TITOLO ORIGINALE: Artemis Fowl
USCITA ITALIA: 12 giugno 2020
USCITA USA: 12 giugno 2020
REGIA: Kenneth Branagh
SCENEGGIATURA: Conor McPherson, Hamish McColl
GENERE: avventura, fantastico, fantascienza
PIATTAFORMA: Disney+
Inizialmente inteso per la distribuzione cinematografica, esce invece su Disney+ l’ultima trasposizione di casa Disney. Liberamente ispirato ai primi due libri dell’omonima saga di Eoin Colfer, Artemis Fowl si configura come un autentico e completo disastro produttivo. Una regia poco ispirata, personaggi scialbi ed anti-carismatici, un ritmo altalenante ed uno sviluppo disastroso degli eventi sacrificano indissolubilmente la nascita di un nuovo universo cinematografico.
Un lungo e tortuoso sentiero in discesa verso la bruttezza e la mediocrità quello di Artemis Fowl, ultima fatica Disney targata Kenneth Branagh. Dal primo annuncio e teaser trailer nel lontano novembre 2018 - che caricarono di aspettative i fan dell’omonima saga letteraria scritta da Eoin Colfer - fino al rilascio del trailer ufficiale il 2 marzo di quest’anno, tutto sembrava invocare la possibile nascita di un nuovo universo cinematografico, con tutti i crismi e possibilità creative di sorta. Tuttavia, in seguito alle restrizioni dovute alla pandemia di coronavirus, Disney annuncia che, purtroppo, la pellicola - inizialmente intesa per la distribuzione cinematografica - sbarcherà in estate direttamente sulla neonata piattaforma streaming Disney+. Questa scelta commerciale, unita alla mancanza di una promozione solida ed ostinata su TV, social network e web, poteva quasi essere un segno, un indizio, una vera e propria profezia di ciò che sarebbe stato ed è, a tutti gli effetti, Artemis Fowl - così come il simbolo di un’evidente sfiducia nel progetto da parte della stessa casa di produzione. Inutile girarci attorno: Artemis Fowl è, a mani basse, il film più brutto di questo 2020.
Inconcludente, sconclusionato, grezzo, confusionario, pretestuoso, casuale: questi sono solo alcuni dei tanti aggettivi che potrebbero suggerire il motivo per cui Artemis Fowl possa definirsi un’autentica porcheria. Come indicato sopra, alla regia della libera trasposizione dei primi due libri della saga fantasy di Colfer troviamo Kenneth Branagh, nome e personalità di rilievo all’interno del panorama cinematografico (regista di pellicole come Enrico V, Frankenstein di Mary Shelley e i recenti Thor e Assassinio sull’Orient Express ed attore nei ben noti Harry Potter e la camera dei segreti e Dunkirk, per citarne alcuni). Affermare che, in Artemis Fowl, la mano registica di Branagh sia praticamente irriconoscibile e perlopiù assente è dir poco. Infatti, è quantomeno palese un’indifferenza ed avversione, da parte del cineasta, nei confronti della materia originale e della sceneggiatura - trasposte su schermo in maniera scontata, svogliata ed terribilmente operaia. Questa svogliatezza e pigrizia nell'accompagnamento delle (dis)avventure di Artemis & co. potrebbe addirittura far pensare che Branagh abbia portato a compimento la direzione del lungometraggio solamente per motivi economici. Di cuore non se ne vede e il tutto, registicamente parlando, viaggia tra il p(i)attume e la più totale freddezza espressiva con sequenze d’azione così tanto caotiche e disorganizzate da innervosire dopo pochi minuti.
La pellicola sembra inoltre essere stata oggetto di numerosi tagli (che l’hanno portata dalla durata indicativa di 2 ore all'ora e mezza attuale), perché altrimenti non si spiegherebbe la natura monca e lo sviluppo fin troppo fulmineo di certe dinamiche e comportamenti dei personaggi. A concludere il disastroso comparto tecnico, una fotografia conciliante, una colonna sonora anonima ed una CGI a volte credibile e ben confezionata, altre al limite dell’artificioso.
Malgrado ciò, ad affossare completamente l’ultima ed ennesima disgrazia produttiva disneyiana - erede di pasticci come Nelle pieghe del tempo, Il re Leone e Maleficent - Signora del Male - è però la sceneggiatura, scritta a quattro mani da Conor McPherson ed Hamish McColl. Vi basti solo sapere che, laddove abbiate letto almeno un libro di Artemis Fowl, il risultato finale vi apparirà deludente ed inappagante; al contrario, se Artemis Fowl vi è totalmente o parzialmente sconosciuto, la creatura filmica di Branagh vi provocherà così tanta indifferenza ed apatia da non spingervi neanche a recuperare la materia d’origine. Personaggi (includendo il “villain”) piatti, anti-carismatici e dall’evoluzione insensata, forzature, lacune ed incongruenze in ogni dove, momenti a dir poco pretestuosi, una casualità disarmante nella creazione dell’intreccio, una prevedibilità da denuncia per quanto riguarda la struttura ed un umorismo malfunzionante sono soltanto la punta dell’iceberg di una sceneggiatura che, non soddisfatta, malsfrutta pure le potenzialità narrative e immaginifiche delle opere di Colfer. Un’inizio estremamente didascalico - durante cui lo spettatore viene riempito di così tante informazioni e nomi da rimanere confuso e perplesso - apre le porte ad una sezione centrale scevra da qualsiasi forma di pathos e dal ritmo squilibrato e disorientante, e ad una conclusione che, facendo il passo più lungo della gamba, lascia aperte le possibilità per un futuro sequel - che, si spera, non vedrà mai la luce.
Questo è Artemis Fowl: l’ultimo di una lunga serie di prodotti Disney inevitabilmente destinati a scomparire per sempre dalla mente e dai ricordi del pubblico, l’ennesima occasione persa, un’altra neonata saga che, ben presto, vedrà calare il tramonto sulle sue pieghe. Un film assolutamente evitabile che, tra i suoi unici punti di forza, ha la breve durata. In breve, un disastro - anche se preventivabile - su tutta la linea.