TITOLO ORIGINALE: Westworld
USCITA ITALIA: 16 marzo 2020
PIATTAFORMA/CANALE: Sky Atlantic/NOW TV
GENERE: drammatico, fantascienza, thriller, western
N. EPISODI: 8
DURATA MEDIA: 57-91 min
Gli showrunner Jonathan Nolan e Lisa Joy tornano con la terza stagione di una delle serie più belle degli ultimi anni. Caratterizzata da un’inversione e cambiamento totali, la terza iterazione dello show HBO si rivela essere un qualcosa di insperato, coerente, prestigioso e praticamente indipendente dalle precedenti stagioni.
Il 16 marzo Westworld ha nuovamente aperto le proprie porte, tornando a far parlare di sé con una terza stagione dalle ottime premesse e dalle altissime aspettative. Dopo una seconda serie fin troppo intricata ed abbastanza inconcludente, lo show creato da Jonathan Nolan e Lisa Joy tenta di reinventarsi, cambiando totalmente location e setting delle sue vicende. Questa volta, il pubblico verrà catapultato nel mondo reale. Pur con questa dislocazione spaziale, nulla sembra essere cambiato. Anche se liberi dal controllo e della disumanità della Delos, il pianeta Terra stesso non pare essere molto diverso da ciò che era la realtà del parco. Gli esseri umani sono controllati infatti da un grandissimo computer chiamato Rehoboam e le loro vite sono programmate al secondo. Nonostante si sia usciti da Westworld, gli spettatori, così come i personaggi, si troveranno quindi di fronte ad una replica degli stessi atteggiamenti e della stessa filosofia della Delos, soltanto in scala mondiale.
Come da abitudine, HBO fa della tecnica uno dei suoi punti di forza maggiori. Quest’ultima stagione di Westworld ne è l’ennesima prova, mantenendo, per tutti e otto gli episodi, un equilibrio e coerenza tecnica impressionante, composti da una regia cinematografica, asettica e prestigiosa, una fotografia fredda, cinica, ispirata da cult fantascientifici come Blade Runner e Terminator, un montaggio preciso e puntuale ed una CGI strabiliante, tra le più elevate nel panorama televisivo odierno. Come spesso accade, tuttavia, in alcune puntate, si nota un ridotto, ma percettibile calo qualitativo che va a minare, per esempio, la resa di scene action all’ultimo respiro e a rompere dunque quella magia che si viene ad instaurare sullo schermo. Nonostante qualche piccolo scivolone, è pressoché scontato affermare che l’impianto tecnico stravolga totalmente la serie, facendola risaltare rispetto alla concorrenza.
Ma di coerenza si può parlare anche e soprattutto in riferimento all’impalcatura narrativa di questa terza stagione che, introducendo ed indirizzando il racconto verso lidi totalmente estranei alla tradizione dello show, dà vita ad un qualcosa di narrativamente indipendente e slegato - non contando l’incipit e la caratterizzazione e sviluppo delle storyline dei personaggi - rispetto alle due precedenti stagioni. Infatti, gli showrunner e gli scrittori costruiscono un contesto totalmente inedito e frutto di differenti ispirazioni al genere distopico e fantascientifico. Troviamo, perciò, androidi e robot a profusione, macchine senza autista, intelligenze artificiali ed un app per cacciatori di taglie chiamata RICO. Dando origine ad un futuro utopico estremamente credibile e possibile, gli autori imbastiscono una vicenda che, pur mantenendo alcuni aspetti e strutture narrative delle precedenti stagioni, punta su un approccio prettamente action e, per certi versi, cyberpunk.
Suddivisa in numerose storyline, la sceneggiatura di questa terza stagione abbandona i manierismi e le volontà fin troppo intricate degli episodi della seconda, sedando alcuni fili narrativi acerbi e portando il tutto su un livello più comprensibile ma non per questo scontato e banale. Un livello tecnico ineccepibile viene così potenziato e sostenuto da un racconto circolare, compatto, consapevole, mai prevedibile, in cui tutto torna alla perfezione. Malgrado qualche scivolone stilistico e di registro, gli autori inanellano comunque una serie di twist stupefacenti che riprendono i vecchi fasti della prima stagione.
Tuttavia, la colonna vertebrale dello show sono sempre stati i personaggi e le loro caratterizzazioni che qui raggiungono una quintessenza, diventando rappresentazioni di ideali come il libero arbitrio, la scelta e la libertà. In particolar modo, è d’obbligo citare il personaggio di Dolores, che si distanzia dalla resa patetica ed onnipotente della scorsa stagione, e le due fantasmagoriche new-entry: il temibile e sibillino Serac ed il sociopatico e misterioso Caleb Nichols. Estremamente coerenti e paradossalmente umani e narrativamente rinvigoriti da questa nuova serie di puntate sono invece Maeve, Arnold, Charlotte e William. Infine, questa cura narrativa non fa che essere stimolata da un parterre di attori ed interpretazioni strabilianti, su cui troneggiano un Vincent Cassel in formissima, un Aaron Paul ispirato ed una Evan R. Wood nella sua migliore prova.
A completare il quadro, una colonna sonora emotiva e perfetta firmata da Ramin Djawadi e composta da riarrangiamenti classici di pezzi storici come Brian Damage e Space Oddity. Con questa terza stagione, Westworld ritorna così ai livelli qualitativi dell'inarrivabile prima stagione, confermando il potenziale enorme che un soggetto del genere può avere, se sviluppato con consapevolezza e ponendo le basi di una quarta iterazione quanto mai esplosiva. Una stagione prestigiosa, insperata ed estremamente profonda sia nei temi che nelle riflessioni morali ed etiche che suscita nello spettatore. In poche parole, un nuovo miracolo e successo targato HBO.