TITOLO ORIGINALE: The Mandalorian
USCITA ITALIA: 12 novembre 2019
PIATTAFORMA/CANALE: Disney+
GENERE: azione, avventura, fantascienza
N. EPISODI: 8
DURATA MEDIA: 31-46 min
Jon Favreau e Dave Filoni sono gli showrunner del primo original Disney+ ambientato nell’universo di Star Wars. Una delle serie migliori dell’anno - potenziata da un comparto tecnico e narrativo di tutto rispetto -, nonché una direzione esemplare da adottare per il futuro della saga.
Tanto tempo fa in una galassia lontana, lontana… Molti potrebbero pensare che non possa esistere un prodotto di Star Wars senza queste poche parole iniziali, senza Jedi, Sith, spade laser e grandissime battaglie campali e spaziali. The Mandalorian, il primo original Disney+ (nonché quello più costoso) ambientato nel fantastico mondo creato nel 1977 da George Lucas. Celandosi dietro una squadra produttiva composta da nomi come Jon Favreau (Iron Man) e Dave Filoni (Star Wars The Clone Wars), lo show è la prova di quanto l’universo di Guerre Stellari possa beneficiare da una lontananza totale dalla blasonata saga degli Skywalker. L’idea creativa alla base è quanto mai sorprendente ed inedita: un western classico, ma contestualizzato nel mondo di blaster e spade laser. Inaspettatamente, questo mix di generi funziona e anche molto bene. Lo spettatore si imbarca, così, in un’autentica odissea spaziale in compagnia di Mando, Baby Yoda e compagni tra bettole malfamate, pianeti sconosciuti, scontri e duelli mortali, cellule dell’ex-Impero ed inseguimenti all’ultimo respiro.
Collocato poco tempo dopo la caduta dell’Impero e molto prima della nuova trilogia, The Mandalorian potrebbe essere inteso come un qualsiasi altro prodotto filmico legato alla saga, vista la qualità tecnica complessiva. Alla regia degli otto episodi che compongono questa prima stagione, troviamo personalità del calibro di Taika Waititi e Bryce Dallas Howard, per citarne alcuni. Questi perfezionano una sceneggiatura intensa ed ispirata con inquadrature e costruzioni filmiche che rimangono fedeli alla linea produttiva del progetto. Abbiamo, perciò, campi lunghissimi e dettagli sulle pistole che stanno per essere estratte, un po’ alla John Ford o Sergio Leone; ma anche sequenze frenetiche e serratissime in pieno stile Star Wars. A completare questo comparto tecnico prestigioso, una fotografia terrosa, polverosa e concreta, effetti di tutto rispetto ed un montaggio equilibrato e corretto.
La sua vetta più alta, la serie la raggiunge però da un punto di vista narrativo e di costruzione. Il non dover sottostare ad una continuity rigida come quella degli Skywalker permette agli autori infinite possibilità creative. Questo porta ad una conseguente e maggiore sperimentazione che riesce a sorprendere ripetutamente lo spettatore, abituato da sempre ai toni candidi, quasi fiabeschi ed epici, della saga principale. Ovviamente, tutto ciò avviene nella migliore tradizione Disney, quindi non bisogna aspettarsi una violenza spinta o parolacce di sorta. Ciò nonostante, pur rimanendo un prodotto family-friendly, gli sceneggiatori del serial riescono a portare una ventata di novità nell’universo narrativo di Guerre Stellari, regalando momenti memorabili e già cult.
Suddiviso inizialmente in puntate dalla trama verticale, ma rimandabili, per alcuni elementi e rimandi, alla trama orizzontale, The Mandalorian presenta un parterre di personaggi che, per la loro caratterizzazione, darebbero filo da torcere alla maggior parte di quelli della nuova trilogia. Un Mandaloriano silenzioso e solitario, ma dal cuore dolce - un simil Clint Eastwood in salsa stellare -, un sibillino capo della gilda dei cacciatori di taglie, un ex-soldato ribelle, ora mercenaria, mascolina e spigolosa, un coltivatore ugnaught ex-schiavo dell’Impero, un droide cacciatore e, ovviamente, un Baby Yoda (la vera icona della serie, tanto da oscurare i suoi compagni; così innocente e grazioso da diventare istantaneamente una star del web, del fandom e, logicamente, del merchandising). Questi outsider, rinnegati ed apparenti nullità andranno a comporre uno dei team più solidi ed iconici del piccolo schermo.
Questo aspetto è dovuto, in primo luogo, alla loro caratterizzazione ed evoluzione precisa, puntuale ed efficace, ma anche alle magnifiche interpretazioni che li corredano. Primi fra tutti, un Pedro Pascal espressivo ed intenso, anche se coperto da un elmo per la quasi totalità degli episodi, e, nel ruolo dei due villain, un Werner Herzog ed un Giancarlo Esposito minacciosi ed indimenticabili. Questo distacco dalla macro trama storica permette ai creativi dello show di sperimentare anche in ambiti come, per esempio, la colonna sonora: Ludwig Göransson (Black Panther) firma un insieme di melodie originali, adulte ed innovative.
In definitiva, un esperimento azzardato, ma promosso a pieni voti, una dimostrazione della capacità creativa ed immaginifica del duo Filoni-Favreau che, unendo insieme due generi completamente antitetici tra di loro, ha imbastito un corretto mezzo di paragone sulle modalità con cui la stantia saga di Star Wars andrebbe rinnovata. Non introducendo nuove definizioni della Forza o svecchiando gli stilemi narrativi della serie, bensì mettendone in discussione quelli estetici e stilistici, allontanandosi progressivamente dalla storyline degli Skywalker. Questo e molto altro è The Mandalorian, la cosa migliore che potesse accadere a Star Wars, soprattutto dopo il disastroso episodio IX.