TITOLO ORIGINALE: Ghost of Tsushima
USCITA ITALIA: 17 luglio 2020
PIATTAFORMA: PlayStation 4
SVILUPPO: Sucker Punch
GENERE: avventura dinamica, stealth, open world
Un samurai deve salvare l’isola di Tsushima dall’invasione mongola di Kublai Khan, decidendo se seguire il codice o abbracciare le armi dello Spettro. Sucker Punch produce l’ultima esclusiva PlayStation 4 prima del tanto atteso cambio generazionale, firmando un action-adventure open world con meccaniche stealth dal gameplay solido, divertente ed impegnativo e dal comparto estetico-artistico sbalorditivo. A complicare la situazione, un racconto scarno, fin troppo lineare e tradizionale che delude le aspettative, qualche mancanza tecnica ed alcune lacune a livello di profondità esplorativa ed attività secondarie e parallele. Una buona esclusiva, ma certamente non la migliore dell’attuale era PlayStation.
Fine XII secolo. Isola di Tsushima, a sud-ovest delle coste giapponesi. Una flotta immensa e minacciosa - battente bandiera mongola e capitanata dall'abile stratega Kublai Khan, nipote del più famoso Gengis - , si staglia all'orizzonte, sbarcando, poco tempo dopo e senza alcun graffio, e prendendone d’assalto le spiagge. Nonostante un tentativo di difesa da parte dei guerrieri giapponesi, ai mongoli bastano veramente poche ore per sbaragliare qualsiasi tipo di opposizione. Il loro stile di combattimento è infatti molto più brutale, violento e selvaggio rispetto a quello ordinato, rispettoso ed onorevole dei samurai. Questo vantaggio, misto al fattore sorpresa e alla conoscenza degli esplosivi e delle polvere da sparo, gioca a favore di un avanzamento sempre più rapido verso l’entroterra, con conseguente razzia e distruzione di abitazioni e campi e sterminio di civili e forze di difesa residue. A quattro giorni di morte e devastazione segue però un attacco debilitante da parte delle forze giapponesi che, aiutati dal buio della notte, danno fuoco a parte del contingente navale nemico. Al resto, pensa Madre Natura, nello specifico, un tifone (“kamikaze”, ovvero vento divino, in giapponese) che, facendo affondare le imponenti e pesanti imbarcazioni mongole - portando con sé migliaia di uomini -, decreta il fallimento delle mire espansionistiche del Khan.
A partire e sulla scia di questo antefatto storico prende il via Ghost of Tsushima, ultima fatica di Sucker Punch - studio di produzione conosciuto principalmente per la saga di Infamous - ed ultima esclusiva PlayStation 4 prima del tanto atteso passaggio generazionale. Durante il corso dell’avventura, il giocatore vestirà i panni di Jin Sakai, giovane rampollo di una famiglia nobile originaria di Tsushima, cresciuto e formato nell’arte della spada e nel codice dei samurai dallo zio, Lord Shimura - governatore dell’isola. Questi partecipa alla disfatta dei giapponesi di fronte alla potenza e brutalità mongola e, sul punto di cadere in battaglia, viene soccorso da Yuna, ladra scaltra e sfuggente. Come nelle migliori storie di vendetta, l’obiettivo di Jin - praticamente redivivo - sarà quello di liberare lo zio, preso in ostaggio dal Khan, e scacciare i mongoli dall’isola. Action-adventure con meccaniche da open world classico, Ghost of Tsushima fu presentato all’E3 2018 come un gioco story-driven e dalle derive profondamente cinematografiche (numerose le citazioni al cinema di Kurosawa). Tuttavia, a conti fatti, l’opera di Sucker Punch si impernia purtroppo su un racconto abbastanza classico, lineare e dal ritmo non sempre sostenuto. Una storyline di vendetta tradizionale e dagli esiti prevedibili (con pochi colpi di scena, ma abbastanza efficaci) si mischia con un discorso sulla dicotomia onore/necessità che segue, di pari passo, la trasformazione di Jin Sakai da samurai a spettro - come recita lo stesso titolo. Il tutto è accompagnato successivamente da una regia abbastanza immobile ed ingessata, se non in qualche particolare momento o turning point narrativo.
