TITOLO ORIGINALE: The Outsider
USCITA ITALIA: 17 febbraio 2020
PIATTAFORMA/CANALE: Sky Atlantic/NOW TV
GENERE: drammatico, poliziesco, orrore
N° EPISODI: 10
DURATA MEDIA: 50 min
Lo showrunner Richard Price produce, per HBO, l’ennesimo adattamento di un’opera di Stephen King, uno degli autori più venduti di tutti i tempi, mente dietro la creazione di opere come IT e Shining. Dopo 22.11.63, Castle Rock e Mr. Mercedes, viene portato sul piccolo schermo uno degli scritti più recenti del Re – sicuramente tra i suoi meno riusciti. Il racconto di King, tuttavia, sembra riacquistare nuova linfa vitale in questa trasposizione che, vedendo come protagonisti due fantastici Ben Mendelsohn e Cynthia Erivo, riabilita e supera la materia d’origine.
HBO è divenuta con gli anni sinonimo di qualità e di prodotti televisivi entusiasmanti, prestigiosi e spesso sbalorditivi. Per fare alcuni esempi, è possibile citare Il trono di spade – serie fantasy basata sui libri di George R. R. Martin, divenuta un vero e proprio fenomeno di culto -, True Detective – thriller al di fuori dei canoni televisivi che, arrivato alla terza stagione, continua a far parlare di sé -, Westworld – serie creata da Jonathan Nolan; tra i serial più contorti, ma al tempo stesso, intriganti dai tempi di Lost – e il recente Watchmen – miniserie veramente stupenda di Damon Lindelof, basata sul capolavoro a fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons; un piccolo miracolo. Un anno dopo la messa in onda di quest’ultima, HBO riesce nuovamente ed inaspettatamente a compiere un piccolo miracolo. Stephen King, il così detto Re del Terrore, è sicuramente uno degli autori di libri horror o, comunque, thriller, più amati e venerati della letteratura mondiale – nonché uno dei più venduti. Trasporre sul grande o piccolo schermo una sua opera corrisponde veramente a girare la ruota della fortuna. Molti cineasti e produttori ci sono riusciti – Andy Muschietti con IT: Capitolo Uno, Rob Reiner ancora prima con Misery non deve morire e Stand By Me, Frank Darabont con Il miglio verde e Le ali della libertà -, molti altri no – lo stesso Muschietti con la seconda parte della duologia di IT e Kevin Kölsch e Dennis Widmyer con il recente Pet Sematary. Non menziono nella lista lo Shining di Stanley Kubrick, perché il suo film va oltre la mera trasposizione; egli prende il romanzo di King e lo fa suo. In campo televisivo, invece, le opere di King hanno avuto tutt’altra fortuna e notorietà. Sul piatto della bilancia troviamo contemporaneamente, infatti, un esperimento carino come quello compiuto dalla serie 22.11.63 ed un totale fallimento con il serial The Mist. Dopo questa sequela di alti e bassi, arriva The Outsider, show prodotto dallo scrittore e produttore Richard Price – ispirato ad una delle ultime fatiche del Re -, lasciando tutti a bocca aperta e dando origine ad una spaccatura inesorabile tra ciò che c’è stato prima e ciò che la seguirà. Il romanzo – senza dubbio uno dei meno ispirati di King – e, di conseguenza, la serie seguono le orme del rigido e rigoroso detective Ralph Anderson e della singolare ed inconsueta investigatrice Holly Gibney, alle prese con una serie di omicidi dalla natura oscura, misteriosa e soprannaturale.
