TITOLO ORIGINALE: Lyle, Lyle, Crocodile
USCITA ITALIA: 27 ottobre 2022
USCITA USA: 7 ottobre 2022
REGIA: Will Speck e Josh Gordon
SCENEGGIATURA: William Davies
GENERE: musicale, commedia
A differenza di ciò che canta il suo coccodrillo protagonista, nell'adattare in forma musical i bestseller per ragazzi di Bernard Waber, lo sceneggiatore e i registi de Il talento del coccodrillo seguono la ricetta passo passo, senza perdersi alcun passaggio per strada, confezionando una favola contemporanea sull'adattamento, sull'integrazione, sullo show business e sulle famiglie allargate secondo una costruzione classicissima dell’intreccio e ad una progressione drammaturgica proverbiale. Il risultato è un'opera artificiosa nelle immagini, nella regia e nell'estetica, ma accalorata e divertita nelle interpretazione (specie nel caso di un Javier Bardem eccentrico e funambolico), in cui forse manca proprio la musica.
“Tu strappa la ricetta [...] non esiste una sola via quando c’è la fantasia” canta il coccodrillo Lyle ad un certo punto de Il talento di Mr. Crocodile. Cantare è il suo modo per esprimersi, quando non può farlo con espressioni o movimenti del suo corpo in computer grafica (sommariamente realizzato). Ma è anche qualcosa che fa solo per pochi eletti, per i suoi veri amici. Un dono che lo rende speciale e lo svincola dall’immaginario del carnivoro feroce e selvaggio, o meglio, di leggenda metropolitano tipicamente newyorkese; ma anche un motivo di profondo disagio e vergogna, oltre che un rischio, in quanto vi è chi, questo suo dono, vuole capitalizzarlo, gettarlo in pasto allo show business e al mondo intero, e diventare ricco.
Come, ad esempio, Hector P. Valenti, mago illusionista ed imbonitore à la Barnum squattrinato, eccentrico ed esuberante che, da tempo, vorrebbe sfondare nel mondo dello spettacolo - suo adepto e vittima - ma che purtroppo non riesce a trovare nessuno che lo finanzi, lo consideri talentuoso e voglia davvero vederlo, finché, per puro caso, non incontra Lyle. Sarà lui e la sua insoddisfatta aspirazione (attraverso il bieco sfruttamento dell’amico coccodrillo), che lo porterà ad indebitarsi fino al collo e a dover abbandonare, prima o poi, il compagno di ventura; a far capire a Lyle che, a volte, si può anche non seguire alla lettera la ricetta che qualcun’altro o chi per lui ha scritto e pensato per noi. Che appunto non esiste una sola via, che si può vivere la propria vita come si vuole, basta soltanto seguire il proprio cuore e la propria fantasia, o, in altre parole, vivere ogni attimo come fosse l’ultimo.
È questo quello che vuole trasmettere ai Primm, la famiglia che viene ad abitare la casa di New York in cui Valenti lo ha abbandonato per rifarsi un gruzzoletto e pagare così gli strozzini. Lo insegna, prima di tutto, a Josh, adolescente ipocondriaco, introverso, pauroso, ma estremamente precoce, modellato sul calco dei propri genitori - del padre, un frigido professore di matematica, e del matrigna, cooking star autrice di numerosi libri di cucina di grande successo, che ha deciso ciononostante di prendersi una pausa dal lavoro per dedicarsi al figlio -, i quali lo crescono nel modo che loro due hanno deciso fosse meglio per lui (anche nel cibo), ma che lo vedrebbe irrimediabilmente solo.
Per fortuna, arriva Lyle e, con lui, un vero e proprio ciclone che assorbe e stravolge di punto in bianco la vita dei Primm. Almeno fino a quando, alla soglia di casa loro, non ricompare Valenti, intento a trascinare il coccodrillo ad una nuova audizione, che, stando alle sue parole, potrebbe renderli finalmente famosi...
