TITOLO ORIGINALE: Extraction
USCITA ITALIA: 24 aprile 2020
USCITA USA: 24 aprile 2020
REGIA: Sam Hargrave
SCENEGGIATURA: Joe Russo
GENERE: azione
PIATTAFORMA: Netflix
Anthony e Joe Russo - registi di Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame - producono il film originale Netflix più visto della piattaforma. Con, alla regia, lo stuntman Sam Hargrave, Tyler Rake si presenta al pubblico come un action dalla cura tecnica impressionante, ma lacunoso e senza un propria identità narrativamente e creativamente parlando.
Dopo City of Crime, i fratelli Russo - registi degli ultimi due capitoli di Avengers - producono un’altra pellicola con, come protagonista, un attore divenuto famoso per il proprio ruolo nel Marvel Cinematic Universe. Questa volta è il turno di Chris Hemsworth (volto attoriale di Thor nella saga supereroistica) che presta il fisico e la fisionomia a Tyler Rake, mercenario dal passato oscuro impegnato in una missione suicida. Viene infatti rapito il figlio di un narcotrafficante internazionale da parte di un signore della droga rivale che ha la sua base nella cittadina bengalese di Dhaka. L’ex-soldato interpretato da Hemsworth viene così chiamato a compiere una delicata e pericolosissima estrazione con tutti i crismi ed imprevisti del caso. La pellicola, dal titolo originale di Extraction, rappresenta il debutto alla regia da parte dello stuntman e collaboratore dei Russo, Sam Hargrave.
Per essere un’opera prima, Tyler Rake presenta una consapevolezza tecnica ed un livello registico veramente impressionanti e che non hanno nulla da invidiare a prodotti simili per produzione o genere. La tecnica e lo stile estremamente fluido e frenetico, con cui la macchina da presa accompagna il nostro mercenario nella sua fuga da interi corpi di polizia armati fino ai denti tra vicoli malfamati e favelas, è senza dubbio la punta di diamante dell’intera produzione, che vede il suo momento più alto nel dinamico ed ottimamente costruito piano-sequenza di ben 12 minuti di durata.
Trasponendo su schermo la graphic novel Ciudad - scritta da Ande Parks e dagli stessi Russo ed illustrata da Fernando León González -, Joe Russo firma una sceneggiatura che, pur non abbassandosi ad scempi del genere action odierno come 6 Underground, risulta decisamente scarsa e lacunosa sotto numerosi aspetti. Seppur si abbia come obiettivo principale la rappresentazione e il racconto di una complicata, ma classicissima, operazione di estrazione prigioniero, la pellicola sembrerebbe voler comunicare qualcosa di più allo spettatore. Alcune sequenze parrebbero indicare infatti alla trattazione di temi caldi e seri - soprattutto in paesi del terzo mondo come India e Bangladesh - come la criminalità e l’affiliazione malavitosa giovanile e la povertà. Tuttavia, la profondità e la complessità non sembrano essere le priorità della sceneggiatura di Joe Russo che si accontenta, al contrario, di imbastire un mero pretesto narrativo per poi sfociare nell’azione pura e coreografata alla John Wick. Peccato però che, da un punto di vista narrativo e di profondità di scrittura, Tyler Rake non valga neanche la metà e non colpisca allo stesso modo della trilogia con Keanu Reeves.
Di conseguenza, nello sviluppo della trama, si procede attraverso situazioni viste e riviste, stereotipi, cliché, soluzioni dalla logica un po’ ingenua e twist banali e sommariamente scontati. Nonostante anche le caratterizzazioni risentano di questo semplicismo ed artificiosità, l’interpretazione di Chris Hemsworth si mostra quanto mai ispirata e memorabile, andando ad elevare addirittura una scrittura anonima e sdoganata da eroe action classico. L’attore australiano è il vero perno attorno a cui ruota tutta la produzione e, senza dubbio, il principale motivo d’interesse nei confronti della pellicola. Negli stunts e coreografie, ma anche in sequenze più emotive - in cui il personaggio dimostra la sua fragilità - e basate su una rivelazione (anche se spicciola) del passato dell’ex-soldato, Hemsworth mette cuore e anima nella resa e costruzione di una nuova icona action, risultando estremamente immedesimato e credibile ed oscurando la restante parte del cast (tra cui troviamo pure un David Harbour in un ruolo alquanto marginale).
Questa immedesimazione attoriale non arriva però ad occultare una vastità di difetti minori ma lo stesso presenti e degradanti la qualità complessiva dell’opera. Nella fattispecie, è opportuno citare una CGI difettosa soprattutto nella resa delle esplosioni, un sonoro - in particolare, quello delle armi da fuoco - veramente posticcio, una soundtrack praticamente assente ed anonima ed una durata fin troppo diluita. Due ore, per un film come questo, sono effettivamente troppe. Accorciare il tutto a un’ora e trenta/quaranta avrebbe reso l’azione sicuramente molto più efficace, ritmata e martellante.
In definitiva, Tyler Rake non è altro che l’ennesima opportunità sprecata da parte di mamma Netflix. Un action dalle buone possibilità, ma che non riesce a trovare una propria strada, risultando, allo stesso tempo, esagerato e pirotecnico, ma anche realistico e serio. Non si comprende se l’intenzione di Hargrave e Russo fosse quella di creare una nuova icona cinematografica, un nuovo universo narrativo (visto il finale sospeso ed estremamente artificioso), un grandissimo videogioco o un film senza alcun pretesto critico o qualitativo o finalità se non quella intrattenere e divertire. Una pellicola certamente curata a livello registico, ma tutt’altro che riuscita ed innovativa sotto svariati punti di vista.