In una piccola e tranquilla cittadina americana, viene ritrovato il cadavere, sfigurato e vittima di molestie, di Frankie Peterson (11 anni). Gli indizi, le testimonianze, addirittura il materiale genetico presente sulla scena del crimine, sembrano indicare colpevole Terry Maitland, padre di famiglia, professore di inglese ed allenatore di baseball molto attivo nella piccola comunità. La città rimane senza parole, venendo travolta completamente sia dalla brutalità dell’omicidio sia dalla possibilità che Maitland – individuo all’apparenza innocuo ed estremamente rispettato in paese - possa essere capace di simili atrocità. Nonostante le prove e le ricerche compiute dalla polizia sembrino incastrarlo, Terry continua ad ammettere la sua innocenza, ripetendo che, all’ora e nel giorno del delitto, egli si trovava a miglia di distanza, ad una conferenza sulla censura in letteratura. Dopo qualche giorno di ricostruzione dell’alibi, in effetti, le forze investigative scoprono che ciò che il professore continua a ripetere ostinatamente è vero. Com’è possibile quindi che Terry si trovasse in due luoghi diversi allo stesso momento? Di certo, questi non possiede l’abilità di sdoppiarsi o di essere al di sopra del tempo. La risposta, per quanto oscura e misteriosa, sembra essere impossibile e lo rimarrà finché i detective continueranno a muoversi nel piano razionale degli eventi, poiché essa si rivelerà essere un qualcosa che supererà ogni loro immaginazione. E, purtroppo, questo aspetto e stravolgimento della logica lo comprenderanno a caro e sanguinoso prezzo. La serie di Price riesce a bilanciare in modo corretto e rigoroso la duplice natura del racconto di King, il quale si muove, come da tradizione per il Re, tra il crime-thriller e l’horror sovrannaturale. Per la sua fattura e resa visiva, il serial può essere paragonato, senza alcuna esitazione, ad una canonica produzione horror cinematografica. L’unica differenza risiede nella lunghezza del racconto, composto, in questo caso, da dieci puntate. Registicamente parlando, The Outsider si mantiene su buoni livelli qualitativi, riuscendo ad inquietare e creare tensione nello spettatore, mediante l’impiego costante della camera fissa e della messa a fuoco progressiva e manuale, provocando nello spettatore un senso di partecipazione attiva e quasi testimoniale nei confronti del racconto. Tra i registi dello show, è possibile riscontrare il nome di Jason Bateman – qui impegnato anche in veste attoriale nei panni di Terry Maitland – e quello di Andrew Bernstein – già regista di episodi di serie come ER, The Americans e Ozark.
Nonostante questa varietà di mani e personalità dietro la macchina da presa, la serie è capace di mantenere una linea estetica e registica abbastanza uniforme durante il corso dei 10 capitoli che compongono questa prima stagione. Pur con questa uniformità di caratteri, The Outsider è tutt’altro che esente dai classici alti e bassi, alternando sequenze eccellenti e mozzafiato (la sparatoria finale ed ogni scena che coinvolge il misterioso responsabile dei delitti) ad altre più o meno dimenticabili e dalla dubbia utilità (una ripetizione forse troppo eccessiva dei momenti all’interno del strip e qualche raccordo mancato tra i vari segmenti). Nel complesso, tuttavia, la serie di Price riesce a farsi largo nel così tanto affollato panorama televisivo odierno, lasciando la propria impronta nella memoria e nell’immaginario dello spettatore, scioccandolo e travolgendolo completamente con alcune sequenze e situazioni raccapriccianti, spietati, brutali ed impressionanti. Tra i punti più alti della stagione, è possibile citare i primi due episodi – che vedono come protagonista assoluto il personaggio di Jason Bateman -, i quali, diretti dallo stesso, riescono a far immergere completamente il pubblico nel clima e nelle atmosfere del racconto, generando aspettative, agitazione ed ansia nel bingewatcher o spettatore occasionale di turno. Dico bingewatcher proprio perché queste due ore iniziali intrigano e catturano così tanto l’attenzione dello spettatore, che è quasi impossibile dissuadere le possibilità di una maratona ed una visione tutta d’un fiato della serie. Malgrado ciò, purtroppo, nel complesso, lo show non si attesta in maniera costante e pedissequa sulla linea tracciata, smorzando e facendo calare la tensione soprattutto negli episodi centrali, per poi riprendersi in quelli conclusivi. Questo calo di preoccupazione, e conseguentemente di attenzione, da parte del pubblico, è data probabilmente da un progressione priva del mordente del prologo e che comunque non si capisce dove voglia andare a parare. A ciò si può aggiungere anche una dislocazione spaziale che, scevra dalla pressione del killer, serve solamente da esplorazione e conseguente spiegazione dei fatti e della genesi degli stessi. Da un lato, abbiamo quindi una storyline principale in cui sembra non accadere nulla di significativo, dall’altro, invece, troviamo un’investigazione dai toni fin troppo letterari in cui non si respira a dovere la minaccia dell’omicida.
