TITOLO ORIGINALE: The Last Voyage of the Demeter
USCITA ITALIA: 10 agosto 2023
USCITA USA: 10 agosto 2023
REGIA: André Øvredal
SCENEGGIATURA: Bragi F. Schut, Zak Olkewicz
CON: Corey Hawkins, Aisling Franciosi, Liam Cunningham, David Dastmalchian, Chris Walley
GENERE: horror
DURATA: 118 min
Bloccato per circa vent'anni nel cosiddetto development hell, Demeter - Il risveglio di Dracula vede oggi la luce grazie alla mano e all'occhio horrorifici del norvegese André Øvredal. Una premessa intrigante non basta a compensare una totale mancanza di creatività nel suo sviluppo per una sceneggiatura pigra e pretestuosa, che lascia trasparire tutto il peso di tutti i suoi lustri e che procede a suon di situazioni ripetute fino alla nausea, jump-scare inefficaci, una tensione del tutto assente, citazioni polverose ed una CGI che annienta l'atmosfera che inizialmente si era tentato di costruire. Avidi divoratori di horror, statene egoisticamente alla larga.
Salpa con vento favorevole, Demeter - Il risveglio di Dracula di André Øvredal, regista norvegese dalla forte inclinazione horrorifica, da tempo patrocinato dall’industria angloamericana, per cui ha diretto addendi degni di nota come Autopsy e il deltoriano Scary Stories to Tell in the Dark. Se non proprio indiscutibile, è infatti quantomeno promettente, peculiare ed intrigante la premessa da cui prende il via questa sua ultima fatica, commissionata, tra le tante, da due firme produttive che non hanno certo bisogno di introduzioni, come DreamWorks e la Amblin di Steven Spielberg, a partire da un copione - vecchio di vent’anni - di Bragi F. Schut.
Come anticipa bene il sottotitolo dell’edizione italiana, è nell’universo di Dracula che si inserisce il tutto. Più precisamente, nel settimo capitolo dell’immortale romanzo di Bram Stoker, che racconta, per l’appunto, il viaggio della goletta Demeter - la nave sulla quale, all’insaputa di tutti i suoi passeggeri, viene caricata quella che è la bara del Conte Vampiro - dalle coste della Romania fino alle scogliere dell’Inghilterra, dove quest’ultimo spera di trovare sangue fresco di cui alimentarsi.
È quindi un momento di passaggio, un necessario orpello della narrazione, un funzionale cambio di scena; il frammento (in piena medias res) e la parentesi che Schut (anche soggettista) decide di ampliare ed approfondire; su cui sceglie di digredire e porre un punto e virgola, sospendendo per quasi due ore lo svilupparsi della trama principale col giovane avvocato Jonathan Harker, la sua fidanzata Mina, Van Helsing e Renfield, e - si scoprirà solo sul finale - inserendo (tradendo?) nella mitologia stokeriana e nella storia di Dracula un nuovo personaggio con il suo percorso, la sua missione ed un futuro tutto da scoprire(?).
Tuttavia, a differenza di quanto accadeva con Bela Lugosi, dall’incanto di Demeter - Il risveglio di Dracula e delle sue volontà narrative, produttive ed editoriali è fin troppo facile svegliarsi. Basta chiedersi anche solo perché si sia atteso vent’anni per portarlo alla luce, o ancora per quale motivo il progetto sia finito per tutto questo tempo nel cosiddetto development hell, letteralmente “l’inferno di sviluppo”.
Ecco quindi che la visione della pellicola di Øvredal si trasforma, al pari di quanto fatto dal protagonista, il dottor Clemens, interpretato da un Corey Hawkins pure troppo impettito e serioso; in un tentativo di scoprire le ragioni dietro un simile travaglio produttivo, e, ovviamente, i modi in cui il regista norvegese ha cercato di smentire un destino all’apparenza inesorabile.
