TITOLO ORIGINALE: Les Misérables
USCITA ITALIA: 18 maggio 2020
USCITA FRANCIA: 15 maggio 2019
REGIA: Ladj Ly
SCENEGGIATURA: Ladj Ly, Giordano Gederlini, Alexis Manenti
GENERE: drammatico
PREMI: PREMIO DELLA GIURIA al FESTIVAL di CANNES
Alla sua opera prima, Ladj Ly firma un drama straordinario e profondamente necessario dal ritmo frenetico e dalla volontà tematiche precise e graffianti. Una regia immedesimata ed inserita negli eventi accompagna lo spettatore in un’odissea fatta di rispetto, diffidenza, brutalità e dispotismo nella degradata realtà di Montfermeil. Il tutto è completato da interpretazioni pregevoli, dialoghi realistici e concreti ed un costante appello al giudizio ed interiorità del pubblico.
“Non ci sono né cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori”. A volte, è quasi disarmante notare l’attualità di certe frasi, anche a decenni di distanza da quando furono originariamente proferite. In questo caso, l’aforisma è del notissimo Victor Hugo, scrittore e drammaturgo francese che, nel suo romanzo I miserabili del 1862, compose queste poche ma significative parole, facendo riferimento, in modo puntuale ed acuto, alla condizione in cui riversava la società francese del tempo. Divenuto ben presto un classico della letteratura mondiale, I miserabili è stato oggetto di numerose trasposizioni cinematografiche e televisive - celebre è la versione musicata per la regia di Tom Hooper, con Hugh Jackman e Russell Crowe protagonisti.
Tuttavia, l’anno scorso (2019 ndr), questa classicità e rispetto pedissequo del romanzo hanno subito una brusca interruzione con l’uscita de I miserabili di Lady Lj. Infatti, se da un lato, la pellicola si discosta quasi interamente dal soggetto ed ambientazione storica dell’opera di Hugo, dall’altro, ne recupera in pieno l’argomentazione e discorso sociale, rendendo il tutto ancor più anti-eroico di quanto già non accadesse nel libro. Invece di catapultare lo spettatore in una Parigi tipicamente ottocentesca, il regista trasporta il proprio pubblico in una contemporanea Montfermeil - cittadina molto vicina alla capitale. Qui, la macchina da presa segue le orme di Stephane Ruiz, poliziotto recentemente trasferitosi da Parigi per entrare a far parte della brigata anti-crimine della comunità. L’impatto con la realtà di Montfermeil è intenso ed impetuoso per Stephane che, in pattuglia con i colleghi Chris e Gwada, viene subito a conoscenza sia degli aggressivi e dispotici metodi utilizzati dalle forze dell’ordine che dell’abbandono e degrado in cui riversa il piccolo centro.
Adottando un approccio registico totalmente inserito ed immedesimato negli eventi narrati, Lady Lj, alla sua opera prima, dà vita ad un film sensazionale e dalla forte denuncia sociale. Nella rappresentazione dell’abbandono della sua vera città natale, il cineasta utilizza quasi unicamente camera a mano e drone, costruendo primi piani, piani sequenza e momenti memorabili in cui la tensione è palpabile e claustrofobica. Il ricorso a strumenti come la handycam che spesso, se utilizzati male o inconsapevolmente, possono convertirsi in un’arma a doppio taglio, rendono invece la regia de I miserabili ancora più graffiante ed incisiva, dando origine ad una massima immedesimazione con il racconto e la sua trattazione tematica.
Un altro elemento che permette questa identificazione è sicuramente la caratterizzazione del personaggio di Stephane che, proprio come lo spettatore, all'interno del film, viene a contatto per la prima volta con la realtà di Montfermeil, da cui rimane completamente travolto e sbigottito. Di conseguenza, questi rappresenta, per tutta la durata del film, una sorta di mediatore e punto di riferimento tra il contesto sociale che, a più riprese e prepotentemente, si intromette nella narrazione e le riflessioni che sorgono spontanee nella mente dello spettatore.
Seppur caratterizzato da un soggetto e volontà tematiche non proprio originalissimi, I miserabili fa del come, delle modalità di sviluppo, il fulcro della propria riuscita. Attraverso una sceneggiatura attenta, dura e sferzante - scritta a sei mani da Lady Lj, Giordano Gederlini e Alexis Manenti -, la pellicola pone di fronte al pubblico questioni morali, etiche ed umane non indifferenti, sorprendendolo, turbandolo ed appellandosi continuamente alla propria coscienza e al proprio giudizio - durante la visione, è quanto mai naturale ed istintivo chiedersi: “Cosa avrei fatto al posto suo?”, “Come mi sarei comportato?”. Questa fusione ed integrazione totale con i fatti narrati è anche e soprattutto sinonimo di una cura ed operazione quanto più realistica e concreta possibile per quanto riguarda dialoghi e reazioni dei personaggi. Tutto ciò non è che elevato, in seconda battuta, da interpretazioni pregevoli ed un casting credibile.
Alla sua opera prima, Lady Lj dimostra dunque tutta la propria caratura stilistica e tecnica, imbastendo un film imperdibile che avrebbe trionfato clamorosamente agli scorsi Academy Awards, se non ci fosse stato Parasite. Basando tutto il proprio cuore narrativo e argomentativo su un continuo gioco di potere e predominio fondato su rispetto, diffidenza e ipocrisia, I miserabili regala al pubblico un’odissea socialmente riflessiva e dal finale profondamente soverchiante, antieroico e lapidario. Riprendendo Hugo, nella realtà de I miserabili non esistono buoni o cattivi, ma soltanto il frutto di una società ingiusta, disonesta ed approfittatrice che preferisce chiudere gli occhi, osservare il tutto dall’alto in maniera distaccata ed indifferente, come fosse su un drone, per l’appunto. Ciò nonostante, una volta toccata terra, ciò che da sopra potrebbe sembrare pacifico e limpido, si trasforma in una primordiale tana dei leoni, in cui gli equilibri sono costantemente sul punto di infrangersi. Un’opera prima straordinaria e necessaria che mette in questione qualsiasi tipo di sicurezza e di fronte a cui non si riesce a rimanere passivi.