TITOLO ORIGINALE: Reminiscence
USCITA ITALIA: 26 agosto 2021
USCITA USA: 20 agosto 2021
REGIA: Lisa Joy
SCENEGGIATURA: Lisa Joy
GENERE: sentimentale, thriller, fantascienza
In una Miami sommersa del 2023, il detective privato Nick Bannister deve indagare sulla scomparsa di una donna di cui si è profondamente innamorato, mettendo in dubbio ogni sua certezza riguardo ai ricordi del suo passato.
La co-creatrice e showrunner della serie HBO Westworld Lisa Joy scrive e dirige un noir fantascientifico che parla e gioca con il tema del ricordo e della reminiscenza, ma il cui unico effetto è piuttosto quello di far ricordare e rivivere allo spettatore la bellezza e la forza delle opere da cui discende, piuttosto che catturarlo nel proprio, di mondo. Blade Runner, Strange Days, Minority Report, Inception e gran parte dei noir classici della Hollywood anni '40 sono tra le principali fonti di ispirazione iconografica e narrativa di Reminiscence, un'opera che incarna perfettamente due delle peggiori tendenze del cinema americano contemporaneo, tra concept mal sfruttati e mondi "inediti" e "nuovi" che di veramente originale non hanno nulla. Metteteci infine un'ambientazione superficiale, due prove attoriali sentite ma deludenti ed un ritmo assente e il (brutto) gioco è fatto.
“Il passato può ossessionare una persona”, “La nostalgia è uno stile di vita”, “La nostalgia non passa mai di moda”. È a queste tre brevi citazioni che si riduce il più grave autogol di Frammenti dal passato - Reminiscence (a cui, per comodità, ci riferiremo col solo titolo, quello originale, di Reminiscence), noir fantascientifico ed esordio alla regia cinematografica di Lisa Joy, co-creatrice, insieme al marito, qui produttore, Jonathan Nolan (fratello del ben più noto Christopher); e produttrice della serie HBO Westworld.
Una pellicola che contiene, a modo suo, due delle peggiori e più nocive tendenze del cinema contemporaneo, specie nell’ambito dell’industria hollywoodiana. Una è proprio quella espressa da quel tris di estratti, ovverosia la costruzione di mondi “nuovi” ed “inediti” a partire da citazioni, riferimenti, rimandi e allusioni ad opere e mondi amati o, talora, già parte integrante della storia del cinema. Universi narrativi che finiscono però per minare e soffocare quelle stesse aspirazioni creative, di novità, stupore o spettacolo, classificando il tutto come “già visto”, “ridondante” o, nel peggiore dei casi, “derivativo”. L’altra è invece la tendenza, sempre crescente, a far corrispondere ad un concept potenzialmente interessante e veramente nuovo, uno sviluppo viceversa svogliato e pregiudizievole di premesse e racconto.
Ebbene, Reminiscence fonde ed incorpora queste due tendenze e fonda su di esse la costruzione di un testo che, a partire da un soggetto interessante - seppur innocuamente derivativo -, dà vita ad una trattazione non solo prevedibilmente impersonale, ma anche del tutto deludente.
Quella concepita e scritta dalla stessa Joy è la storia di Nick Bannister (Hugh Jackman), ex-veterano (di una guerra di cui non viene spiegato e detto praticamente nulla, all’infuori della solita manciata di luoghi comuni), ora detective privato dei ricordi in una Miami del 2023, sommersa come il resto della Terra, d’altronde (perché? a seguito di cosa? un cataclisma? il surriscaldamento globale? un’invasione aliena?), in cui, per proteggersi dalla luce di un Sole sempre più cocente ed insostenibile, l'umanità è stata costretta ad invertire i propri ritmi ed abitudini di vita e fare del giorno la nuova notte e viceversa. (Alterazione, quest’ultima, che avrebbe dovuto condurla a seri problemi corporei e fisiologici, questione che il film schiva agilmente.)
Il suo lavoro consiste nell’aiutare e nel permettere (ovviamente, su commissione) a tutti coloro che lo desiderano, o che, per un motivo o un altro, ne hanno necessità, di rivivere eventi od emozioni passate, grazie all’utilizzo di una particolare tecnologia e di una vasca con all'interno un simil liquido amniotico. Un giorno però, nell’ufficio del detective e della sua assistente, Emily “Watts” Sanders (Thandie Newton), anch’essa veterana della “guerra”; fa la sua comparsa una bellissima donna di nome Mae (Rebecca Ferguson), che richiede l’aiuto di Nick per ritrovare le chiavi di casa (una ragione ridicola per far iniziare una storia che cerca la magnificenza e lo sbalordimento tipici della fantascienza).