Ciò che ha atteso chi scrive, e che attenderà chiunque avrà più che il coraggio, il tempo e l’abnegazione di imbarcarsi in questo viaggio, è però purtroppo una ricerca che si esaurisce nel giro di una mezz’ora. Ossia quando Demeter - Il risveglio di Dracula tradisce la piena mancanza di creatività nel gonfiare e reinventare una materia di partenza povera di elementi, ed imbocca la rotta che lo porterà comodamente ed indolentemente verso i titoli di coda, piegandosi al peso di una scrittura pigra e pretestuosa, che lascia trasparire tutto il peso di tutti i suoi quattro lustri, mutuando una struttura, quella del gioco-del-gatto-col-topo, vecchia quanto l’horror stesso (l’ispirazione, per stessa ammissione del regista, è proprio Alien di Ridley Scott), a suon di situazioni ripetute fino alla nausea (gli attacchi di Dracula sono praticamente un template sparso qua e là nel secondo e terzo atto), jump-scare inefficaci, una tensione del tutto assente, citazioni polverose (ancoraShining?), ed una CGI che va praticamente di pari passo con questa stessa senilità generalizzata.
Possiamo quindi dire con assoluta tranquillità che quella di Øvredal è una pellicola che non pare avere consapevolezza dell’essenza e dello stato concreto e pragmatico delle proprie componenti, siano esse positive o negative, vantaggiose o svantaggiose ai fini della riuscita. In tal senso, ciò che più attenua ed illanguidisce le speranze emotigene, tensive, spettacolari dell’opera è proprio questo suo impellente, quasi bulimico bisogno di mostrare, di essere grafico e grafica, anche quando quest’ultima rischia potenzialmente e fa crollare di fatto la suggestiva atmosfera che, grazie anche ad una ricostruzione storica abbastanza credibile, si era inizialmente cercato di tenere in equilibrio.
Non basta qualche segmento di gustoso splatter per stimolare il brivido o il raccapriccio. Né tantomeno fuoriesce più di tanto la presenza di Øvredal dietro la macchina da presa, pur vedendosela non solo con un racconto che mescola insieme moltissime derive dell’horror moderno (alcune che lui stesso, tra l’altro, ha già praticato), ma anche e soprattutto con una delle creature che, per i suoi poteri e il suo retaggio, meglio si adatta ed incarna il mezzo cinematografico.
Poco consapevole, Demeter - Il risveglio di Dracula, lo è infine nei riguardi della propria stessa natura di B-movie, il cui preciso compito sarebbe quello di regalare un thrill ride degna di questo nome, ma per cui la paura e lo spavento sembrerebbe essere le ultime delle incombenze. Meglio sprecare tempo ed energie ad inseguire invano vezzi filosofeggianti, sempre incentrati sull’annoso scontro/incontro tra razionale ed irrazionale, tra logica scientifica e superstizione oscura e paranormale, che finiscono tuttavia preda di banalità disarmanti e di una retorica e teatralità troppo esasperate in fase di messa in scena.
Che la sceneggiatura di Schut - che, malgrado il trattamento a posteriori di Zak Olkewicz, pare più che altro il testo per una pièce teatrale, riproposto spiccicato per il grande schermo - avesse bisogno di un ritocco ben più deciso, se non proprio di una totale riscrittura si capisce anche da questo e dalla drammaturgia dozzinale che informa, invece, la seriosità psicologica dei personaggi e dei loro dilemmi etici, religiosi ed umani, e l’interpretazione che ne rende un cast indovinato sulla carta (ottimo Liam Cunningham col suo tipico aplomb britannico, sprecato David Dastmalchian).
Parafrasando allora il diario di bordo del capitano di cui questo film è la digressione, questa è sia una recensione, che un avvertimento: Demeter è l’assonnato e sonnolento risveglio di Dracula. Avidi divoratori di horror, statene egoisticamente alla larga. Per tutti gli altri, speriamo soltanto che l’atmosfera del viaggio vi aiuti a distogliere lo sguardo da una nave che fa acqua da tutte le parti.
Sei d’accordo con la nostra recensione? Se sì, lascia un like e condividi l’articolo con chi vuoi.
In più, per non perdere nessun’altra pubblicazione, assicurati di seguirci sulle nostre pagine social e di iscriverti alla nostra newsletter.