TITOLO ORIGINALE: Tenet
USCITA ITALIA: 26 agosto 2020
USCITA USA: 3 settembre 2020
REGIA: Christopher Nolan
SCENEGGIATURA: Christopher Nolan
GENERE: azione, fantascienza, spionaggio, thriller
PREMI: 1 OSCAR per i MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Un agente della CIA deve combattere una guerra nucleare temporale che, se persa, potrebbe portare alla totale estinzione dell’umanità. Christopher Nolan torna alla regia con una rivisitazione/rivoluzione sia del filone spionistico che del genere action. Un comparto tecnico cristallino ed innovativo che lascia veramente a bocca aperta viene arricchito da una messa in scena chirurgica e attenta ad ogni dettaglio e da un ritmo ostentato e frenetico. La riuscita finale è però minata da una sceneggiatura tutt’altro che indifendibile, divisa tra un artificiosa ostentazione di concetti e una bidimensionalità controproducente dei personaggi. Ciò nonostante, Tenet è il film che, pur non volendolo, salverà il cinema.
"Un capolavoro. Un enigma che lascerà spiazzati e interdetti gli spettatori. Un action frenetico e ambizioso. Uno 007 sotto acidi". Molto si è detto di Tenet - ultima odissea temporale di Christopher Nolan, mente dietro successi commerciali come Inception, Interstellar e la trilogia del Cavaliere Oscuro -, ma una cosa è certa: Tenet è un film importante. Importante non solo a livello prettamente filmico, ma, anche e soprattutto, da un punto di vista di sopravvivenza e rinascita stessa del cinema con la C maiuscola. Tenet deve e dovrà essere il gioco di prestigio che invoglierà nuovamente le persone a tornare in sala e, pur non essendo questo il movente dietro la sua creazione, esso presenta tutte le carte in regola per asservire a tale scopo. Conclusa questa breve, ma doverosa, premessa, addentriamoci dunque nel fascinoso ed esaltante mondo di Tenet, una dimensione fatta di numerosi spiragli di luce ma anche, sfortunatamente, di altrettanti angoli bui.
Tre anni dopo aver deliziato il pubblico con la sua personalissima e contorta visione del war movie in Dunkirk, Christopher Nolan torna a far parlare di sé con un prodotto che alza ulteriormente l’asticella di ambizione e cripticità, da sempre marchi di fabbrica della propria filmografia. Sintomo fondamentale di queste due volontà ben specifiche, l’incipit narrativo della pellicola: un agente della CIA - senza nome - deve combattere una guerra nucleare temporale che, se persa, potrebbe portare alla totale estinzione dell’umanità. Una premessa tanto originale e inedita per un comparto tecnico ugualmente sconvolgente ed innovativo. Con Tenet, Nolan compie infatti uno sbalorditivo ed impensabile salto di qualità, dimostrando una consapevolezza tecnica e visione registica rivoluzionaria e magniloquente che farà certamente scuola. Difatti, oltre ad essere una rivisitazione del filone spionistico, la pellicola si configura anche come una rivisitazione o, meglio, rivoluzione del cinema action.
Sequenze al cardiopalma frenetiche e complesse - per quantità di elementi profilmici, effetti speciali e azione in senso stretto (raffigurata, contemporaneamente, sia in modo tradizionale che in modo invertito) - e una spettacolarizzazione che rievoca Inception e Interstellar non penalizzano una messa in scena chirurgica e attenta ad ogni minimo dettaglio o cambiamento temporale. Tale maestria è compensata ed arricchita successivamente da un ritmo ottimo ed ostinato, una fotografia suggestiva e algida e una colonna sonora, targata Ludwig Göransson - heavy, brutale e tagliente -, che non fa rimpiangere le melodie di Hans Zimmer - compositore feticcio di Nolan, con il quale ha lavorato per ben sei film. Discorso a parte è da riservare invece al montaggio che, pur rappresentando, insieme a regia e messa in scena, uno degli ingredienti determinanti la buona costruzione e riuscita delle varie sequenze action, è responsabile di un paio di tagli e collegamenti mancanti tra un blocco narrativo e l’altro che potrebbero destabilizzare lo spettatore.
