TITOLO ORIGINALE: Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga
USCITA ITALIA: 26 giugno 2020
USCITA USA: 26 giugno 2020
REGIA: David Dobkin
SCENEGGIATURA: Will Ferrell, Andrew Steele
GENERE: commedia, musicale
PIATTAFORMA: Netflix
E’ disponibile su Netflix la nuova commedia targata Will Ferrell sulla competizione canoro-musicale più famosa d’Europa. Due musicisti islandesi, Lars Erickssong e Sigrit Ericksdottir, riescono, per una serie di eventi fortuiti, ad entrare nella selezione dell’Eurovision Song Contest, avendo, come obiettivo principale, la vittoria e il successo che pensano di meritare. Malgrado non brilli certo per originalità narrativa e comica e consapevolezza tecnica, la romantic-comedy scritta da Will Ferrell e Andrew Steele, per la regia di David Dobkin diverte ed intrattiene senza pretese, ricordando ancora una volta quanto forte sia il potere aggregante e solidale del linguaggio musicale.
Húsavík, Islanda. Lars Erickssong e Sigrit Ericksdottir sono due musicisti che formano il duo chiamato Fire Saga. Fin da bambino - dopo aver visto gli ABBA esibirsi nel 1974 con la loro famosissima Waterloo -, Lars ha dedicato tutta la sua vita e la sua creatività musicale ad un unico e vitale scopo: partecipare e vincere l’Eurovision Song Contest, festival musicale internazionale che, ogni anno (dal 1956), elegge il miglior talento canoro europeo. Nonostante tutto, quasi quarant’anni dopo, questa scalata al successo pare essere molto più difficile del previsto e Lars, profondamente scoraggiato sia dall’opposizione del padre - pescatore tradizionalista e rigido che lo considera una sciagura personale - sia dalla derisione e disprezzo che gli abitanti di Husavik dimostrano nei confronti del duo, è sul punto di abbandonare tutto e abbracciare la vita del pescatore. Malgrado ciò e per una serie di circostanze fortuite, tragiche e fortunate, i Fire Saga vengono inaspettatamente ammessi alla competizione, riaccendendo, di conseguenza, la scintilla del successo nel cuore di Lars e Sigrit - quest’ultima segretamente innamorata dell’amico.
Alla regia delle rocambolesche ed esplosive avventure del duo islandese, un David Dobkin (The Judge) abbastanza sottotono ed invisibile dietro la macchina da presa. Oscillando costantemente tra videoclip musicale e commedia demenziale anni ‘90-’00, il cineasta si riserva, come unico compito, quello di favorire un’empatia ed immedesimazione costante nelle vicende ed un sostegno visivo ed espressivo sia delle differenti interpretazioni che dell’essenziale ed imprescindibile componente comica. A questa direzione - fondamentalmente asservita alla valorizzazione del comparto narrativo e completata da alcune discutibili scelte nella messa in scena - seguono una fotografia che, sfortunatamente, riesce a risplendere soltanto in alcuni momenti specifici (e mai in maniera particolarmente entusiasmante) ed una computer grafica posticcia utilizzata forse a sproposito e, per questo, quasi totalmente inutile nell'economia del racconto.
Ad ogni modo, il vero cuore pulsante di Eurovision Song Contest è la sceneggiatura caotica e squilibrata, co-firmata dallo stesso Will Ferrell insieme ad Andrew Steele. Dietro un’apparenza da commedia demenziale e nonsense, la pellicola di Dobkin e, in particolare, la sua scrittura nascondono un’anima da musical anticonformista e volutamente stravagante - allo stesso livello della manifestazione da cui prende il titolo. Purtroppo, pur mantenendo alta l’asticella di divertimento ed intrattenimento - merito di un’identificazione completa con i protagonisti e il loro fare per essere -, l’opera viene rallentata da una progressione del racconto fin troppo classica e meccaniche e sviluppi comici talmente visti e rivisti che, alla lunga, risultano controproducenti ed eccessivamente ridondanti. Fortunatamente, a risollevare questa ripetitività di fondo, che poco si confà alle oltre due ore di durata del lungometraggio, ci pensano una caratterizzazione solida e soddisfacente - anche se tremendamente retrò e prevedibile - dei personaggi ed un tasso di stupore ed incredulità tenuto costante da sequenze e momenti esilaranti ed unicamente trash.
Malgrado ciò, questi ultimi due aspetti non servirebbero il loro fine ultimo se, alle spalle, non vi fossero un Will Ferrell pacchiano e appariscente, oltre che estremamente in parte, ed un’inedita e sorprendente Rachel McAdams - così brava da oscurare il collega in gran parte delle sequenze. Ad affiancare e sostenere i due, inoltre, un fin troppo marginale Pierce Brosnan in tenuta peschereccia e un Dan Stevens tutto sommato convincente. Anche nelle scelte di casting, così come testimoniato dalla sequenza di chiusura durante i titoli di coda, Eurovision Song Contest si rifà alle intenzioni e valori fondanti il festival omonimo - da sempre, mosaico ed incontro multiculturale fondato su stili, influenze e tradizioni musicali differenti -, presentando un cast che, a partire dagli interpreti protagonisti, fino ad arrivare ai camei di concorrenti storici della competizione, risponde all’idea stessa di melting pot. Questa diversità è riscontrabile, in seconda battuta, nella ritmata ed orecchiabile colonna sonora che, unendo tracce originali di Will Ferrell, My Marianne e Demi Lovato a brani di artisti come Anteros e Salvador Sobral, si mostra al pubblico, non solo come la componente maggiormente curata ed ispirata dell’intera produzione, ma anche come l’ingrediente principale della sua memorabilità.
In conclusione, malgrado non brilli certamente per originalità o perizia e consapevolezza tecnica, Eurovision Song Contest si attesta quindi su livelli qualitativi instabili ma discreti, configurandosi come una romantic-comedy fresca ed esilarante che vuole semplicemente divertire lo spettatore, senza apportare necessariamente stravolgimenti o innovazioni sostanziali al proprio filone di appartenenza. Una pellicola che, rispettando in pieno l’argomento che intende trattare e mediante una verve comica assurda, demenziale e nonsense, riesce a dimostrare pienamente il potere culturalmente ed umanamente solidale ed aggregante del linguaggio musicale.