Questa lentezza ed anonimia degli episodi centrali, d’esplorazione ed approfondimento del contesto soprannaturale viene salvata, soltanto in seguito, dai capitoli conclusivi della stagione, in cui inizia la vera e propria controffensiva della polizia e dei detective nei confronti dell’uccisore. Ed è proprio in queste ore di chiusura della stagione che iniziano i parallelismi con l’opera più famosa ed amata del Re del Terrore, ossia IT. Oltre a condividerne alcune caratteristiche e proprietà principali, l’antagonista di The Outsider viene affrontato dalle forze dell’ordine protagoniste in modo simile, per certi versi, a ciò che accade nel romanzo e negli adattamenti successivi dedicati al mutaforma assassino (non mi dilungo oltre nella descrizione del villain della serie, perché voglio preservarVi la sorpresa della scoperta della sua vera identità). Detto ciò, l’aspetto che eleva la serie, costituendone anche uno dei fattori di maggior riuscita, è sicuramente la resa e la caratterizzazione dei vari personaggi, potenziate ulteriormente da interpretazioni ispirate ed immedesimate da parte di tutto il cast. Come ogni buon thriller/noir che si rispetti, parallelamente alle investigazioni e alla rivelazione del killer, il racconto porta avanti un’azione introspettiva ed intima nei confronti degli stessi detective che stanno lavorando sul caso. E’ questo il caso di Ralph Anderson – interpretato da un algido, ma estremamente fragile Ben Mendelsohn -, miglior poliziotto della città, dal passato doloroso che, in qualche modo, richiama e rispecchia ciò che avviene nel presente dei fatti; e di Holly Gibney – di cui veste i panni una Cynthia Erivo in una delle sue performance migliori -, investigatrice, dalle abilità soprannaturali ed eccezionali, più simile ad una medium e sensitiva che ad una ricercatrice e poliziotta vera e propria. Contemporaneamente a quest’introspezione dei protagonisti, gli autori della serie dedicano pure alcuni segmenti di racconto alla rappresentazione del superamento e della metabolizzazione del trauma e della perdita, da parte delle famiglie delle vittime. Ed è proprio in questi momenti che la serie si mostra particolarmente ispirata, dando origine a sequenze strazianti, dirette e dolorosissime, senza veli né censure di sorta.
La costruzione e la tridimensionalità dei personaggi sopracitati è tale da provocare una completa immedesimazione dei telespettatori nei loro riguardi e proprio questo aspetto viene utilizzato dagli autori per mollare l’ultimo, fatale colpo allo stomaco del pubblico – il quale, parteggiando ed immedesimandosi in un paio di personaggi potrebbe vederli morti da un momento all’altro. Questa spietatezza e coraggio da parte di The Outsider è, di certo, uno dei meriti maggiori di Price & co., i quali dimostrano, così facendo, di star dalla parte del racconto e non dei consensi del pubblico. Facendosi carico di una trattazione approfondita, ma neanche troppo inedita ed originale, dell’incontro/scontro dialettico tra raziocinio e inspiegabile o, addirittura, soprannaturale, ma anche del tema della perdita e del trauma e servendosi del mezzo televisivo (che si basa proprio sulla tensione e sulla “cattura” dello spettatore nella vicenda narrata); The Outsider riesce dunque nell’ardua impresa di rendere il romanzo d’origine – scialbo e poco ispirato in molti punti – molto più incisivo e brutale (così come successe nel 1980 con lo Shining di Kubrick). Tra i difetti, è d’obbligo citare purtroppo un finale ed una scena post-credit che, snaturando l’epilogo del libro, risultano leggermente forzati e fuori luogo nell’economia dello show. E’ probabile, visti gli elementi in campo ed alcuni dialoghi criptici in chiusura della stagione, che HBO produrrà una seconda serie di episodi – mossa, a mio modesto parere, inutile e superflua visto che non ci sarebbe più la base e il materiale di King a sorreggere il tutto. Valutando, tuttavia, questi dieci episodi nella loro totalità e non nei loro sviluppi futuri, non si può far altro che lodare il lavoro di rielaborazione e adattamento svolto da Price e dai vari autori sul medium originale. In poche parole, The Outsider è un prodotto che, pur con i suoi difetti e scivoloni di sorta, gode di molteplici punti di forza – tra cui una regia e messa in scena abbastanza ispirate, interpretazioni magnifiche ed espressive ed una costruzione certosina, dark ed occulta di atmosfere e suspense – che la renderanno, con il tempo, un inevitabile mezzo di paragone rispetto alle future trasposizioni degli orrori e misteri che popolano, da sempre, le pagine del Re del Terrore.