TITOLO ORIGINALE: Memory
USCITA ITALIA: 15 settembre 2022
USCITA USA: 29 aprile 2022
REGIA: Martin Campbell
SCENEGGIATURA: Dario Scardapane
GENERE: azione, thriller
Un immarcescibile Liam Neeson torna al cinema con Memory di Martin Campbell (Casino Royale), action thriller nel quale il nostro interpreta un sicario che, per motivi etici, si rifiuta di uccidere il bersaglio assegnatogli - una bambina-testimone - e decide così di vendicarsi del mandante e di tutta l'organizzazione criminale di cui fa parte. Remake di un film belga del 2003, Memory non si discosta nemmeno di un millimetro dalla solita idea di revenge movie con protagonista Neeson, complice una sceneggiatura che pare non accorgersi dell’opportunità e della particolarità fornite da un soggetto tutt’altro che comune od ordinario, capace da solo di distinguere la pellicola dal panorama thriller odierno. Ciò nonostante, e malgrado qualche soluzione estetico-stilistica non proprio azzeccata ed una regia molto altalenante, Memory conserva e tiene in sé quel minimo indispensabile capace di intrattenere lo spettatore per quasi due ore di durata. Sarà compassione?
“Quelli come noi, in pensione, non ci vanno” si dice ad un certo punto di Memory, nuovo action thriller diretto da Martin Campbell (regista di quello spartiacque bondiano che è Casino Royale), remake del belga The Alzheimer Case di Erik Van Looy, a sua volta adattamento dell’omonimo romanzo del connazionale Jef Geeraerts.
Un'amara constatazione per Alex Lewis, spietato sicario a contratto che si ritrova improvvisamente a dover combattere contro sé stesso e contro una malattia, l’Alzheimer, che pian piano ne sta indebolendo la lucidità e la scorza da action man duro e puro. Prende pillole, beve tè freddo, si appunta i dettagli importanti dei propri incarichi sul braccio, vorrebbe smettere con questa vita di sangue e violenza ma è ancora uno dei più bravi nel suo lavoro, il killer interpretato da un immarcescibile Liam Neeson, che, in pensione, proprio non sembra volerci andare.
Lo stesso che, dopo essersi rifiutato, per motivi etici, di portare a termine un lavoro che prevedeva l’uccisione di una bambina-testimone, decide di dichiarare vendetta ad un’organizzazione criminale di El Paso, specializzata in prostituzione e traffico di esseri umani, e capitanata da Davana Sealman, intoccabile e ferina donna d’affari affascinata dalla riprogrammazione del DNA umano (cosa?!). Riprogrammazione apparentemente improbabile, se non addirittura impossibile, per Neeson, tra le maggiori icone action thriller (ma la più definita e stereotipata) della storia del cinema.
Seppur declinato in una chiave di debolezza e malattia, nonché potenzialmente meta testuale - come già successo a Sylvester Stallone in Creed e Rambo: Last Blood o ad uno dei suoi epigoni ideali e (a differenza sua) più fortunati, autodeterminati e autosufficienti, ossia Tom Cruise, in Top Gun: Maverick -, l’attore irlandese sembra non discostarsi neppure di un millimetro dalla solita idea di eroe d’azione perennemente in cerca di vendetta o di un qualche tipo di rivincita, già vista e rivista in decine di prodotti di dubbia qualità, di cui alcuni neanche usciti in sala (ne elenchiamo giusto un paio: Run All Night, L’uomo sul treno, Un uomo tranquillo, Honest Thief, Un uomo sopra la legge, L’uomo dei ghiacci, Blacklight).
Rea di questa ingenerosa banalizzazione è, in primo luogo, la sceneggiatura di Dario Scardapane, che pare non accorgersi dell’opportunità e della particolarità fornite da un soggetto tutt’altro che comune od ordinario, capace da solo di distinguere Memory dal panorama thriller odierno, utilizzandolo viceversa più come una motivazione per le azioni e le scelte del moribondo Alex Lewis od un modo per allungare un finale che cade inevitabilmente nel ridicolo e nel patetico, che non, invece, nella sua forma più adeguata e stimolante di strumento ed espediente tensivo. Di elemento aggiuntivo per ritmare l’azione. Di sabotaggio subdolo ed inafferrabile delle certezze dello spettatore e, di conseguenza, di caratterizzazione dell’esperienza di visione. Questi ultimi, vantaggi ed occasioni che il Campbell di Casino Royale non si sarebbe di certo lasciato sfuggire - e vi basta rivedere la sequenza della partita a poker di quel film per capire di cosa stiamo parlando!
E invece no: Memory sembra accontentarsi della propria parvenza più epidermica; di essere un revenge movie essenziale ed asciuttissimo, popolato dai soliti poliziotti e politici corrotti, dai cartelli messicani che tanto fanno paura agli Stati Uniti, più o meno come gli scandali che li coinvolgono in prima persona; ma fatto anche di sequenze di uccisione fotografate in maniera abbastanza svagata e sgraziata, eppure fortunatamente divertenti (e degne di un qualsiasi giallo all’italiana o slasher per tasso di sanguinolenza), colpi di scena neppure troppo imprevedibili, ed improbabili alleanze.
A dar man forte ad un Liam Neeson che, nonostante l’esilarante trivialità del proprio personaggio, riesce comunque a coinvolgere e fomentare lo spettatore, troviamo un Guy Pearce uscito dritto dritto da un film d’exploitation anni ‘70, o ancora meglio, da un poliziottesco all’italiana con Maurizio Merli, ed una Monica Bellucci macchiettistica, deleteria ai fini dell’affabulazione, semplicemente inascoltabile nel suo auto-doppiaggio italiano.
Ciò nonostante, e malgrado qualche soluzione estetico-stilistica non proprio azzeccata ed una regia molto altalenante, Memory conserva e tiene in sé quel minimo indispensabile capace di intrattenere lo spettatore per quasi due ore di durata. Il che, specie visto il modo blando, schematico ed indolente con cui Campbell e Scardapane sviluppano le premesse “cliniche” ed orchestrano lo spartito thriller, non era certo compito facile.
Sarà forse il suo essere un film così anziano, quasi terminale, geriatrico, ma anche trasandato, spoglio, sgangherato, da suscitare una strana forma di compassione. Sarà la bizzarra acconciatura di Pearce, del tutto dissonante con il resto della composizione. Oppure sarà vedere Liam Neeson ancora devoto, seppur con una diversa intensità e credibilità, a quel “vi cercherò, vi troverò, vi ucciderò”; intento ad assecondare lo spettro trapassato di una maschera che non grida più vendetta (o perlomeno, non più allo stesso modo), ma che desidera piuttosto un po’ di sano e meritato riposo. Accompagnato magari da un bicchiere di tè freddo.
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