Nell'affrontare le missioni principali, è palpabile un’operazione di taglio e ricucitura di numerosi aspetti alla base di costruzione ed evoluzione del personaggio principale: probabilmente, secondo i piani iniziali (e questa è solo una supposizione), Ghost of Tsushima avrebbe dovuto porre di fronte al giocatore un conflitto morale che si sarebbe delineato in base alle sue scelte e avrebbe portato Jin a rimanere un samurai, piuttosto che tradire gli ideali e divenire un assassino silenzioso. Questi spunti di scelta multipla - i cui resti sono individuabili nei rari momenti in cui al videogiocatore è richiesto di scegliere come far procedere un dialogo o di decidere il destino di un nemico - sono sintomi di un progetto originale ben più grande rispetto alla lineare realtà dei fatti (favorita forse per bilanciare l’elemento open world del titolo).
Pur essendo ambientato in un contesto, quello del Giappone feudale, esplorato e portato all'eccellenza da videogiochi come i due Nioh e Sekiro: Shadows Die Twice (vincitore, tra i tanti, del premio “Miglior gioco dell’anno” ai Game Awards 2019), Ghost of Tsushima si configura, nonostante tutto, come un prodotto dal forte carattere ed identità che riesce a distinguersi ed emergere rispetto alla concorrenza. Questo è merito principale sia di un evidente cambio di genere ed impianto rispetto ai predecessori sopracitati (molto più frenetici e souls-like), ma anche di una cura e studio maniacali nella ricostruzione storica e nella composizione di ambientazioni vive e vibranti ed atmosfere suggestive e poetiche. Unendo questi due ultimi elementi con animazioni ambientali fluide e curate, il team creativo di Sucker Punch dà quindi vita ad un mondo equilibrato, coerente e vivace in cui perdersi è d’obbligo. Malgrado qualche glitch e bug grafico di rito e textures non sempre al passo con i tempi, giocando Ghost of Tsushima, il compiacimento dell’occhio - come sottolineato, dalla quasi totale assenza di minimappa ed icone a schermo - compone un buon 50% della riuscita del titolo.
L’altra metà è rappresentata dall'ottimo gameplay, concentrato attorno ad un stile di combattimento all'arma bianca divertente, tattico ed inaspettatamente impegnativo (a differenza dell’approccio stealth) e da un’esplorazione dell’universo di gioco naturale e spontanea. In questa perlustrazione dell’isola di Tsushima, l’elemento di riferimento è, senza ombra di dubbio, il vento - il videogioco si ricollega quindi alla propria dimensione storica - che si converte ben presto in bussola e dinamizzatore delle ambientazioni. Tale componente open world, oltre che da paesaggi ideali e artisticamente sbalorditivi, non è però bilanciata ed arricchita da attività secondarie coinvolgenti e sorprendenti che aumentino, anche di poche ore, la longevità del titolo rispetto alle sufficienti - ma scarne per un open world - 20 ore della quest primaria.
In conclusione, Ghost of Tsushima si conferma essere un’opera di pregevole fattura artistica ed intrattenente che, pur con qualche mancanza tecnica e lacuna a livello di profondità esplorativa ed una trama che non brilla per innovazione, regala al giocatore svariate ore di divertimento e stupore - il tutto condito da un sistema di combattimento mai banale e sempre stimolante ed un piacere visivo prezioso ed appagante. Un action-adventure che si lascia gustare e spolpare, intrattenendo senza alcuna pretesa rivoluzionaria o innovativa. Non la migliore esclusiva PlayStation di tutti i tempi, ma neanche la peggiore.