TITOLO ORIGINALE: Star Wars: Episode II - Attack of the Clones
USCITA ITALIA: 16 maggio 2002
USCITA USA: 16 maggio 2002
REGIA: George Lucas
SCENEGGIATURA: George Lucas, Jonathan Hales
GENERE: fantascienza, avventura, azione, fantastico
Rispettando in pieno le premesse e le tremende note di luce e ombra che contraddistinguevano Episodio I, George Lucas dà vita ad una pellicola che si converte ben presto nella vera antitesi dell’idea di Guerre Stellari. Una regia operaia che regala ben pochi momenti memorabili, dialoghi fiacchi ed imbarazzanti, una CGI posticcia e mal fusa con gli elementi tangibili ed una distruzione completa del personaggio di Anakin Skywalker fanno di Episodio il peggior capitolo della saga fantascientifica per eccellenza.
Nel 2002, dopo il malcontento generato dalla prima pellicola della trilogia prequel, l’odio nei confronti di Jar Jar Binks e le tremende - per non dire inaudite - note di luce e ombra che facevano de La minaccia fantasma un inizio di trilogia fragile ed arido, fa la sua apparizione nelle sale di tutto il mondo L’attacco dei cloni. Con premesse del genere, nulla avrebbe mai tolto a questo prosieguo delle avventure di Anakin & co. il fato e nomea di ennesimo scivolone colossale. Prima di iniziare la recensione, tuttavia è bene far presente che più che una continuazione, Episodio II sembra essere un diretto tie-in de La minaccia fantasma - di cui condivide pregi, difetti, banalità memorabili ed oscenità inconcepibili.
L’attacco dei cloni è, ad oggi, il peggior film di Star Wars. Su questo non ci piove. Con una fase di pre-produzione iniziata un paio di mesi dopo il rilascio del primo capitolo, era inevitabile il fatto che Episodio II sarebbe stato tremendamente simile al predecessore, sia dal punto di vista tecnico che narrativo. Alla regia troviamo, come per La minaccia fantasma, un George Lucas subordinato ed asservito completamente al racconto, che tenta di bilanciare la propria creazione mediante un approccio registico estremamente operaio e meccanico. Ciò nonostante, in questo secondo capitolo la sua direzione supera quasi impercettibilmente quella del precedente, dando origine a sequenze e momenti intrattenenti e complessivamente divertenti che, nel bene o nel male, sono rimasti e rimangono tuttora ben impressi nella mente e nei ricordi di fan e casual watchers di sorta. Mi riferisco, in particolare, al combattimento nell'arena e alla conseguente battaglia di Geonosis - forse l’unica vera scena degna di nota di questo grande “videogiocone”. In effetti, se ci si riflette bene, la progressione della trama e la trattazione dei personaggi ricordano moltissimo - forse troppo - la tipica struttura ed evoluzione dei classici action in terza persona.
A conclusione del discorso riguardante il comparto tecnico, è bene citare altre due dimensioni produttive che hanno risentito dell’influenza del primo capitolo di questa trilogia. Sto parlando ovviamente del montaggio - fin troppo dinamico e confusionario - e della tanto amata CGI che, in piena tradizione e coerenza con Episodio I, non fanno che avvilire la qualità complessiva del progetto. Per capire la gravità della situazione, basti pensare che il 75% circa di ciò che si vede su schermo è realizzato al computer. In maniera del tutto prevedibile, così come accadeva nel film del 1999, la resa e conseguente integrazione di tutto ciò che è effetto visivo risulta così artificiosa da contrastare esponenzialmente con il pro-filmico e gli elementi reali e tangibili posti di fronte alla macchina da presa.
Ricollegandosi alla questione del “videogiocone”, è ora di portare alla luce gli effettivi e debilitanti problemi di questa accozzaglia di idee, personaggi ed intrecci che è la sceneggiatura de L’attacco dei cloni. Detto ciò, per una volta - e proprio a livello narrativo -, il film si discosta dal suo predecessore. Infatti, se Episodio I portava sul piatto della bilancia una dinamicità nell’intreccio che, nonostante tutto, intratteneva e manteneva vigile l’attenzione dello spettatore, la quasi interezza di Episodio II è fondato sui dialoghi, il che non sarebbe affatto un problema se non per un piccolissimo particolare: quasi tutti gli scambi di battute della pellicola sono letteralmente l’antitesi di godibilità e brillantezza narrativa. Soprattutto per quanto riguarda quelli tra Anakin e Padmé, il tutto si muove tra lo sdolcinato ed il fastidiosamente imbarazzante. Accostandosi e rientrando pienamente nella tradizione de La minaccia fantasma, L’attacco dei cloni pare inoltre reiterare la stessa artificiosità nel trattamento di personaggi e vicende del suo predecessore. Infatti, la mancanza e difetto più grave dell’opera è sicuramente il lavoro di costruzione compiuto con Anakin Skywalker aka Darth Vader - figura piena di carisma e fascino sulla carta che qui viene ridotta ad un bambino piagnucolante ed irrealmente incosciente che, per tutta la durata del film, non pensa ad altro che entrare nel letto di Padmé. Questa mediocrità narrativa non fa che essere peggiorata da uno scandaloso e distruttivo Hayden Christensen.
A ciò si aggiungono, in ultima battuta, una sessualità pervasiva e maliziosamente velata, evoluzioni caratteriali mancanti, vari buchi logici e risvolti quanto mai improbabili. Si potrebbero citare altrettanti aspetti a riprova della tesi sopracitata, ma, prima o poi, sarebbe come sparare sulla croce rossa. Tuttavia, la realtà oggettiva dei fatti è proprio questa. Episodio II è la morte dell’idea di Star Wars. Un film che vuole essere tante cose con, però, pochissimi elementi di pregio. Una pellicola volutamente d’intrattenimento che - inconsapevole delle proprie potenzialità e pregevole solamente della creazione della fantastica serie animata The Clone Wars - si trasforma ben presto in noia e banalità. Niente più, niente meno.