Come prevedibile, il detective si innamora ben presto della cliente e i due iniziano quella che sembrerebbe essere una storia d’amore in piena regola, fino a quando Mae scompare nel nulla, senza che Nick sappia come o dove trovarla. Inizia così un’indagine che porterà il nostro a mettere in dubbio ogni certezza riguardo al suo passato.
Guardando Reminiscence ci si accorge fin da subito quanto Nolan abbia ispirato Lisa Joy e il suo modo di costruire mondi e raccontare storie fantascientifiche... Non (il marito) Jonathan, come molti potrebbero erroneamente pensare, ma l’altro, Christopher, quello più cervellotico e complesso; quello che, in mancanza del fratello, spesso finisce per incartarsi e complicarsi la vita inutilmente.
Inutile dire che molti elementi ed aspetti della storia di Nick Bannister: la questione dei ricordi, un eroe perseguitato dal fantasma di una donna, la ripetizione di frasi emblematiche, ma fin troppo costruite, anche la scrittura di molti dialoghi, una vecchia canzone utilizzata per richiamare un evento passato, una relazione difficile tra un uomo ricco e il figlio, la necessità di incastrare ogni singolo particolare e di dare quella sensazione di coerenza perfetta; ricordano palesemente Inception - forse uno dei lavori più noti e (per noi) sopravvalutati del regista. Solo senza avere tuttavia il pregio di essere Inception: vale a dire un film che ha segnato ed influenzato, nel bene e nel male, l’immaginario collettivo, così come gran parte del cinema blockbuster contemporaneo.
Fedele proselito o mero debitore che sia, resta il fatto che Inception non è purtroppo l’unica pellicola che Reminiscence incorpora nel suo racconto, nella sua messa in scena e nei (poveri) modi affabulatori che impiega e che, di conseguenza, lo rendono un'opera esemplificativa di quella data tendenza del cinema odierno espressa in apertura.
Al suo interno infatti, è possibile scorgere ispirazioni e richiami provenienti non solo dal corpus fantascientifico degli ultimi quarant'anni, ma anche da uno dei filoni emblematici della Hollywood classica. Pertanto, si riprendono grandi capolavori del sci-fi e del cinema tutto come Blade Runner di Ridley Scott (opera che ha funto da modello ispiratore ed iniziatico per la deriva noir-cyberpunk del genere), Strange Days di Kathryn Bigelow (ritenuto tra i primi noir postmoderni) e Minority Report di Steven Spielberg, ma si citano anche pietre miliari del noir anni ‘40, quello da Raymond Chandler e Dashiell Hammett, quali Il mistero del falco, Il grande sonno e La fiamma del peccato, specie in termini visivi, di design e costumi e nella scrittura (stereotipata e bidimensionale) dei vari personaggi.
Purtroppo, dietro un binomio attoriale interessante (Jackman-Ferguson) e due attori che in passato hanno dato prova del proprio talento, ma che qui, pur provandoci con tutte le forze, non riescono ad andare oltre una coppia di interpretazioni affaticate, antiquate ed espressivamente proverbiali, Reminiscence scarseggia di tutti quei pregi ed eccellenze che hanno fatto di quei film menzionati sopra, le opere autorevoli e prestigiose che, a ben vedere, sono tutt’oggi.
Sì, la regia delle sequenze più prettamente action potrà anche essere inattesa e talora straordinariamente matura, ma manca tutto il resto: una durata giustificata da un intreccio affascinante, ammaliante o dai risvolti imprevedibili, un briciolo di tensione, un qualsivoglia collegamento con l’attualità e con la salute del nostro pianeta (a cui si prestava ben volentieri il discorso su “come si è arrivati a questa inondazione?”), ma soprattutto una messa in scena che rendesse quantomeno curioso o riflessivo un universo che invece potrebbe essere battuto con facilità da soli dieci minuti di un qualsiasi episodio della succitata Westworld; o magari anche solo una ragione che giustifichi il prezzo del biglietto.
Al contrario, Reminiscence non va oltre al semplice e facile richiamo, accontentandosi di integrare tutte queste suggestioni ed influenze in un mondo diegetico che avrebbe potuto costituire l’ingrediente più intrigante del mucchio, se solo non si limitasse alla superficie, alla patinatura da copertina, ad una derivazione priva di rielaborazione, e non fosse limitato invece da un caotico racconto che parla e gioca con il tema del ricordo e della reminiscenza, ma il cui unico effetto è piuttosto quello di far ricordare e rivivere allo spettatore la bellezza e la forza delle opere da cui discende, piuttosto che catturarlo nel proprio, di mondo.
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