numerosi dialoghi, in cui le persone vicine ad Eleanor le comunicano le proprie preoccupazioni riguardo ad Edward o all’ingannevole scena della recita teatrale, dove la rappresentazione si traduce nello specchio di un futuro inevitabile che la protagonista non riesce ad (o vuole) accettare. Questa messa in scena, tanto attenta ai dettagli quanto parsimoniosa nell’esprimere giudizi o “imboccare” eccessivamente il pubblico, è inoltre il canale principale di una trattazione tematica che, pur rischiando di non accontentare tutti, si sviluppa alla perfezione, ritmicamente e concettualmente parlando.
Leggermente subordinata ad un comparto tecnico pressoché ineccepibile, la sceneggiatura di Miss Marx - firmata dalla stessa Nicchiarelli - riconosce in dialoghi concreti e contraddistinti da una punta di ironia e sagacia e nella caratterizzazione della sua protagonista assoluta, il modo e la via per compensare una forma preminente ed esuberante. Purtroppo, a differenza di quest’ultima, proprio la scrittura è la dimensione filmica maggiormente disposta a presentare il fianco a scivoloni ed ingenuità quasi impercettibili, come, ad esempio, un’introduzione abbastanza frettolosa di alcuni personaggi, una mancanza di immedesimazione con la figura di Eleanor ed alcune situazioni che si ripetono due o, addirittura, tre volte. Malgrado ciò, tali difetti sono giustificati e parzialmente riabilitati da scelte narrative sintetiche, sintomo di uno studio accorto ed approfondito della biografia in oggetto e del contesto storico in cui questa è inserita. Astenendosi, come affermato sopra, dal fornire non solo giudizi e verdetti sul fardello privato, certamente contraddittorio, di Eleanor, ma anche tesi ed asserzioni ridondanti, scontate e prevedibili, Susanna Nicchiarelli opta per una gestione dei temi apparentemente risicata e sottotono, tuttavia profondamente efficace da un punto di vista di fluidità del racconto. Il messaggio ed intento intrinseco della sceneggiatura arriva chiaro e tondo, senza preamboli stucchevoli, sentimentalismi superflui, dissertazioni - per usare un termine punk - “ammoscianti” e giri di parole inutili.
Miss Marx è, in definitiva, un film vitale per il cinema italiano e di cui andare patriotticamente orgogliosi. Pur essendo stata esclusa dal palmarès di questa edizione - ugualmente atipica - del festival veneziano, l’opera della Nicchiarelli farà ancora parlare di sé. E questo non soltanto perché formidabile ritratto di figura storica, rispolverata in tutta la sua incidenza e contraddizione, e di donna precorritrice ed emancipata - che ha sempre “danzato al buio” (per citare la canzone di Bruce Springsteen inclusa nel film) fino al punto di non ritorno, segnato da un gesto di “bovaryana” memoria -, ma, soprattutto, perché innovazione e riforma di un filone, quello biografico, che, ormai stantio e pleonastico, raramente sorprende e osa. Miss Marx è una delle più grandi scosse cinematografiche dell’anno; una pellicola dal messaggio schietto e diretto fondata su una realizzazione tecnico-stilistica estremamente pregevole e dall’impronta autoriale; una creatura filmica piena di carattere e personalità che, bilanciando perfettamente tutti i propri ingredienti, produce un mix galvanizzante e chiassosamente significativo.