TITOLO ORIGINALE: Snowpiercer
USCITA ITALIA: 25 maggio 2020
USCITA USA: 17 maggio 2020
PIATTAFORMA/CANALE: Netflix
GENERE: fantascienza, drammatico, thriller, post apocalittico
N. EPISODI: 10
DURATA MEDIA: 46-52 min
In seguito ad una produzione travagliata, esce su Netflix la serie prequel degli eventi del noto film di Bong Joon-ho con protagonista Chris Evans, nonché adattamento della graphic novel francese Le Transperceneige. L’umanità, condannata ad una nuova era glaciale, è costretta a rifugiarsi su un treno, lo Snowpiercer, basato su una gerarchia sociale rigida e basata sul privilegio. Questa simil-armonia è però destinata a crollare, quando una rivoluzione sembra palesarsi all’orizzonte. Dietro un comparto tecnico risollevato qualitativamente da una scenografia ispirata ed una fotografia dalle soluzioni inaspettate, Snowpiercer nasconde una sceneggiatura che, pur faticando ad ingranare inizialmente, sa prendersi i suoi tempi, dando origine ad un intreccio calcolato e a colpi di scena sbalorditivi.
Anno 2021. Con l’intento di trovare una soluzione al surriscaldamento globale, gli scienziati hanno condannato la Terra ad una nuova e letale era glaciale. L’umanità, per proteggersi da questo cataclisma che finirebbe per condannarla all’estinzione, si rifugia all’interno dello Snowpiercer, un treno autosufficiente che viaggia attorno al mondo. Al suo interno, tuttavia, la gerarchia dei passeggeri è impostata su un sistema di classi sociali e privilegi: i passeggeri di prima classe vivono nel lusso e nell’agiatezza, quelli di seconda e terza sono i lavoratori e produttori di questo rigido ecosistema, mentre, nel fondo, troviamo tutti coloro che, non avendo un biglietto, sono saliti abusivamente sul treno e ora vivono tra malnutrizione, miseria e sporcizia. Questa simil-armonia, che permette di soddisfare i bisogni di tutti, rispettando inoltre le scarse disponibilità del treno, sta però per essere completamente stravolta dalle sempre più insistenti mire di rivolta che, dal fondo, stanno facendosi largo per tutto il treno. Questo incipit vi ricorda qualcosa? Se la vostra risposta è stata Snowpiercer (2013) di Bong Joon-ho siete sulla buona strada. Infatti, come potete leggere dal titolo, sto parlando dell’omonima serie, ideata da Graeme Manson, che, in seguito ad una produzione travagliata, da qualche mese, ha fatto finalmente la sua apparizione sulla piattaforma streaming Netflix.
Da un punto di vista tecnico, Snowpiercer si attesta su ottimi livelli produttivi, presentando una regia che si mantiene chiara e costante per tutti i dieci episodi che compongono questa sua prima stagione, regalando inoltre numerosi momenti in cui la tensione su schermo è palpabile ed intensa. Certo, vi sono alcuni piccoli scivoloni, soprattutto nelle sequenze d’azione, ma mai tanto drastici da minare la generale godibilità delle sequenze. A ciò, si aggiungono una fotografia dalle soluzioni spesso inaspettate, scenografie vibranti ed ispirate che, insieme ai personaggi, rappresentano le vere e proprie protagoniste del serial ed una computer grafica che, pur non raggiungendo i livelli di una tradizionale produzione cinematografica, si lascia guardare.
La riuscita della serie non è da ritrovare però nel comparto tecnico, bensì in quello narrativo, in particolare, nella caratterizzazione dei personaggi e nella costruzione della tensione che, dal 2013, pare essere sempre di casa sullo Snowpiercer. Detto questo, purtroppo, l’approccio alla serie presenta un ostacolo, soprattutto per degli amanti della pellicola. Infatti, pur ponendosi sia come prologo agli eventi del film di Bong Joon-ho che come trasposizione della graphic novel originale Le Transperceneige, fin dai primi episodi è ravvisabile un’incertezza generale che evidenzia un abissale gap qualitativo tra le due produzioni. Fortunatamente, con l’avanzare delle puntate ed una volta assestatosi agli standard e compreso il taglio dello show, lo spettatore inizierà ad immedesimarsi prepotentemente nel mondo e vicende di Snowpiercer. Questo repentino ed inaspettato ribaltamento è anche e soprattutto merito di un miglioramento sostanziale a livello di scrittura che porta il prodotto su tutt’altro livello, con colpi di scena ben confezionati ed imprevedibili, ma estremamente plausibili, una naturalezza disarmante nella gestione dell’intreccio e personaggi dalla caratterizzazione sommariamente verosimile.
Un altro pregio di Snowpiercer è senza dubbio il fatto che sappia prendersi i suoi tempi, esplorando e sviscerando ogni aspetto nella sua interezza, avendo però, come obiettivo principale, sempre la rivolta del fondo contro la testa del treno. Il viaggio dello spettatore sullo Snowpiercer inizia con una tanto inaspettata quanto intrigante indagine che, però, procede e si conclude in modo fin troppo classico e, a tratti, confusionario. Questa serie di crimini sarà però la scintilla che innescherà la tanto sobillata rivoluzione che stravolgerà per sempre gli equilibri del treno. Se, da un lato, il format televisivo è sinonimo di sufficienza a livello tecnico e, specialmente, registico, dall’altro, permette una costruzione pensata, graduale e più rilassata di quasi tutti i personaggi che, in Snowpiercer, costituiscono il focus principale.
Sette anni fa il mondo è finito. Ora il treno è tutto ciò che resta.
Layton Andre (Daveed Diggs)
Così come il ritmo e la tensione delle vicende, anche la caratterizzazione dei passeggeri del treno - che, inizialmente, appare fin troppo caotica - migliora esponenzialmente, esplorando anche l’altro lato della barricata, quello dei privilegiati. Questa evoluzione narrativa si tramuta, verso gli episodi conclusivi, nella creazione di un mosaico profondamente umano e fallibile in cui nessuno è totalmente buono o cattivo. Infatti, quasi ogni passeggero dello Snowpiercer risponde, tutto sommato, plausibilmente a ciò che gli accade intorno, ai suoi intenti e ai suoi bisogni. Tutto ciò è sostenuto, in sede produttiva, da interpretazioni che, fatta eccezione per il protagonista Daveed Diggs - monoespressivo e scialbo - e non includendo la superiore prova attoriale di Jennifer Connelly, si attestano generalmente su buoni livelli.
Tirando quindi le somme, tanta era la paura che aleggiava attorno al progetto Snowpiercer, forse legata alla qualità della trasposizione di Bong Joon-ho, forse suscitata dal timore che si potesse andare a distruggere ciò che, alla fine dei conti, è divenuto un moderno cult. Contro ogni previsione, lo show di Graeme Manson prende tutti in contropiede, imbastendo un racconto corale post-apocalittico coerente, umano, violento e brutale che, ponendo le basi per la nascita di una nuova saga televisiva, potrebbe regalare possibilità narrative tanto sorprendenti quanto appaganti.