TITOLO ORIGINALE: The Last of Us Part II
USCITA ITALIA: 19 giugno 2020
PIATTAFORMA: PlayStation 4
SVILUPPO: Naughty Dog
GENERE: avventura dinamica, stealth, survival horror
Inauguriamo la nuova sezione dedicata ai videogiochi con la recensione narrativo-centrica dell’esperienza videoludica definitiva per i possessori di una PlayStation 4. The Last of Us Parte II è la crasi perfetta tra cinema e videogames, un’opera amara e brutale che, nonostante una narrazione prettamente lineare, riesce a regalare ore e ore di emozioni e divertimento. Una storia cruda ed incensurata sulla vendetta, sul dolore e sul prezzo e conseguenze a cui questi due sentimenti possono portare.
“Giurami che tutto quello che mi hai raccontato sulle Luci è vero. Lo giuro”. Come dimenticarsi il finale, tanto sintetico e significativo quanto dibattuto, di The Last of Us, videogame targato Naughty Dog che, nel lontano 2013, rivoluzionò completamente il panorama dello storytelling videoludico, toccando vette tecniche e qualitative tipicamente cinematografiche. Preceduto da una certa dose di attesa e aspettativa, il 19 giugno 2020 è uscita sugli scaffali di tutto il mondo l’anticipatissima Parte II, la quale riprende, a più di sette anni di distanza dal primo capitolo, le avventure di Ellie e Joel in un mondo post-apocalittico colpito da una pandemia che tramuta le persone in infetti assetati di sangue.
Cinque anni dopo gli eventi narrati nel finale del primo gioco, Joel e Ellie vivono stabilmente a Jackson, avamposto evoluto ed autosufficiente. Qui, Ellie fa amicizia con Jesse e Dina, di cui ben presto si innamora perdutamente. Intanto, il rapporto con Joel sembra attraversare un brutto periodo e i due, tra perlustrazioni e ronde di sorta, finiscono per vedersi raramente. Un giorno, mentre Ellie e Dina sono in missione per ripulire la zona dagli infetti, scoppia una tormenta di neve che le costringe a rifugiarsi. Raggiunte qualche ora dopo da Jesse, le due vengono a conoscenza della sparizione di Joel e Tommy, usciti anche loro in perlustrazione. Inizia così una vera e propria missione di ritrovamento che segnerà irrimediabilmente e rovinosamente l’intera esistenza di Ellie. Con questo The Last of Us Parte II, il team creativo di Naughty Dog, sotto la direzione di Neil Druckmann, riesce veramente a superare sé stesso, dando vita alla reale ed esemplare definizione di sequel.
Fin dalle prime ore iniziali, l’opera di Naughty Dog colpisce il giocatore, mettendo bene in chiaro sia le volontà narrative e tematiche, come anche il tono del gioco in sé. L’aggettivo che meglio descrive questa seconda parte di The Last of Us è sicuramente coraggioso. Ancor più che nella sua iterazione principale, infatti, questa Parte II mette ripetutamente il giocatore in posizioni scomode e ostiche, costruendo una vicenda - percorsa da nuclei tematici come vendetta, perdita, redenzione, perdono, dualismo, interiorità ed esteriorità, rabbia cieca e tenerezza palpabile - che non si astiene o preoccupa dal compiere scelte narrative azzardate, puntando costantemente su colpi di scena devastanti e tensione narrativa ed emotiva. A riprova di queste volontà, più scioccanti che puramente ludiche, troviamo inoltre un tasso di violenza ed un tono generale estremamente incensurati e scioccanti.
A ciò si aggiungono, in seconda battuta, numerosi momenti visivamente ed emozionalmente atroci che - soprattutto grazie ad una realisticità disarmante nella cura delle espressioni - diventano, fin da subito, dolorosi e palpabili ed una caratterizzazione ed evoluzione coerente e puntuale dei personaggi (vecchi e nuovi). Seppur con una leggera artificiosità nella progressione e qualche rallentamento e lungaggine di sorta, The Last of Us Parte II scivola fluidamente, imbastendo un racconto dall’empatia massima che coinvolgerà ed appassionerà il giocatore per più di 20 ore. Oltre che di un acume ed ingegno creativo da non sottovalutare, tutto ciò è frutto anche di una regia che compie un eccellente crasi tra cinema e videogioco, portando i due media ad una specie di convivenza perfetta.
All’idea segue poi la pratica che, all’interno del videogioco, si concretizza in uno dei gameplay più divertenti e coinvolgenti dell’anno che deve molto al fu Uncharted 4 - Fine di un ladro. Inseguimenti adrenalinici, fasi stealth tese come una corda di violino - merito di un’intelligenza artificiale sbalorditiva -, sequenze di combattimento spassose e soddisfacenti, un’interazione insperata con gli ambienti ed elementi di gioco, un level design che si reinventa continuamente e momenti di esplorazione appaganti che aggiungono tasselli importanti sia al racconto che al processo di costruzione dei personaggi. Una volta preso in mano il controller, il giocatore si immergerà dunque in un’avventura semplicemente sensazionale, costantemente sul filo del rasoio, in cui non esistono le parole distensione e tregua. Come ovvio che sia, nel giudizio dell’esperienza su The Last of Us Parte II anche l’occhio ha la sua parte. Come ciliegina sulla torta, infatti, l’ultima fatica Naughty Dog presenta, dalla sua, un comparto grafico “spaccamascella” che spreme al massimo la potenza di un hardware ormai fuori tempo massimo come quello di PlayStation 4.
Con questo titolo, Neil Druckmann & co. portano a compimento una delle massime espressioni ed esponenti del mondo videoludico. Puntando quasi tutta la propria riuscita su una resa del prodotto quanto più cinematografica possibile, TLOU Parte II si configura, insieme a Red Dead Redemption II, come la vetta più alta dell’attuale generazione di videogiochi. Un mosaico inclemente e brutale di storie, personaggi ed emozioni che - così come il suo predecessore - racchiude, in un finale tanto ambiguo quanto poetico, tutta la propria carica viscerale e sconcertante. In breve, un assoluto capolavoro da giocare e rigiocare.