TITOLO ORIGINALE: Coup de Chance
USCITA ITALIA: 6 dicembre 2023
USCITA FRANCIA: 27 settembre 2023
REGIA: Woody Allen
SCENEGGIATURA: Woody Allen
CON: Lou de Laâge, Valérie Lemercier, Melvil Poupaud, Niels Schneider
GENERE: commedia, drammatico, thriller, sentimentale
DURATA: 93 min
Fuori concorso alla 80ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia
Arrivato al suo cinquantesimo lungometraggio (il primo interamente in lingua francese), Woody Allen firma, con Coup de chance, un film in cui ritrova una giovinezza e sintesi creativa disarmanti. Sceneggiatura puntualissima, una messa in scena che sembra volare, l’ultima wunderkammer fotografica di Vittorio Storaro, interpretazioni sublimi: il colpo da maestro è servito!
Qualcuno diceva che i registi, quelli grandi, quelli bravi, in fin dei conti, fanno sempre lo stesso film. E in questo Woody Allen - che è un grandissimo cineasta, uno dei più importanti ed influenti di tutta la storia del cinema - non fa eccezione, anzi è forse la firma più esemplificativa di questo concetto. Difatti, salvo qualche diramazione imprevista e tentativo malriuscito di fare qualcosa di diverso, potremmo definire molto omogenea e compatta la filmografia alleniana. Questo perché, partendo dai suoi apici, dai suoi capolavori, fino ad arrivare alle pur belle opere minori, la sua opera è sempre rimasta fedele a quelle ossessioni lì, a quei motivi, a quelle situazioni.
Lo riconferma, qualora ce ne fosse davvero bisogno, Coup de Chance, il suo cinquantesimo lungometraggio (il primo girato interamente in lingua francese), che racconta la storia di una relazione matrimoniale morbosa e possessiva, quella tra Fanny e Jean, che viene messa in crisi dal felice incontro di lei con un vecchio amico dei tempi del liceo, il quale si convertirà ben presto in qualcosa di più. Un ribaltamento, dunque, del meraviglioso e dostoevskiano Match Point, un film in tutto e per tutto simile, appunto.
Tuttavia, come sempre accade con i maestri, è il modo in cui Allen riesce a rendere freschi e vividi un soggetto ed un contenuto che, sulla carta, sono rischiosamente tutto il contrario. Ed è ammirabile, in tal senso, la giovinezza, lucidità e brillantezza da lui dimostrati in Coup de Chance. In primis, per quel che riguarda la sceneggiatura, che si libera dei cavilli e dell’immobilità degli ultimi lavori per abbracciare una scrittura che ricorda i tempi d’oro, lieve, rapida, arguta, coinvolgente, che fa sembrare spontaneo e facilissimo qualcosa di invece complicatissimo e molto sofisticato come “trovare sempre le parole giuste”; passata però al vaglio di una sintesi e di una sobrietà che è propria dei vecchi del cinema.
Volatili e parimenti avvolgenti sono poi la messa in scena, una puntualissima e meticolosa direzione degli attori, da cui ottiene sempre quel che cerca (soprattutto nel caso di un esilarante Melvil Poupaud in uno dei suoi migliori ruoli, e di una Valérie Lemercier sublime come protagonista segreta), nonché un’altra wunderkammer di fotografia di Vittorio Storaro, tra un uso intelligentissimo della steady-cam, che contribuisce alla caratterizzazione dei personaggi e delle loro psicologie e funge da eccellente contrappunto nell’orchestrazione e nella fluidità complessiva della vicenda; e deliziose tonalità ed atmosfere autunnali.
Quante erano le probabilità che il cinema avrebbe e noi avremmo potuto avere Woody Allen? “Minime”, “una su 400.000 miliardi”, ce lo dice Coup de Chance, nel quale il regista - arrivato appunto ad un traguardo importante come 50 film - sembrerebbe voler inserire una confessione d’addio. O di arrivederci(?).
La sua carriera, i suoi successi sono stati tutta fortuna, un’ironia della vita, in balia di caos e coincidenze fortuite? O se l’è costruita da sola, la fortuna? “Per tutta la mia vita sono stato lodato, non sempre a proposito, ottenendo rispetto ed attenzioni” ha rincalzato l’autore alla conferenza stampa del film all’80ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Ma forse è meglio “non pensarci troppo”, perché “non c’è via di fuga” ad una fine che ci attende tutti e a cui Allen risponde con una vitalità e giovinezza creativa davvero sovrumane.
Poi, non dovesse bastare la smisurata filmografia alle sue spalle, anche solo a giudicare dai due colpi da maestro che assesta qui (il sottile e quasi inavvertibile cambio di ocularizzazione e di genere, e la risoluzione dell’intreccio), la risposta a quei dubbi è una, e una soltanto.
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