TITOLO ORIGINALE: Dark
USCITA ITALIA: 21 giugno 2019
PIATTAFORMA/CANALE: Netflix
GENERE: drammatico, thriller, fantascienza, giallo
N. EPISODI: 8
DURATA MEDIA: 45-60 min
Con la seconda stagione, lo show di Baran bo Odar e Jantje Friese si fa ancora più complesso, aprendo possibilità interessanti per il futuro
“La domanda non è dove, ma quando”. Già questa affermazione dovrebbe causare un mindblowing nella mente di qualsiasi normale spettatore di cinema o serie TV. L’apocalisse è prossima! Lo show fantascientifico tedesco si spinge, però, ancora più in là, complicando ancora di più la vicenda che coinvolge la piccola città di Winden. Nel corso della sua durata – otto episodi – la serie Netflix stupisce lo spettatore con molteplici colpi di scena e risvolti di trama e testimonia come gli scrittori avessero costruito un’evoluzione del genere fin dalla criptica e fantastica prima stagione. Inizialmente, Dark potrebbe essere confusa con prodotti come Stranger Things, ma è molto più. Dark è una serie non facilissima, non immediata, che necessita, addirittura, di schemi e alberi genealogici per essere compresa fino in fondo. Niente paura, quando si entra nel magico e, apparentemente, confuso mondo di Dark non si vorrà più uscire.
La seconda stagione alza la posta in gioco, presentata e leggermente approfondita nella prima stagione, presentando un intreccio ancora più complesso ed “ingarbugliato”. Jonas, dopo l’incidente dell’ultima puntata della prima stagione, si trova nel 2052, in full survivor mode, muovendosi in una Winden post-apocalittica e colpita dai postumi di un esplosione nucleare. In questo futuro troviamo un gruppo di sopravvissuti, capitanati da Elizabeth – la figlia della poliziotta Charlotte. Elizabeth punisce molto severamente e uccide tutti coloro che superano il muro di cinta che separa i resti della centrale – la Zona Morta (citazione a Stephen King) – dall’esterno. Jonas, però, riesce ad infiltrarsi all’interno della zona e troverà un qualcosa di, a dir poco, inaspettato. Jonas, così come nella scorsa stagione, rivestirà un ruolo centrale nella vicenda, essendo [SPOILER] il suicidio di suo padre la prima scena della serie. La sua relazione con Martha viene approfondita ulteriormente, ma non è pesante ed impedente come pensavo sarebbe stata.
All’interno della stagione, viene, inoltre, introdotto il personaggio di Adam, configurandosi, fin da subito, come il villain di questa seconda stagione, mastermind di tutto ciò che sta succedendo a Winden. Il look del personaggio, a mio parere, è azzeccatissimo, dando quell’aria di persona metodica, calcolatrice, calma, ma incredibilmente pericolosa – ancora di più del misterioso e criptico Noah -, aggiungendo anche una piccola nota di gore al tutto. Un personaggio, diciamo, parallelo a quello di Adam è Claudia che, a differenza della scorsa, in questa stagione ottiene molto più approfondimento e spazio, diventando il perno su cui ruota la prima metà della stagione. Possiamo dire che si respira, durante tutta la durata di questa seconda serie di episodi, un’aria di minaccia e di una tensione che è sul punto di esplodere, di frantumarsi. Contestualmente, si sviluppa anche il personaggio di Egon – padre di Claudia – e il suo rapporto con la figlia che subisce una vera e propria evoluzione fino a sfociare in uno dei colpi di scena più potenti della seconda serie (ma non l’unico), che viene suggerito già in uno dei primi episodi.
Si torna, quindi, ancora più indietro, arrivando, per la prima volta, al 1921 in cui viene affrontata la nascita e la genesi del portale spaziotemporale nelle caverne che collega tutte e cinque le epoche diverse di questa seconda stagione. Si vede, quindi, una Winden e una Germania ancora molto rurale e colpita dalla sconfitta nella Prima guerra mondiale. Troviamo il personaggio di Agnes – la nonna del poliziotto Ulrich – che, però, viene approfondito poco. Infine, tra le vecchie conoscenze, torna il personaggio tormentato di Ulrich che, nonostante il suo poco screentime, regala una delle sequenze più dolci e, allo stesso tempo, strazianti dell’intera serie.
In più, viene introdotto un nuovo personaggio, interpretato dal celebre Sylvester Groth, l’ispettore Clausen, le cui intenzioni saranno nebulose e anche lui nasconde un segreto che cambierà drasticamente la visione che si ha del personaggio. Durante tutta la stagione appare, però, come un riempitivo un po’ inutile e sembra abbia un’antipatia nei confronti di Aleksander Tiedemann, il capo della centrale nucleare, marito di Regina, che, a parer mio, nasconde ancora qualcosa che verrà svelato nella terza e ultima stagione (già confermata dagli stessi showrunners).
Dal punto di vista tecnico, questa seconda stagione si eleva sulla prima, soprattutto da un punto di vista registico. La regia dà quell’atmosfera dark – manco a farlo apposta -, minacciosa e claustrofobica e innalza ancora di più la riuscita dello show. Le interpretazioni sono tutte di ottime livello, tanto che la serie TV potrebbe essere paragonata ad un prodotto cinematografico. Tra gli unici difetti riscontrabili in questa seconda run della serie tedesca troviamo, quasi ovviamente – essendo un prodotto televisivo -, la CGI che, a momenti, mostra il suo fianco debole, soprattutto negli ultimi episodi e il fatto che otto episodi sono, forse, un po’ troppo pochi per sviscerare tutto correttamente. Per esempio, quasi tutte le epoche non vengono approfondite e mostrate a sufficienza, soprattutto quella del 1921 e del 2052 – sicuramente le più accattivanti. Avrei apprezzato che venisse mostrato maggiormente il contesto post-apocalittico del ’52 e quello di genesi dei Sic Mundus del ’21.
Per concludere, possiamo, quindi, dire che la seconda stagione di Dark mostra chiaramente l’esistenza di un progetto premeditato da parte degli scrittori per il modo in cui tutto si incastra, direi, alla perfezione. Inoltre, la sua atmosfera minacciosa e, quasi, inedita nel panorama delle serie TV la rende un must-see, oltre che uno dei prodotti migliori dell’anno. La stagione presenta alcuni degli episodi migliori di tutta la serie, come l’episodio 4 e il 6 e compie, in particolare, tre rivelazioni a dir poco sorprendenti, scioccanti e sconvolgenti. La corsa si conclude con un cliffhanger che provoca un hype immenso per la prossima stagione che si rumoreggia possa uscire addirittura già l’anno prossimo. Questa lotta tra il bene e il male, tra la luce e l’oscurità, fatta di teorie scientifiche arzigogolate e veramente imbrogliate come il paradosso Bootstrap o il tempo visto come a sé stante, illusorio e circolare (pari alle visioni di Borges e il pensiero di Nietzsche e Schopenhauer, citato dallo stesso Noah), lascia lo spettatore, dunque, con moltissimi misteri ancora aperti e possibilità e teorie distinte per la sua conclusione.