TITOLO ORIGINALE: Rush
USCITA ITALIA: 19 settembre 2013
USCITA UK: 13 settembre 2013
REGIA: Ron Howard
SCENEGGIATURA: Peter Morgan
GENERE: biografico, drammatico, sportivo
Ron Howard (A Beautiful Mind) dirige un biopic solido e adrenalinico su quattro ruote, basato sulla storica sfida tra i piloti di Formula 1 Niki Lauda e James Hunt. Una regia sbalorditiva, un montaggio favoloso, un cast di tutto rispetto ed una colonna sonora da brividi danno vita ad una pellicola da vivere e rivivere senza se e senza ma.
1 agosto 1976. Gran Premio di Germania. Circuito di Nürburgring. Due auto: una Ferrari e una McLaren. Sulle vetture, rispettivamente Niki Lauda e James Hunt. Il primo - già campione del mondo l’anno precedente - è in testa alla classifica e, con tutta probabilità, il favorito alla vittoria del titolo; il secondo, ormai conosciuto nell’ambito come il suo principale sfidante, con un pizzico di fortuna, potrebbe fare una magia e soffiargli la coppa da sotto il naso. Tuttavia, la rivalità tra i due risale a molto tempo prima di questa gara e, addirittura, di questo campionato - che verrà tragicamente ricordato per un incidente che coinvolgerà lo stesso Lauda proprio sul circuito tedesco. Questo loro antagonismo è infatti palese e reale fin dal proprio debutto in Formula 3, nel torneo del 1970 - durante il quale entrambi i piloti dimostrarono un’abilità, una tecnica ed un coraggio sorprendenti - e rappresenta tutt’oggi una delle pagine più appassionanti e memorabili della storia della Formula 1.
Proprio con Rush, Ron Howard intende narrare questo confronto, oltre che uno dei periodi d’oro - nonché più brutali - delle corse automobilistiche. Attraverso una regia adrenalinica, ritmata, consapevole ed assolutamente sbalorditiva e lo sfruttamento di tutta la propria capacità intrattenente e, anche e soprattutto, emozionante, il cineasta britannico, senza deviazione alcuna, catapulta lo spettatore nell’azione e nella tensione della corsa. Questa tecnica ed abilità registica - solida e retta da inquadrature rocambolesche ed energiche ma sempre fluide e comprensibili - viene successivamente completata da un montaggio attento, preciso e puntuale (senza dubbio, il punto più alto dell’intera produzione), una fotografia saturata, ma allo stesso tempo realistica e concreta, un ritmo irrefrenabile ed una messa in scena profonda e suggestiva.
Ad equilibrare parzialmente un comparto tecnico così prestigioso, una sceneggiatura che purtroppo vacilla costantemente tra luce ed ombra. Infatti, una struttura e composizione abbastanza tradizionali e romanzate - basate sulla progressione parallela e contrastante di due archi narrativi che mostrano la vita dei piloti fuori e dentro la pista - ed una caratterizzazione credibile ma fin troppo classica dei personaggi accompagnano alcuni dialoghi dagli esiti prevedibili e sdoganati, una superficialità generale a livello di esplorazione psicologica ed interiore dei protagonisti e qualche piccolo cliché di sorta.
Ciò nonostante, i due elementi che elevano decisamente ed indubbiamente la resa finale della pellicola sono un cast di tutto rispetto - capitanato da un sorridente e solare Chris Hemsworth, un Daniel Brühl perfettamente in parte ed un Pierfrancesco Favino memorabile e magnifico nonostante la presenza risicata - ed una colonna sonora targata Hans Zimmer semplicemente commovente e perfettamente accordata con il resto dell’impalcatura filmica.
Con Rush, Ron Howard firma il suo film migliore dai tempi di A Beautiful Mind, dando vita ad una vicenda coinvolgente e godibile anche per chi non è un appassionato di Formula 1 o prettamente una cima in materia. Antesignano del recente e pluripremiato Ford v Ferrari, Rush è, prima di tutto, la storia di due uomini determinati e caparbi che - con, come obiettivo, il successo, la gloria ed il riscatto rispetto alle proprie origini - si sono sfidati per raggiungere un traguardo comune, regalando emozioni e dimostrando al mondo intero forza di volontà e spirito sportivo incommensurabili. Un viaggio ed una pellicola eccezionale e toccante che non stacca mai il piede dall'acceleratore, nemmeno sul finale - veramente da pelle d’oca. In poche parole, un’esperienza cinematografica da vivere e rivivere senza se e senza ma.