La stessa rivoluzione e innovazione imposta dall'impalcatura tecnica, praticamente ineccepibile, è, o vorrebbe essere tale anche dal punto di vista narrativo. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, è bene ricordare che, a differenza dei già citati Interstellar e Il cavaliere oscuro, Tenet è stato interamente sceneggiato da Christopher Nolan senza alcun tipo di collaborazione o influenza del fratello Jonathan. Tale mancanza si percepisce e ripercuote inevitabilmente sull’intera composizione narrativa e sul modo con cui questa viene “data in pasto” allo spettatore. In effetti, se nella realizzazione tecnica e visiva si avvertono una sorta di coinvolgimento diretto e cuore, lo stesso non si può certo affermare del racconto, scritto e pensato fin troppo razionalmente. Nonostante ciò, con Tenet, Nolan dà comunque vita al naturale proseguimento, nonché assoluta sintesi, della sua dissertazione e decostruzione della tematica del tempo, spingendo ancor più sull'acceleratore della complessità e del “mindfuck” duro e puro. Infatti, al contrario del già citato Inception (in cui questo veniva presentato come arzigogolato e ostico, per poi risultare concretamente nel suo opposto), in Tenet, l’intreccio conserva la sua integrità, sfociando in una comprensibilità generale degli eventi che però necessita di due o tre visioni aggiuntive per essere propriamente inquadrata e completata con tutti i crismi di sorta.
Il cineasta si diverte dunque ad incantare e scioccare lo spettatore, mettendo in campo concetti e teorie appartenenti sia alla fisica quantistica (entropia) sia alla tradizione fantascientifica (paradosso del nonno) e facendolo scervellare per rimanere al passo con ciò che viene esposto su schermo. Tuttavia, questa quantità e ricercatezza contenutistica - talvolta inclusa a forza e in modo superbo ed eccessivo - ha come risultato una penalizzazione vertiginosa della memorabilità di alcune sequenze che non si fissano a dovere nella mente dello spettatore, proprio perché quest’ultimo è impegnato nell’analisi e assimilazione di tutti i vari stimoli proposti.
Per te ho solo una parola: Tenet. Aprirà le porte giuste, e anche alcune sbagliate. Usala con cautela.
Victor (Martin Donovan)
Ritornando alla questione dell’innovazione narrativa, un altro grande difetto della sceneggiatura di Tenet è, senza ombra di dubbio, la gestione e caratterizzazione dei personaggi. E’ vero, la pellicola, narrativamente parlando, ha dalla sua elementi ed aspetti che potremmo definire originali e stravolgenti. Malgrado ciò, nel suo intento di innovare, la scrittura di Tenet viene meno a principi ed esigenze fondanti la scrittura di un personaggio (soprattutto, di un eroe/protagonista) e la conseguente immedesimazione dello spettatore nei suoi confronti. Il fatto che i personaggi vengano ben introdotti e caratterizzati soltanto negli ultimi minuti della pellicola - e che quindi rispondano ad una costruzione rovesciata - si risolve in una relativa bidimensionalità degli stessi e in una mancata identificazione del pubblico in ciò che è la loro psicologia, il loro background e la loro sorte. A ciò si sommano, in secondo luogo, dialoghi incostanti e spesso fin troppo artificiosi e alcune falle logico-comportamentali - in particolare, nelle reazioni del protagonista. Per fortuna, questo tris di scivoloni viene riabilitato, seppur parzialmente, da un cast estremamente convincente, su cui spiccano un arcigno e "fumettoso" Kenneth Branagh e un elegante Robert Pattinson.
Con Tenet, Christopher Nolan firma sicuramente uno dei suoi film più ambiziosi e cervellotici (forse troppo). Se il cuore risiede in una composizione tecnico-stilistica inattaccabile, lo stesso non accade a livello narrativo, dove regnano sovrane un’artificiosa ostentazione e sovrabbondanza di concetti e idee e una caratterizzazione macchiettistica che tradisce la presenza di burattinaio a muovere il tutto, rompendo di seguito l’illusione filmica. In definitiva, nonostante gli evidenti difetti e una sceneggiatura tutt'altro che perfetta, Tenet si mostra al pubblico come un’opera mentalmente impegnativa, ma cinematograficamente "succulenta" che, stimolando spontaneamente successivi e svariati rewatch - pur non volendo -, potrà risollevare e far rinascere il Cinema e i suoi "templi".