A differenza di ciò che canta il proprio simpaticissimo protagonista, lo sceneggiatore William Davies e i registi Will Speck e Josh Gordon, la ricetta, la seguono passo passo, senza perdersi alcun passaggio per strada. Condito da un sapore nostalgico che ricorda gli improbabili e curiosi live action Disney anni ‘70, il film si attiene infatti agli ingredienti che funzionano, all’unica e sola via, ad una costruzione classicissima dell’intreccio e ad una progressione drammaturgica proverbiale, confezionando una favola contemporanea sull’adattamento e sull’integrazione agorafobica, sulla resilienza e i suoi rischi, sullo show business e le sue sbarre, ma, in particolare, sui legami acquisiti, sulle cosiddette "famiglie allargate": quelle basate sui sentimenti; quelle che ultimamente vediamo sempre più rappresentate sul grande schermo, e che qui diventano il palcoscenico eletto di gran parte delle performance musicali di Lyle.
Certo, bisogna un po’ abbandonarsi all’energia e passare sopra qualche frettolosità di scrittura e naïveté di approccio, ciononostante è proprio nel racconto dei rapporti, delle dinamiche e dei componenti di questa famiglia multietnica - di cui entrerà a far parte il coccodrillo (ed irrimediabilmente anche Valenti) - che Il talento di Mr. Crocodile intona le sue melodie più belle e per cui vi consigliamo di dargli una chance.
Perché, malgrado tutto sembri già scritto, precotto, pure le citazioni a pilastri del musical, Risky Business o Titanic, addirittura le emozioni che Speck e Gordon vorrebbero far vibrare, ma che sono invece sottoposte all’artificiosità, alla finzione, all’illusione plasticosa e sintetica del mondo diegetico, di una regia di movimenti e transizioni tanto acrobatici, quanto posticci, oltre che dello stesso Lyle; è di fatto impossibile rimanere indifferenti al calore e alla passione che tutti gli interpreti infondono e conferiscono al racconto.
Come non menzionare dunque il sano divertimento di un eclettico e funambolico Javier Bardem, in continuo overacting, il quale si rivela essere la nota più sorprendente ed imprevedibile dell’intero progetto, qui impegnato nell’interpretazione ambigua, non sempre positiva, ma sempre e comunque elegantissima, di un personaggio latino che si ribella agli schemi rigidi del mondo angloamericano e alla sua diffidenza (e controllo) nei confronti del diverso e di ciò che non tollera (non a caso la sua nemesi è il vicino gattaro, sospettoso ed invadente, portato in scena da Brett “Stranger Things” Gelman), sottolineandone al contempo l’appartenenza e la forte radicalizzazione nel tessuto storico-sociale.
Non solo, seppur affievoliti dall’esplosività di Bardem e dalla voce suadente di Shawn Mendes (intervallata confusamente, nella versione italiana, con la voce molto meno affascinante di Luigi Strangis), risplendono inoltre, con simile intensità, il tredicenne Winslow Fegley, credibilissimo per come interagisce e si misura con la componente CGI, un adorabile Scoot McNairy ed una raggiante Constance Wu, quest'ultima davvero deliziosa nel modo in cui si interfaccia e relaziona coi suoi familiari e con Lyle.
Laddove è innegabile l’amore e la chimica tra i membri (umani e non), forse ciò che manca a Il talento di Mr. Crocodile è paradossalmente la musica. Sono infatti pochissimi, costantemente riciclati, ma anche formalmente rigidi ed artisticamente prevedibili, i segmenti di canto e ballo (e, per la maggior parte, affidati alla coppia Valenti/Lyle). In più, non vi è un vero e proprio tema melodico che riesca realmente a rimanere impresso nella mente e a fare breccia nel cuore dello spettatore.
E se, da un lato, questa scelta è molto forte, per certi versi inedita e quasi anti-disneyana, ma anche e soprattutto coerente col discorso di fondo della pellicola, dall’altro, penalizza il colorato giocattolone family-friendly di Speck e Gordon, che rimane decisamente a corto di “fumo e specchi” per illudere, imbonire ed incantare.
Sei d’accordo con la nostra recensione? Se sì, lascia un like e condividi l’articolo con chi vuoi.
In più, per non perdere nessun’altra pubblicazione, assicurati di seguirci sulle nostre pagine social e di iscriverti alla nostra newsletter.