TITOLO ORIGINALE: Sotto il sole di Riccione
USCITA ITALIA: 1 luglio 2020
REGIA: YouNuts!
SCENEGGIATURA: Caterina Salvadori, Ciro Zecca
GENERE: commedia, sentimentale
PIATTAFORMA: Netflix
Approda su Netflix, la co-produzione Mediaset-Lucky Red sotto soggetto di Enrico Vanzina. Ispirato alla canzone Riccione dei fu Thegiornalisti, la pellicola presenta un comparto tecnico dall’estetica artificiosa e da videoclip ed una sceneggiatura che, pur con i suoi evidenti difetti, si fa apprezzare. Pur accostandosi ed uniformandosi fin troppo agli standard dei maggiori e recenti esponenti del filone teen-drama, Sotto il sole di Riccione non è né completamente da buttare né da salvare ad ogni costo. Banalità, momenti tutt’altro che brillanti ed interpretazioni non sempre al massimo abbassano drasticamente la qualità complessiva del prodotto.
Cosa succederebbe se si prendessero una tipica commedia romantica, l’ambientazione di Summertime, metà del parterre attoriale di Netflix Italia e si mescolasse il tutto con Enrico Vanzina e Tommaso Paradiso? Probabilmente, si otterrebbe Sotto il sole di Riccione, co-produzione Mediaset e Lucky Red, nonché proposta cinematografica estiva della piattaforma streaming Hastings/Randolph.
Dietro soggetto di Enrico Vanzina, fratello nonché collaboratore del più noto Carlo - regista e produttore di commedie all’italiana come Vacanze di Natale e Yuppies - ed ispirandosi ad un verso della canzone Riccione dei fu Thegiornalisti, Sotto il sole di Riccione ha, come intento principale, quello di raccontare una tipica estate da riviera, una tipica estate italiana con tutti gli annessi e connessi. Descrivere l’incipit del film è, allo stesso tempo, abbastanza immediato quanto nebuloso. Infatti, se una risposta immediata potrebbe essere: “il racconto di un’estate adolescenziale tra amori, amicizie e mare”, riflettendoci bene, è possibile notare come la pellicola non abbia un soggetto vero e proprio o, comunque, un soggetto che non sia un semplice resoconto di una vacanza insieme. Non vi è un vero e proprio scopo o, detto più bruscamente, uno scopo, che non sia copulare e “rimorchiare”, che giustifichi la visione e l’ora e quaranta di durata. Fatte le dovute premesse, il film vale quindi la visione? Com’è questo Sotto il sole di Riccione?
Alla regia troviamo la YouNuts Productions, nome dietro cui si celano Antonio Usbergo e Niccolò Celaia, due videomaker romani, richiesti e vicini soprattutto al mondo del videoclipping. Dire quindi che Sotto il sole di Riccione, da un punto di vista meramente visivo ed estetico, ha tutta l’aria di essere un videoclip o, al massimo, lo spot di un gelato Algida o Sammontana, non è in effetti molto lontano dalla realtà dei fatti. Questo aspetto viene sottolineato, in seconda battuta, dalla fotografia patinata, artificiosa ed abbagliante con cui viene corredato ogni singolo fotogramma e dalla colonna sonora estiva e fresca di Tommaso Paradiso che ben si amalgama con la narrazione. Nonostante uno stile che rasenta più gli standard di una serie televisiva che di un prodotto volutamente cinematografico, tuttavia, il comparto tecnico di Sotto il sole di Riccione si attesta sui livelli tradizionali e prevedibili di una convenzionale produzione originale Netflix - il che non è necessariamente un male. Nella costruzione del racconto filmico e nella resa delle ambientazioni che fanno da sfondo alla vicenda è inoltre palese l’ispirazione e il chiaro rimando alla serie Summertime che, guarda caso, è ambientata proprio sulla riviera romagnola.
Sorvolando sul soggetto - anonimo e nebuloso oltre ogni limite -, arriviamo quindi ad affrontare il comparto che, nove volte su dieci, rappresenta il vero e proprio tallone d'Achille di questa tipologia di prodotti. Contro ogni aspettativa, Sotto il sole di Riccione stupisce tutti i detrattori del genere, confezionando una sceneggiatura e scrittura che, alla fine dei conti, non sono da buttare completamente. Pur non trattandosi certo di un capolavoro della cinematografia mondiale o italiana (anzi) e neanche del miglior esemplare di teen drama mai esistito, Sotto il sole di Riccione si impegna a non replicare gli errori di molti suoi predecessori (tra cui il già citato Summertime), regalando una caratterizzazione gradevole e credibile dei personaggi - con idee inattese che rivoluzionano leggermente la formula ormai rodata - ed alcune linee di dialogo che almeno una risata la strappano. Pur con questi pregi, sarebbe però sbagliato non valutare, in sede di recensione, il fatto che, a più riprese, la pellicola si adagi forse un po’ troppo sugli allori o che spesso ricada nella tradizione tracciata dai più scadenti esemplari del filone.
Tra i difetti principali troviamo, per esempio, l’uso ed abuso di una struttura narrativa obsoleta, la presenza di alcuni risvolti fin troppo prevedibili (tra cui il finale), una scrittura dei dialoghi naif anche se estremamente naturale e alcune battute comiche (come quelle sui ciechi) e doppi sensi non proprio brillantissimi. In mezzo agli ormai tipici “bro”, “fra” e “bella” vi è inoltre spazio anche per product placement non troppo velati ed estremamente intenzionali - il che non fa che incrementare l’idea di star vedendo un gigantesco spot più che un film vero e proprio. Un ultimo elemento che, per certi versi e di solito in produzioni del genere, potrebbe rappresentare un difetto è senza dubbio il livello interpretativo ed attoriale. Seguendo però la logica di poco sopra, anche da questo punto di vista, Sotto il sole di Riccione stupisce nuovamente in positivo, riuscendo a bilanciare ed accostare prove attoriali scadenti e dilettantistiche ad altre di grande livello (nell’insieme), come quelle di Luca Ward ed Andrea Roncato.
Quindi, a conti fatti, Sotto il sole di Riccione è veramente il pasticcio che molti avevano preventivato? Per diverse - ma poche - ragioni, no. Infatti, un comparto tecnico che si lascia vedere completa una sceneggiatura che, pur con i suoi evidenti problemi e le sue mancanze debilitanti, intrattiene e diverte senza alcuna pretesa (esiste sicuramente di peggio). Tutto ciò basta però a definire Sotto il sole di Riccione un film imperdibile? Ovviamente no.